Capitolo 23

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Per due giorni consecutivi riesco   Mason, per la maggior parte del tempo sono stata a casa e dopo la scorsa sera non ha provata a rintracciarmi. La mattina dopo mi sono svegliata tardi, ancora sul pavimento e con un mal di schiena da far paura sono andata a recuperare la mia macchina e poi ho passato di nuovo la giornata a telefono immergendomi nel lavoro per non pensare a quanto squallida fosse la mia vita. Beth è passata per cena e abbiamo passato la serata guardano film horror di bassa qualità e bevendo vino. Non ha fatto riferimento alla nostra chiamata e anche se mi è sembrato strano a caval donato non si guarda in bocca. Anche il giorno seguente l'ho passato più o meno nello stesso modo concedendomi una lunga passeggiata nel primo pomeriggio visto che la squadra di Hunter era fuori per un altro caso e avevo il via libera.
Sta mattina invece ho preso coraggio e senza darmi l tempo di varie dei ripensamenti sono uscita di casa, incontrare Mason è inevitabile ma punto sull'incontrarlo con tutti gli altri, cosi mi sto dirigendo da Bob's dove ogni mattina si riuniscono tutti.
Sfortunatamente non riesco a girare l'angolo prima del locale quando vengo braccata da due braccia possenti e spinta verso il muro.
Mi preparo a rompere il braccio a chiunque abbia osato ma la voce mi blocca sul posto.
"Non mi piace essere ignorato Piccola Maddox" Mason è a cinque centimetri dalla mia faccia e sembra arrabbiato, anzi no furioso. Non mi dà neanche il tempo di replicare che mi trascina nella sua macchina.
"Sei impazzito? Fammi scendere"cerco di allontanarlo da me ma in poco tempo ha allacciato la mia cintura e si ritrova al lato del guidatore. Supera di molto i limiti di velocità e quando glielo faccio notare l'unica cosa che ottengo è uno sguardo ammonitore.
Uomo arrogante.
Non emetto alcun fiato dopo quello e cerco di  prepararmi a cosa verrà. Non era per nulla felice e avevo immaginato questa sua possibile reazione ma non avevo previsto un rapimento, anche se visto gli ultimi avvenimenti, anzi visto com'è andata la mia vita, me lo sarei dovuto aspettare.
Diavolo me lo sarei davvero dovuto aspettare.
Quando arriviamo davanti casa sua mi sembra di vivere un flashback, mi sono già trovata in questa situazione e sono finita per nascondermi in una piscina di sconosciuti. Lui sembra pensare la stessa cosa perché blocca le uscite e si gira a guardarmi.
"Prova a scappare e non sarà per niente come l'altra volta. Non sarò gentile, non avrai il tuo cazzo di spazio e ti ammanetto al letto." Sono sicura che sia capace di tutto questo e anche se vorrei trovarmi ovunque tranne che qui penso che alla fine se la merita una spiegazione. Annuisco per fargli capire che ho ricevuto il messaggio. Lui non sembra tanto convinto di potersi fidare ma non può farci molto, quindi scende e prima che possa fare altrettanto me lo ritrovo di fronte. Mi prende per il braccio e mi trascina in casa sua. La sua presa non è brusca e non mette tanta pressione sulla sua presa e credo che abbia a che vedere con i punti.
Quando ci chiudiamo la porta alle spalle tutta la tensione nella stanza sembra attraversarmi.
"Adesso io e te parliamo e questa volta cercherò di essere più chiaro dell'altra." Non mi guarda, e l'unica cosa che riesco a vedere di lui sono le sua spalle tese che si alzano e si abbassano.
"Reed" provo a chiamarlo anche se non molto sicura di cosa potrei dire.
"Niente Reed Piccola Maddox, incominciamo dal perché mi hai dato buca e sei completamente sparita quando avevamo fissato un appuntamento." Questo ha l'aria di essere un interrogatorio e io mi sento come una studentessa impreparata a una cazzo di verifica. Quindi punto sull'essere ovvia e sottolineare cosa sa veramente accaduto.
"Tu avevi fissato un appuntamento dando per scontato che io fossi d'accordo, beh Reed non lo ero."
"Stronzate lo volevi e lo vuoi tutt'ora ma continui ad allontanarmi nella misera speranza che funzioni ma ti ho già detto che non funziona e credo di star parlando con una persona intelligente." Ha ragione lo volevo ma avrei continuata a negare anche nella tomba.
"Come ti permetti"
"Perché continui a mentire cazzo."
"Non sto mentendo sei tu che non accetti la realtà!" Un'altra bugia. Merda forse dovrei smetterla per davvero di mentire.
"Si? E quale sarebbe questa realtà?" Sai cosa? Incomincerò un'altra volta, se ora voglio uscire  da  questa situazione devo fare quello che mi esce meglio, ovvero mentire.
