Capitolo 28

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Di dolore nel corso degli anni ne avevo provato, mio padre mi ripeteva sembra che era la parte collaterale del nostro lavoro, sopportare il dolore, sopportare fino a l'ultimo e poi colpire quando si può.

Sono sempre stata brava nel soffocare il mio dolore ma più andavo avanti più capivo che sopportare e soffocare sono due modi diversi per reagire e io avevo scelto il peggiore ma è dura perdere il vizio e in qualche modo pensavo che soffocare il dolore era una specie di punizione per tutto. Quegli sono gli anni più duri della mia vita, lontana da casa con la versione più giovane e affacciante del mio incubo a perseguitarmi non importava quando forte fossi se ero rotta dentro e lui aveva trovato il giusto spiraglio per colpirmi attraverso le mie macerie. Mi ci è voluto molto per venire a patti con me stessa e comprendere che io non meritassi tutto quel dolore, ancora oggi è facile ricadere in certi vizi. Non parlo di autolesionismo o droga ma bensì di punizioni. Quando venivo sparata facevo di tutto per essere l'ultima a essere curata, quando mi facevo male aspettavo sempre diverse ore prima di prendere qualcosa per il dolore, all'inizio non me ne accorsi neanche ma poi quando mi resi conto di quello che stavo facendo a me stessa fui disgustata dal mio riflesso nello specchio.

Ora come ora se pur di pessimo gusto un pò sono felice di aver raggiunto una soglia del dolore tanto alta.

Ogni singolo muscolo urla di dolore, sono sicura di aver droga nel sangue perché non riesco a prendere il controllo dei miei arti. La mia vista è sfogata e delle mani toccano ripetutamente la mia pelle.

Non so come faccia con la vista offuscata e la stanza emersa nel buoi con solo la luce della luna ad illuminarmi ma quando vedo il divano bianco appoggiato alla parete, la posizione in cui è sistemato, capisco esattamente dove mi trovo.

Maddox Investigations.

Qualcosa nel mio stomaco si contorce.

"Ben svegliata bambolina"

Anthony Sanders, figlio di Steven Sanders nonché l'uomo che mi ha privata della mia infanzia. È da un po che ho scoperto che padre e figlio condividono gli stessi problemi mentali e a quanto pare la stessa ossessione.

Rovinarmi la vita.

È troppo vicino a me, le sue labbra sono troppo vicine alle mie e istintivamente mi sposto indietro, o almeno ci provo perché qualcosa di duro sbatte con la mia testa bloccandomi la fuga.

Lui ride divertito al mio tentativo e la voglia di dargli un calcio nelle palle sembra quasi divorarmi.

"Sai dopo tutto il nostro passato e tutti nostri piani per il futuro credo che sia ora che io conosca la tua famiglia non credi? D'altronde tu la mia la consoci molto bene." L'allusione a suo padre mi fa stringere gli occhi cosa che ovviamente lo diverte soltanto.

"Quindi visto che tu ti ostini a non volermeli far conoscere ho pensato di fare il primo passo, d'altronde ormai è come se li conoscessi da tempo."  Solo legata a qualcosa con delle catene troppo spesse per spezzarle in qualche modo, i miei piedi sfiorano solamente la terra e c'è qualcosa avvolto al mio collo che mi da un terribile fastidio.

Io e Anthony abbiamo un rapporto complicato, quando cinque anni fa si presentò nella mia vita ne ero terrorizzata, lui era la reincarnazione dei miei incubi peggiori e lui se ne approfittò ma col passare del tempo ho capito che è solo un pazzo malato che adora rendermi la vita un'inferno. Ha questa insana ossessione per me che cerco di usare a mio vantaggio ogni volta che posso, non tremo più alla sua vista anche se sono consapevole di quello che può fare, cerco di contenere le mie emozioni. Devo riconoscerglielo ha una mente geniale, lui è dietro molti giri di droga e nessuno sa nemmeno della sua esistenza ma quando si parla di noi due lui diventa tutt'altra persona.

Even in the dark there can be lightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora