Capitolo 12

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"Ci vediamo al da Bob's appena puoi, i ragazzi avevano un caso da seguire quindi è una serata tutte donne!"
Beth sembra emozionata al telefono mentre cerco d'infilarmi un jeans nero senza cadere di faccia.
"E vi hanno lasciato qui senza qualcuno che vi controlla, sul serio, ci credi Beth?" Dopo il piccolo incidente che l'ha coinvolta non credo che i miei fratelli, specialmente Damien si allontanino dalla città senza essere sicuri al 100% di lasciarla in buone mani.
"Ci hanno lasciato qui, anche a te e no ovviamente no, ci sono i ragazzi della video sorveglianza che ci controllano dagli uffici se mai dovesse succedere qualcosa." L'ultima parte della frase la enfatizza e la posso anche immaginare alzare gli occhi al cielo come se la cosa fossa completamente ridicola.
"Va bene, venti minuti e sono da voi, e comunque io non ho bisogno che qualcuno mi protegga, ti ricordi come mi guadagno da vivere?."
"Si ma Mason non pensa lo stesso."
"E tu che ne sai?" Oltre il ridicolo fatto che Mason pensa che di poter decidere per me, la sola possibilità che quell'idiota abbia potuto dire qualcosa ai miei fratelli mi fa uscire fuori d testa.
"L'ho sentito parlane con Blake e Shaw quando sono passata agli uffici." Okay forse non è cosi sconsiderato come avevo immaginato.
"Mason non mi controlla e sicuramente non decide per me. È solo un arrogante, non dare conto a quello che dice." Dico mentre finisco d'infilare i jeans.
"Pero è sexy." Vorrei che la gente smettesse di giustificarlo solo perché è estremamente attraente. Non vedono quando sia insopportabile?
"Beth." Pronuncio il suo nome con tono esasperato per farle arrivare il messaggio.
"Oh non mentirmi è sexy da morire e lo sai anche tu ma continui ad allontanarlo e non capisco perché." Mi passo una mano nei capelli cercando di non impazzire; ammetto che le mie ragioni sono oscure anche a me stessa ma sono decisa a continuare sulla  stessa strada e il fatto che mi venga ripetuto mille volte al giorno che Mason Reed è sexy da morire non mi aiuta.
"Ok si è bello ma non significa nulla, deve capire che non mi può dare ordini e che tra me e lui non succederà mai nulla, prima lo capisce e prima andrà avanti."
"Non riesco a capire perché continui ad allontanarlo, è cotto di te si vede da chilometri."
"Senti Beth non ne voglio parlare, solo il suo nome mi fa venire l'emicrania, 20 minuti e sono li." La saluto e riattacco.
Non riesco a credere  che adesso anche la mia migliore amica mi dà il tormento per quello stronzo come se non se la cavasse egregiamente da solo.
Dopo essere finalmente riuscita a infilarmi i miei jeans senza baciare il pavimento prendo un top marrone dall'armadio con una giacchetta di pelle.
Lancio uno sguardo allo specchio e sono sollevata di vedere che sia trucco che capelli sono apposto, non ho proprio voglia di armeggiare con pennelli e piastre. Sono le sette di sera e ancora una volta la ma giornata si è stata  basata sul gestire diverse operazioni via telefono.
Lascio cadere sul letto la giacca e afferro dal mobile alla mia destra il telefono usa e getta; Max ci impiega due minuti per rispondere.
"Max sono Lexi ci sono novità?" Non lo sento da un pò, oggi ho parlato per lo più con i clienti e Max non era neanche coinvolto nell'operazione, ragione per cui sono dovuta subentrare io.
"Finalmente cazzo ti sei dimenticata che hai un'agenzia da portare avanti" il suo tono Infastidito mi fa sorridere, lo posso ben immaginare  con un broncio in faccia mentre fulmina chiunque voglia rivolgergli la parola.
"Hai ragione scusa ma ora sono qui aggiornami."
"Okay quanto tempo hai?" Questo non premette nulla di buono, lancio uno sguardo all'orario, segna le 7:15, praticamente sono già in ritardo.
"Non molto, ho appuntamento tra un pò"
"Ho delle novità su di lui."
Per un pò penso di aver smesso di respirare perché quando la voce di Max mi riporta al presente mi serve una grande boccata per far ritornare i miei polmoni a funzionare.
"Alex?"
"Sono qui dimmi tutto quello che hai scoperto" lascio da parte le mie emozioni, concentrando su quello che ha da dire. Lui è lontano da me e qui sono al scuro.
"C'è qualcosa che non va Alex, non credo che abbia scoperto il tuo piano ma sospetta qualcosa secondo me."
"Cosa te lo fa pensare ?"
"Ti ricordi quella volta nell'ufficio quando ci ubriacammo dopo aver risolto il caso di quella ragazzina uccisa?" Me lo ricordo alla perfezione, fu una brutalità, quella ragazzina aveva appena quindici anni e non meritava quello che le era successo. Io e Max abbiamo lavorato giorno e notte per prendere quei bastardi e alla fine ci siamo riusciti.
"Si cosa centra quello con questo?"
"Tu ti ubriacasti ricordi? E mi hai detto una cosa che riguardava il tempo che passassi con lui ricordi vero?" Nota mentale,  devo smettere con l'alcol.
"Si mi ricordo che c'entra Max dimmelo punto e basta."
"Mi hai detto che non riusciva  più a controllarti vero? Stava progettando una specie di gabbia per tenerti a bada." La sola parola gabbia mi fa venire il voltastomaco, quel pazzo maniaco non smetteva di descrivermela.