"Che tra me e te non può funzionare, che non voglio avere nulla a che fare con te sotto quel contesto, non so cosa fare per fartelo capire." Urlo esasperata. Lui mi osserva e non so come ma sembra ancora più arrabbiato.
Perfetto.
"Quindi sei pronta a giurare che se adesso infilassi la mano nelle tue mutandine non ti troverei bagnata Piccola Maddox?" In un secondo mi era addosso e io ero schiacciata tra lui e il muro.
Questo erra del tutto inaspettato.
E dovevo necessariamente levarmelo di dosso perché per quanto odiassi me stessa, lui aveva dannatamente ragione.
Ero bagnata.
"Mason allontanati"
"Dopo" la sua faccia era compiaciuta ma c'era ancora qualche traccia della rabbia di poco fa. Mi aveva immobilizzato senza però fare pressione sui miei punti.
La sua mano viaggiava per il mio copro mentre le sue labbra sfioravano le mie. Dovevo usare ogni briciolo di autocontrollo per non toccarlo, le mie mani erano lungo i miei fianchi e cercavo di stare più immobile possibile.
"Arrenditi piccola." E poi tutta l'eccitazione scivola via dal mio corpo come se non ci fosse mai stata e lascia spazio a un terrore che mi travolge le vene. La mia mente si blocca e della pura  paura prende  il sopravvento.
La stanza familiarmente squallida in cui mi trovavo quando avevo chiuso gli occhi è stata rimpiazzata da una stanza coperta di lusso per ogni centimetro. Oro, vetro, la brillantezza di ogni oggetto quasi mi acceca. La testa rimbomba ma ormai sono riuscita trovare un equilibrio con questo, o almeno piano piano ci faccio sempre meno caso. La mia gola è arida e il mio stomaco è vuoto da troppo tempo ormai. L'unica cosa che assomiglia vagamente al cibo che il mio corpo abbia visto nell'ultimo tempo gli è stata ignettata nelle vene, ti tiene in vita ma è come se non lo facesse. Quasi d'istinto alzo il braccio e quando non riesco a muoverlo solamente di pochi centimetri mi aspetto di non essere sospesa. Ma tutto si ripete come sempre e io non so neanche come fermarlo. Non ho il minimo controllo di me stessa. Panico, tremore, nausea e nei primi tempi vomito sono le uniche cose che riesco a percepire ma il mio copro non ha nulla da rigettare se non la mia anima. Mi ripeto che è solamente l'effetto della droga e se mi ci impegno posso limitato ma alla fine smetto di crederci."Shh potrebbe essere tutto più semplice bambolina se tu ti arrendessi a me. Non farmi resistenza, lasciami entrare." Questa voce è un incubo che cerca di penetrare nella mia mente da ormai troppo tempo, ogni giorno, costantemente fino a che spera che io arrenda. A volte lo vorrei fare, arrendermi, farlo entrare per non sentire più nulla, ne dolore, ne fame, ne freddo, ne odio e ne rabbia. Ma dura troppo poco per accettare quest'idea. Le immagini delle persone per cui sto sorbendo tutto questo sfrecciano nella mia mente, le loro voci scaldano il mio cuore e il loro calore rende tutto più sopportabile. Ma anche loro non durano molto. Non mi permette di stare per i miei pensieri troppo a lungo. Ha paura di me e della mia mente. Cosi mi ha detto una volta e all'inizio non ci avevo creduto ma forse avrei dovuto. Non so bene quanto ancora potrò resistere così ma costringo me stessa a farlo ugualmente ogni giorno. Quando i miei occhi finalmente mettono a fuoco qualcosa vorrei come sempre non averlo fatto. Ogni suo lineamento, ogni suo dettaglio sembra modellato apposta per darmi il tormento. Non ci dovrebbe essere nulla di strano in quello. Essendo sua figlio è logico che si assomiglino ma più lo guardo e più mi sembra un esperimento da laboratorio. Un figlio di un solo genitore. Perché in lui vedo esattamente il mio mostro, qualche anno più giovane ma sono assolutamente sicura che sembrerebbero gemelli alla stessa età. "Allora bambolina ti arrendi?" La sua voce però è l'unica cosa per cui riesco a differenziarli, per cui sono sicura di non star impazzendo e che questa è la realtà. La voce del mio mostro era rude, cruda senza emozioni, piatta, non nascondeva quella che era, ovvero un uomo senza anima; ma quella di suo figlio invece era tutt'altro, dolce, seducente e ingannevole, nascondeva il suo vero essere dietro toni zuccherati e sguardi seducenti ma anche lui non ha un'anima. Non lo dico per supposizione, ho visto, sono stata il bersaglio di questo uomo quando la maschera di zucchero crollava e lui dava il via libera al vero se stesso, certe volte mi è