Capitolo 8

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Il viaggio in macchina è una vera e propria tortura. Nessuno dei due osa proferire una parola, ma la tensione tra di noi si potrebbe tagliare con un coltello.

Per tutto il viaggio cerco di non guardarlo non essendo del tutto sicura delle mie capacità di controllo. Appoggio la testa al finestrino e chiudo gli occhi preparandomi a quello che mi attende.

Devo riprendere il controllo di me stessa. Non sono ancora del tutto sobria, ma almeno la terra attorno a me non gira più. Mason è uno che gioca duro, ma io non sono da meno. Cerco di fare mente locale di quanto tempo sia passato da quando mi ha trascinata in macchina, ma non credo che siano stati più di dieci minuti fa, quindi ne dovrebbero mancare ancora venti. Perfetto cazzo.

Il grugnito infastidito di Mase mi fa spostare lo sguardo su di lui. Ogni suo muscolo è teso, lo si può ben vedere attraverso la maglietta. I suoi bellissimi tatuaggi sporgono fuori mentre entrambe le sue mani sono strette al volante quasi lo volesse stritolare.

È chiaramente incazzato.

Ma che vada a farsi fottere. Non aveva alcun diritto di fare quello che ha fatto e tanto meno non ha alcun diritto, né una ragione, per essere incazzato in questo momento. Quella nera di rabbia qui dovrei essere io.

Decido di non dire nulla per la mia sicurezza. Se ci mettessimo a litigare in questo momento, non mi sorprenderebbe svegliarmi in una stanza d'ospedale.

Quando però noto che supera casa mia, butto giù dal finestrino tutti i miei mantra per stare calma e mi volto a fissarlo con aria incazzata.

E adesso che cos'ha in mente?

"Dove mi stai portando? Se non te ne sei accorto hai superato casa mia, genio". Grido rompendo il silenzio che si era creato.

"Zitta Alex". La sua voce è severa e non mi rivolge nemmeno uno sguardo. Continua a guardare davanti a sé premendo di più sull'acceleratore.

"Riportami a casa Mason. Adesso!"

"Zitta Alex".

"Mason, cazzo, portami a casa!"

La macchina sterza violentemente e prima che la mia mente annebbiata possa capire che diavolo stia succedendo, la mia cintura viene staccata e mi ritrovo sulle gambe di Mason, con lo sterzo che mi spinge attraverso la colonna vertebrale e almeno ad un centimetro dalle sue labbra.

Una sua mano è sul mio fianco per darmi stabilità mentre l'altra è chiusa a pungo nei miei capelli.

Sconcertata lo guardo e nei suoi occhi trovo solo rabbia e qualcos'altro che la mia povera mente non riesce a riconoscere.

"Alex, adesso ti spiego cosa succederà. Tu ti risiederai al tuo posto e non emetterai un solo fiato fin quando non arriveremo a casa. Lì ti scoperò come avrei dovuto fare dalla prima volta che quella tua boccaccia impertinente mi ha rivolto la parola facendomi eccitare e ti insegnerò un po' di buon senso. Dormiremo insieme nel mio letto, domani mattina faremo di nuovo l'amore e poi parleremo di quello che sta succedendo". Ad ogni parola la sua bocca si avvicina sempre di più alla mia, ma senza mai toccarmi. Il suo pungo nei miei capelli mi posiziona dove lui mi vuole e io non posso fare altro che seguirlo. Ma che cazzo sta succedendo?

Vorrei poter dare la colpa all'alcol e credere che ogni parola che gli sia uscita di bocca, sia solo una spiacevole conseguenza della ricetta segreta di Will, ma purtroppo quella barca è saltata. Ho sentito ogni lettera del suo discorso, ma non ne sono riuscita a capire neanche una. Sono ipnotizzata dai suoi occhi e dalle sue mani sul mio corpo e tutto il mio mondo sembra essere messo in pausa.

Ha veramente detto che avremmo fatto l'amore?

Io e lui? Io e lui a letto nudi? Il suo corpo possente schiacciato sul mio? Il solo pensiero delle sue mani che scommetto agilissime su di me, mi fa smorzare il respiro.

Even in the dark there can be lightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora