43. "I didn't call on the phone, to say that I'm alright. Diana walked up to me"

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Michael era sdraiato sul divano con Jane che gli accarezzava i riccioli. Il pomeriggio si addormentò sulle sua ginocchia mentre si godeva quei momenti insieme a Jane. Era tutto silenzioso, si sentivano i rumori della natura e del lago nelle vicinanze. Jane era assorta nei suoi pensieri. Tutto era cambiato. Si era laureata e aveva trovato il suo grande amore, ma qual era il suo più grande sogno? Chi voleva diventare? Un direttore delle risorse umane in un'azienda? Una manager? Tra le tante domande comprese che voleva soprattutto dividere la sua vita con Michael. Quella situazione toglieva ormai ogni fiato. L'ansia, la paura e il pericolo erano sempre in agguato. Aveva tanta paura per lui, non voleva perderlo, la sua vita era nulla senza il suo Michael, quel ragazzo che tanto l'ha attratta fin dal primo momento, capace di fargli scoprire il suo io più profondo, di tirare fuori tutta se stessa in varie occasioni, colui che le ha rivelato la passione, L'ardore di ogni piccolo gesto o sguardo. Colui che è stato capace di farla innamorare per davvero.
Jane ad un certo punto di addormentò quando ad un tratto un telefono cominció a vibrare. Era quello di Michael. Egli si alzò di soprassalto e rispose al numero privato, Jane dormiva beatamente.
"Pronto?"
"Michael, sono io"
Era Tatum e Michael sbuffó dal nervoso. Non voleva trovarsi in strane situazioni con Jane. Proprio in quel momento. Ma perché l'aveva chiamata e cos'era quella strana voce?
"Tutto bene?" Chiese Michael quando sentì singhiozzare. "Ho bisogno di te" disse piangendo. " cosa è successo?!" Si allarmó Michael.
"Ti prego vieni non voglio spiegarti al telefono"
"Non posso... sono con Jane, e poi non è una buona situazione nemmeno per me" affermó Michael sospirando a mó di scuse.
"Lo so... Bob"
" cosa c'entra Bob?"
"Michael, non mi fido di lui... non posso dirti nulla a telefono"
"Ma io non mi trovo a Los Angeles"
" è importante" insistette Tatum.
"Ho capito, non me lo dirai mai vero" facendo una domanda retorica. Conosceva Tatum, quando insisteva era capace di ottenere tutto come lei desiderava.
"Se non lo faccio è per il tuo bene e per la tua ragazza" rispose Tatum.
"Okay, ma dammi un paio d'ore. Sono lontano"
"Va bene ti aspetto a casa mia, ti do l'indirizzo"
Michael attaccó. Guardò Jane dormire come un angelo su questo divano. Doveva proteggerla e non sapeva se fosse una buona idea lasciarla lì, per giunta senza dirle nulla, tuttavia, era chiaro che adesso centrasse anche Tatum in questa storia. Quelle lacrime, la voce spezzata, il pensiero di chiamare lui come prima persona, e il suo 'ho bisogno di te'. Perché gli faceva così strano? Un mogone gli venne al petto. Particolare preoccupazione attraversó la sua mente fino a fargli ricordare quel bacio che avvenne quel giorno. Cosa provava ancora per Tatum? Dopo quello che gli aveva fatto?
Michael si decise a fare presto, si camuffò per bene e andò da Tatum, ma prima prese tra le braccia Jane e la portó in camera.
Egli si ritrovò nuovamente sul suo aereo privato e fece ritorno a Los Angeles. Dopo tre ore di volo andò diretto a casa di Tatum per sapere cosa avesse da dire di così importante. Bussò alla porta e dopo poco una ragazza chiede con voce tremante chi fosse. Michael disse il suo nome e gli aprí una ragazza con una vestaglia di seta e camicia da notte. Già, ormai era notte. La ragazza aveva un volto irrigato di lacrime asciugate da poco e gli occhi gonfi. Appena la vide Michael sentì una particolare sensazione che sapeva di aver provato solo con lei. Un senso di tenerezza e preoccupazione si fece presente nei suoi pensieri che voleva mandar via.
"Tatum"
"Oh, Michael" Tatum l'abbracció di colpo sotto l'uscio della porta. Egli ricambiò la stretta. Era da tempo che non la prendeva tra le sue braccia e questo non gli dispiaceva.
"Vieni, entriamo dentro" disse Michael pacato.
"Dimmi cosa è successo"
Tatum inizió a piangere, aveva uno stato confusionale.
"Michael, Bob, non so come, ha saputo che sono qui a Los Angeles e non ci ha messo tanto a capire che ero qui per te quando mi è venuto a trovare"
"Continua" disse Michael senza farsi vedere troppo aperto.
"E... e, ha iniziato a farmi degli strani discorsi su noi due e che tu sei un assasino, ma ovviamente so la verità. Voleva chiarire con me, del perché l'avessi lasciato così... sono passati pochi mesi e io non mi sono fatta più sentire. Poi ha iniziato a toccatemi... oddio" Tatum spiegava tutto singhiozzando e Michael percepì subito il nervosismo dentro di se.
"Cosa ti ha fatto quel porco?!"
" voleva farmi sua con la forza ma poi ha lasciato stare, ci siamo per così dire azzuffati"
"Cosa?!l
" mi ha picchiata, poi se n'è andato per una telefonata improvvisa" continuò lei piangendo a dirotto.
"Bastardo!" Urlò Michael. Si alzó in piedi stringendo i pugni e sbattendoli sul tavolo. "Non doveva azzardarsi" replicó furioso.
"Ma c'è di più... voleva sapere tu dove fossi, a tutti i costi, e mi ha minacciato di farmi ancora del male nel caso ti avessi sentito e non gli dica nulla"
Michael si avvicinò veloce a lei prendendo il suo volto tra le mani. "Tatum, ascolta. Non ti accadrà nulla, ma tu non devi dirgli che sono qui, è in ballo la vita di molti per quello pazzo criminale. Vedrai che presto lo sbatteranno dentro. Hai la mia parola" Tatum lo guardò singhiozzando poi senza pensarci due volte lo bació inaspettatamente. Michael restó immobile per un secondo con gli occhi aperti, tuttavia ricambiò il bacio facendo entrare in gioco la lingua. Questa volta il bacio era diverso, non era pieno di rabbia. Era desiderato. Sarà per la situazione, sarà per la curiosità di rivivere dei momenti che non hanno avuto gloria, ma quella volta Michael si lasció del tutto andare. Non pensó a nulla, ma solo a Tatum che era vestita in maniera super sexy. All'improvviso la passione si accese tra i due. Michael la prese a se e la spoglió della vestaglia mentre lei gli toglieva la camicia e gli baciava ogni parte dell'addome. Michael gemitava sotto i baci umidi di lei e passó a ispezionarle tutte le forme che non toccava da tempo. Si accorse che era la stessa, anche nel fare sesso. Si buttarono sul divano e lei si mise sopra di lui dominandolo del tutto e così consumare quel rapporto. Nel frattempo Jane chiamava Michael, ma il suo cellulare squillava a vuoto nelle silenzio delle vibrazioni.

Continua
LG

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