capitato di pensare che sia anche peggio del padre. Vorrei parlare, mandarlo a farsi fottere ma la stanchezza e le droghe mi hanno tolto anche questa libertà. All'inizio mi sono ribellata, era ovvio, è nella mia natura e ovviamente mi hanno punita, lui diceva che mi doveva educare, mi voleva plasmare al suo volere per diventare il suo giocattolo e io non sono mai stata d'accordo ma questo non l'ha ne mai sorpreso ne quantomeno scoraggiato ma bensì divertito. Rideva a squarcia gola ogni volta che uno dei suoi uomini mi rompeva qualcosa, una costola, una gamba qualunque cosa. Rideva cosi tanto fino a piangere di gioia. Poi però non l'ha più divertito, diceva che era una perdita di tempo quindi è passato alle droghe, mi ha tolto il cibo, l'acqua e mi ha lasciato a marcire, ma nonostante il dolore che sto provando neanche questa idea sta funzionando. Credo di essere qui da alcuni mesi ormai, i vestiti dei suoi uomini sono già passati da leggeri ai cappotti da un pò. Dal momento che mi è impossibile parlare comunico nell'uno modo possibile. Accumulo un pò di saliva, almeno quella che posso e gli sputo sugli stessi occhi che mi tengono sveglia la notte. Il sorriso di zucchero cade appena realizza il mio gesto si porta con se tutta la maschera. È sempre stato molto paziente ma ultimante non più, cosa che gioca a mio favore per farlo imbestialire. Prima o poi dirà qualcosa senza pensarci, è l'unica speranza che ho "Ricordati che ogni osso che ti si spezzerà sarà solo e unicamente colpa tua bambolina." Eccola la voce dell'erede, ugualmente terrificante. Personalmente lo preferisco cosi, nudo senza maschere e inganni facile da odiare senza nessun giochetto. Gli faccio il miglior sorriso strafottente che mi esce prima che qualcosa mi si rompa dentro.
"Piccola, piccola calmati, hey bellissima respira con me." Quando sento un tocco sulla mia pelle scatto all'indietro andando a finire contro il muro. Mi guardo intorno, ma lui non c'è, c'è solo Mason con uno sguardo preoccupato e con le mani sollevate.
No, no, no,
Ho appena avuto un attacco di panico davanti a Mason Reed
Sono spacciata.
"Non ti farò del male piccola, calmati okay? Respira."
Mi alzo di scatto girandogli intono, me ne devo andare di qui. Non posso stare più qui dentro.
"Io, scusa non so come mi sia preso, mi dispiace io..." balbetto mentre corro verso la porta
"Shhh va tutto bene, non è successo nulla"non si avvicina a me ma vedo che vorrebbe farlo. Mi blocco davanti la porta quando realizzo di essere venuta in macchina con lui. Dannazione.
"Potresti riaccompagnarmi a casa?" Ho bisogno di calmarmi e quei pozzi nero che mi esaminano cercando i miei più profondi segreti non mi semplificano per nulla la cosa.
"No." Penso di aver sentito male per che mi sembrava che Mason abbia appena detto di no.
"No? Cosa perché ?" la mia voce è pura disperazione ma non  mi importa. devo andarmene di qui.
"Tu rimani qui" Sta scherzando spero.
"Non puoi farlo." Non è vero può benissimo farlo ma puntavo sul fagli pena.
"Posso e lo farò"
"Mi faccio venire a prendere." Non posso rimanere qui, non dopo avermi vista in una dei momenti più bassi della ma esistenza. So bene come sembro durante uno de miei attacchi, il mio gemello rimanere terrificato, pensava che da un momento all'altro potessi morire, una volta per pura curiosità mi ripresi. Sembravo la reincarnazione perfetta della paura.
"I tuoi fratelli sanno di questi attacchi? Beth ne è accorrente?" Non ho bisogno di rispondere, ovvio che non lo sanno, credono che i miei attacchi sono finiti quando avevo 18 anni.
"Non oseresti" ringhio nella sua direzione
"Dovresti sapere ormai di che cosa sono capace, resta qui sta notte e io non dirò nulla di quello che è appena successo."
"Non credo che presterebbero molta attenzione a questa cosa quando gli dirò che vuoi portarmi a letto." Altra bugia, si sarebbero presi tempo abbastanza per occuparsi di entrambe le situazioni.
"I tuoi fratelli sono già al corrente delle mie intenzioni con te e non hanno nulla da ridire."
Sto per replicare che mente ma dalla sua espressione sembra serio.
Molto serio.
Non sta mentendo.
Sul serio? La prima volta che desidero che siano i soliti fratelli iperprotettivi e rompiscatole di sempre loro che fanno? Sono d'accordo   mia possibile relazione?
"Non ti toccherò Alex ma resta qui, ceneremo e guarderemo un film, non faremo nulla che tu non vuoi."
