Capitolo 10

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Vengo svegliata da un odore di caffè che invade tutta la stanza. Il miglior risveglio di sempre.

Ieri sera mentre stavo per addormentarmi, avevo pensato ad un piano per rendere questa mattina il meno imbarazzante possibile e prevedeva che sgattaiolassi via da casa sua alle prime luci del mattino, ma ovviamente ero stata stupida solamente a pensarci.

Non c'è un orologio, dunque non ho idea di quanto abbia dormito, ma dovrebbe già essere mattina da un paio d'ore. Il sole attraversa le tapparelle scure e io mi sento ben riposata.

Mason mi ha lasciato uno spazzolino e altri asciugamani su un piccolo mobile del bagno, ma i miei vestiti sono spariti e non c'è un cambio da nessuna parte.

È mattina e non ho ancora preso il mio caffè e non ho le forze per preoccuparmi dei miei vestiti che sicuramente saranno irrecuperabili.

Mi lavo e poi rimetto gli stessi abiti che avevo indossato per la notte. Chiederò un cambio a Mason subito dopo il caffè.

Mentre esco dalla camera rimugino sulla notte scorsa. Ha mantenuto la parola, non mi ha sfiorata nemmeno per sbaglio e odio quella piccola parte di me stessa a cui questa cosa dà fastidio.

Svolto l'angolo per andare in cucina e mi arresto.

Mason è a torso nudo.

Questa volta al posto dei boxer indossa un paio di pantaloni di tuta grigi che gli scendono sui fianchi. La sua pelle sembra abbronzata anche se me ne capacito visto che siamo solo a maggio e i suoi splendidi capelli corvini gli ricadono un po' da tutte le parti, ma lo rendono sexy, davvero sexy. Solamente un paio di ore fa l'ho visto solo con un paio di boxer e adesso non riesco a muovermi di nuovo.

Che cosa ho che non va?

Mi schiarisco la gola per fargli sapere che sono nella sua stessa stanza.

"Giorno piccola Maddox! Dormito bene?" Annuisco e prendo posto sulla prima sedia che riesco ad afferrare.

"Caffè?" Mi chiede porgendomi una tazza di caffè fumante.

Il paradiso.

"Grazie". Mormoro e mi fiondo subito su quel nettare nero.

"Prenderò nota". Mi osserva divertito, appoggiato sull'isola della cucina con le braccia incrociate.

"Che?" Ho la faccia quasi dentro la tazza di caffè, ma ancora una volta non presto molta attenzione.

"Sembri una bimba la mattina di natale. Adesso so come renderti docile". Dio ecco che inizia a fare lo stronzo.

"Dopo il caffè Reed. Ora non posso reggerti". Divertito si volta e continua a fare qualunque cosa stesse facendo prima.

"Che mangi per colazione?" Le sue spalle sono ben definite e mi chiedo come sarebbe tracciare i confini di quei muscoli con le dite oppure con la lingua.

"Ti piace quello che vedi?" Mi risveglio di colpo dal mio sogno erotico e lo guardo male. Non è girato completamente verso di me, ma ha solamente la testa che sporge oltre le spalle, quel che basta per beccarmi sul fatto.

Sento il sangue correre verso la mia faccia, perciò mi accingo a spostare i capelli davanti.

"Quindi?" Domanda ancora con quel suo sorriso.

"Quindi cosa?" Ribatto spazientita. Sul serio deve smetterla di guardarmi in quel modo oppure tutti i miei buoni propositi verranno buttati via più veloce della luce.

"Che vuoi per colazione?" Ripete divertito.

"Oh, uhm. Cosa c'è?"

"Tu dimmi che mangi per colazione". Prepotente vorrei dire.

Even in the dark there can be lightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora