"Ti ho cercata ancora una volta,
inutile negarlo.
E in mezzo alla gente
ho avuto l'ansia di incontrarti,
come la prima volta che ti ho vista.
E l'ultima volta che ti ho persa. "
Phyton Regius Serpeverde la figlia legittima di Salazar Serpeverde...
Esco il prima possibile dalla sala avviandomi, all'unico e solo posto in grado di calmarmi. Tutti sono già nei corridoi affollando qualsiasi via, perciò decido di usare degli incantesimi in grado di poter attraversare i muri, provando a raggiungere la mia tanto amata finestra.
Prima però di poter agitare la mia bacchetta sento una presenza alle mie spalle. Mi volto rapidamente e scorgo l'unica persona che mai avrei pensato di ritrovare, ancora una volta, dietro di me, perciò insospettita chiedo «Qualche problema?»
Non risponde, continuando a guardarsi intorno con aria tormentata. Ha gli occhi scavati e macchiati di nero, dandomi subito idea, delle innumerevoli notti insonne.
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Il suo corpo è rigido e freddo come sempre, ma c'è qualcosa di diverso nei suoi occhi. «Ora tu vieni con me.» dice interrompendo il silenzio.
Mi prende con forza, costringendomi a seguirlo.
«Mi fai male, Draco.»
«Sono Malfoy per te, muoviti.» Mi corregge con tono odioso e strafottente.
«Dove mi stai portando? Vuoi almeno farmi il favore di rispondermi?»
Ancora nessuna risposta fino a quando, come a suo solito, mi afferra scagliandomi contro un muro gelido e terrificante nei profondi sotterranei, che ci separano dall'oscuro agghiacciante lago nero. «Mi fai male e fa freddissimo qui sotto, diavolo.» Gli dico non sopportando più la sua presa e la mia schiena appoggiata su quella parete senza vita.
A mia assoluta sorpresa, con il fiato smorzato dall'affanno e con ancora rigidità nel suo corpo, si sveste della sua tunica per avvolgerla su di me, a mo di coperta. E subito dopo mi abbraccia così forte premendomi sul suo petto, riscaldando ogni parte di me in un solo attimo.
Restiamo così a lungo perdendo la cognizione del tempo e dopodiché, ancora incredula e più disorientata di prima sento alle mie spalle, incidere nel muro, un qualcosa di impercettibile ma tanto assordante.
«Tutto è perso ed io l'ho accettato. Non posso donarti la mia anima, ma ricorda sempre a chi appartieni.» Mi sussurra con fermezza lasciandomi poi completamente sola con ancora le idee confuse.
Mi volto rapidamente spaventata e pietrificata da tale gesto e osservo l'incisione sconvolta. Comincio a sentire un tonfo nel cuore così profondo e in grado di lacerare ogni mia difesa, contro quel mio opprimente dolore che per tutta l'estate, ho tentando di affossare.
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