Passare la terza notte a casa di Mason Reed è una pessima idea per molteplici ragioni ma non altre alternative.
Non posso permettermi di far sapere dei miei attacchi ai miei fratelli.
"Solo se non ne farai più parola ne con i ragazzi, ne con le ragazze. Non voglio più sentire parlare di quello che è appena successo."
Qualcosa passa nei suoi occhi ma lo scorgo di sfuggita.
"Affare fatto." Solo adesso mi accordo di essere seduta per terra. Non oso immaginare che cosa sia sembrato a Mason. Mi tende la mano per alzarmi che accetto volentieri.
"Fame?"
"umh che hai?" Domando mentre avvolgo le braccia intorno al mio busto come uno scudo protettivo.
"Ti va di ordinare delle pizze?" Annuisco entusiasta e lo osservo prendere il telefono
"Quali preferisci?"
"Fai tu basta che non ci sia l'ananas sopra."
"Ricevuto." Si allontana per andare in cucina e io mi butto sul divano. Non so perché finisco sempre in queste situazioni, poco fa stavo litigando, poi ci stavamo toccando e adesso progettiamo di guardare un film e mangiare della pizza.
Quando il mio telefono squilla sono felice di questa piccola distrazione, non sapevo ben cosa fare nel salotto di Mason mentre lui non c'era.
"Pronto?"
"Max ci ha detto di Lincoln e tutto quello che è successo, stai bene?" la voce di Hailee esplode nelle mie orecchie.
"Non avrebbe dovuto, sto bene Hal davvero." Lo ucciderò appena metterò le mania attorno al suo collo.
"Si invece che doveva, me lo avresti dovuto dire tu stessa." sta urlando e l'immagine di lei che cammina su se stessa nel nostro appartamento si fa spazio nella mia mente.
"È una ferita superficie Hal, già non la sento più."non era  vero, negli ultimi giorni il dolore era svanito ma il fastidio era li costantemente.
"Bene ma la prossima volta avverti o sarò costretta a mettere il culo su un aereo e venire a farti ragionare e sai quanto sono antipatica se non dormo."
Se Hailee non dormiva almeno sette ore non le potevi rivolgere la parola, nemmeno una tazza di caffè avrebbe potuto migliorare il suo umore e dopo diverse esperienze ho capito la lezione.
"Oh anche no, se proprio devi farlo dormi prima, non voglio avere a che fare con Hailee la stronza." Io e Caroline avevamo cercato dei nomignoli divertenti ma l'unico che veramente ci azzeccava è questo e cosi abbiamo deciso di rimanere sul banale.
"Allora tu non farmelo fare. Comunque qui ho tutti i tuoi ragazzi e anche Max e Caroline che ti salutano." Del calore mi avvolge, quelle persone mi mancano come l'aria e vorrei davvero averle qui con me.
"Salutali da parte mia non vedo l'ora di rivedervi."
"Quando torni? Max dice che dobbiamo chiedere a te." Ovviamente. Perché non risparmiare domande difficili?
Grazie mille Max.
"Non lo so ancora spero presto ma non so dirvi una data precisa."
"Tra un pò è il tuo compleanno, hai intenzione di festeggiarlo li?" La cosa mi era passata di mente, di solito era il mio gemello a volare fino a Seattle con la ma famiglia ma quest'anno c'erano alte possibilità che lo avrei passato qui.
"Considerando che compie gli anni anche Dame si, credo che sia la cosa più logica da fare."
"Speravo di poterlo passare assieme a te" Anche io, le ragazze organizzavano una giornata all'intento di alcool, feste e vestiti. Le migliori giornate di sempre. Avverto la presenza di Mason appena entra nella stanza.
"Appena torno ci andiamo a ubriacare e festeggiamo ma ora ti devo lasciare, salutami tutti." La saluto e attacco.
"Fatto?"domando, lui se ne sta appoggiato allo stipe della porta con braccia conserte e mi osserva.
"Chi era?" Domanda vendendomi incontro.
"Scusa?"
"Con chi stavi parlando a telefono?" Il suo tono arrogante è tornato. Perfetto.
"Oh, la mia coinquilina di Seattle perché ti interessa?"
Sembrava che stesse cerando di trattenersi dal chiedere qualcosa ma non riuscivo capire perché, non si era mai trattenuto nel dire ciò che pensava.
"La pizza sarà qui tra trenta minuti, sul letto sono appoggiati gli stessi panni dell'altra volta, cosi stari più comoda."
"Cosa? Avevi già organizzato tutto?"
"Te l'ho già detto piccola mi prendo quello che voglio e voglio te, quindi si, mi ero preparato perché questa situazione era inevitabile ma sta sera non ti toccherò te l'ho già detto." Si gira e sparisce nel corridoio.

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