"Max vai dritto al punto." Dico esasperata,
"Beh da quella sera non ho smesso di pensare alle tue parole e quando sono riuscito a scoprire i suoi ultimi acquisti  e non potevo crederci."
"Di che stai parlando ?" Domando sedendomi sul letto.
"Ho analizzato ogni merce che ha acquistato nelle ultime settimane Alex, è come se stesse rinnovando una fortezza, una dalla quale non si può più uscire."
"Senza via di uscita " mormoro ricordando quello che mi disse.
Ricordo perfettamente i suoi piani malati, per mesi sono stata sottoposta a quell'idea, per mesi i miei incubi si ambientavano li. Ma il luogo dove i miei incubi erano ambientati è andato distrutto e me ne sono occupata personalmente.
"Sai dove sta costruendo?" Domando
"L'indirizzo non porta a nulla, molto probabilmente è falso."
Certo che era falso ma lui non era uno che progettava cosi in bella vista e per quanto Max fosse bravo, era strano che fosse riuscito a traviare qualcosa.
"Non ti sembra troppo facile? "
"Si, te l'ho detto c'è qualcosa che non va."
"Voleva che lo scoprissimo, ti sta mandando un messaggio ma se cosi fosse allora sa che sei viva e dove ti trovi." Le mie mani tremano sempre di più mano mano che questa conversazione va avanti, per anni ho sofferto di attacchi di panico ma da un pò andava meglio, potevo stendermi senza avere paura di soffocare tra i miei singhiozzi, ma adesso quest'informazione è come se stesse per distruggere le deboli fondamenta che avevo costruito.
"Non so, se sapesse dove mi trovo non staremmo facendo questa conversazione, però sa che sono viva." Inutile vivere nella fantasia, era un dato di fatto e tutto sommato mi era andata bene; avevo vissuto parecchi mesi in piena tranquillità e adesso non ero cosi fragile come l'ultima volta che lo avevo visto.
"Come vuoi agire?" Se fossi stata a Seattle le mie giornate da oggi in poi si sarebbero alternate in allenamenti e strategie, le persone che mi circondano li sono ben addestrate e mi sarei potuta concentra esclusivamente su me stessa, ma qui non sono a Seattle, sono a casa, circondata dalle persone per le quali sono decisa ad andare avanti. Mi serve una strategia differente.
"Qui sono al sicuro ma allo stesso tempo metto a rischio tutti quelli che abitano qui, devi trovarmi un luogo sicuro dove andare, non posso rimanere qui, se lui mi trovasse farebbe una strage." Avevo promesso di rimanere per un pò, ma sembra che il mio soggiorno qui non sia durato neanche una settimana. Non sono riuscita a incontrare neanche i miei genitori.
"Ci sto già lavorando ma è proprio quello che si aspetta, controllerà ogni mezzo pubblico e provato, ogni videocamere e cose cosi, devi rimanere li per un altro pò finché non sappiamo che fare. Nel frattempo metto in giro false piste per guadagnare più tempo." Non ha tutti i torti, spostarmi sarebbe pericoloso ci sono videocamere ovunque, persone ovunque e sarei vulnerabile; qui invece se mai dovesse arrivare qualcuno di sconosciuto la notizia si spargerebbe velocemente e io sarei pronta.
"Va bene ma Max, se penso che gli altri siano in pericolo me ne vado." Non intendo coinvolgere nessuno in questo casino.
"Ricevuto stai attenta ci sentimi domani."
Quando ci si ritrova in situazioni come la mia non si può scappare per sempre, lo sai appena realizzi in che mare di guai ti sei appena cacciata. Si scappa per prendere più tempo, per escogitare, per riprendere il controllo, per trovare una via di fuga e per accettare che non c'è ne sia una. Ma più che altro si scappa pensando al peggio, all'alternativa peggiore che può accadere e quindi si cerca di vivere per un pò la vita prima di dover arrivare alla fine. E nel mio caso è esattamente quello che ho fatto. Non ho mai cercato una via di fuga perché sapevo che per essere libera dovevo affrontare i miei demoni e distruggerli con le mie mani ma non ho mai avuto il tempo per vivere completamente, per sbronzarmi e risvegliarmi a casa di uno sconosciuto, per piangere per un ragazzo o sorridere come un ebete per una settimana perché uno dell'ultimo anno mi aveva salutata. Quindi in questi mesi ho cercato di prendere più tempo possibile per vivere come una persona normale della mia età, anche se sento che di normale in me non c'è niente. Ogni mia azione è stata presa sotto influenza del fatidico giorno e adesso che mi ci sto avvicinando non posso fare altro che esserne spaventata. L'adolescente che è me, quella che non è mai cresciuta vorrebbe correre nelle braccia dei propri fratelli e prendere un pò di forza da loro, l'adulta che è in me invece sa che sarebbe un disastro e finirei per distruggermi in mille pezzi doloranti.
Cazzo
Afferro la prima cosa che trovo e la scaglio contro il muro.
"Cazzo cazzo cazzo!"
La verità è che tornare a casa mi ha fatto ritornare a vivere e vorrei che non finisse mai, vorrei tante di quelle cose in questo momento che sento che la mia testa potrebbe esplodere da un momento all'altro.
"Fanculo non gli farò rovinare anche questo!" Si è preso già cinque anni della mia vita non se ne prenderà più.
Prendo un ultimo grande respiro e mi dirigo verso Bob's.

Even in the dark there can be lightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora