14. It's hard

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Jane fece per venire. Provó una sensazione di profondo piacere mai provata prima. Al momento si sentiva senza forze, le gambe pesanti e il respiro affannato, anche Michael era un po' stanco, non credeva di lavorare tanto per far venire una come lei. Diventava interessante anche negli argomenti del sesso che a lui più intrigava.
"Allora? Come è stato rispetto alle altre volte?" Chiese lui cercando un termine di paragone.
Jane diventó rossa, non se la sentiva di dirgli che fosse il suo primo orgasmo. Menomale che si era fermato, o lo avrebbe scoperto, per lei non era quello il modo di perdere una virtù così importante e fino adesso conservata per un momento speciale. Si alzó di scatto lasciando Michael senza risposta, stranito.
"Aspetta che fai?" Chiese guardandola prepararsi per andare via.
"È tardi, devo andare"
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?"
Jane non proferiva parola incrementando la preoccupazione di Michael.
"Perché te ne stai andando così?"
"Devo alzarmi presto, buonanotte Jackson" disse con sguardo basso intenta ad aprire la porta.
Michael la bloccó per un braccio cercando inutilmente una risposta. Inizió ad innervosirsi, come poteva trattarlo così dopo quel momento che hanno condiviso? Neanche Michael l'aveva fatto per sua sorpresa, non si aspettava di certo che finisse così, voleva stare con lei, continuare, farle sapere che era sua e di nessun altro. Ormai aveva abbandonato quella stupida idea di portarla solo a letto per vendicarsi. Jane era fatta così, sfacciata, impertinente, coraggiosa, i suoi difetti lo facevano diventare matto, lo eccitavano e non voleva più farne a meno.
"Tu, adesso, parli" disse scandendo le parole a denti stretti bloccandola tra lui e la porta sbattendola appena.
"Smettila, non sono la tua bambola!"
"Dimmi perché ad un tratto non parli... ti sei pentita di essere rimasta? Guardami!" Esclamó richiedendo il suo sguardo.
Jane lo obbedì subito inchiodando il suo sguardo in quello di Michael. Si guardarono intensamente e nessuno proferì più una parola. Guardavano gli occhi e le labbra che cercavano di mordicchiare per il nervosismo, quella tensione palpabile, una scarica impossibile da evitare. Michael si morde il labbro dopo di che lo posó di scatto su quello di Jane creando un'altra danza come quella di mezz'ora fa. Fu un vortice di passione che non tenne a bada le lingue lasciando che le mani vagassero da per tutto. Michael passó a baciarle il collo, a fare dei cerchi immaginari sulla sua pelle. Jane gemitó sonoramente lasciando che si sentisse il suo respiro profondo. Chiudeva gli occhi godendosi quell'attimo ardente e di seduzione. Ma quando Michael passó ad alzarle di nuovo la gonna del vestito per insinuarsi tra le sue gambe inizió ad irrigidirsi. Lui continuava a toccarla, a palpare il suo seno a ritmo con i suoi baci, poi cercó di levarle il vestito, Jane lo bloccó di colpo.
"No"
"Come no?"
"No" disse lei cercando di allontanarlo.
"Non lo vuoi anche tu? Non capisco, eppure lo sento" disse sincero come un bambino.
"Non posso farlo, non voglio, sta lontano da me... è stato un errore"
"Cosa? Non dirai sul serio"
"Basta"
"Jane, ascolta"
"Non voglio ascoltarti, tra di noi deve finire tutto questo... non puoi un giorno venire uscire con me, poi piantarmi in asso come se nulla fosse, e ancora ritornare richiedendo le cose come se fossi roba tua"
"Io non volevo litigare, l'altra sera ho esagerato, però tu non hai perso tempo ad uscire con George"
"E tu andare a letto con una tua fan"
"Non ci sono andato"
"Ma comunque stavi per farlo, e tu non mi hai lasciato salutare per bene neanche George"
"Perché? Volevi che ti entrasse con la lingua in bocca!?"
"Perché no"
"Non ti azzardare! Tu sei mia è chiaro? Questa è mia, solo io posso baciarti"
"Tu non sei nessuno, e adesso lasciami andare"
"No finché non ammetterai che mi desideri, che ti piaccio"
"Perché dovrei? L'unico qui sei tu che sbavi dietro di me"
"Guarda chi parla"
"Lasciami in pace, e non cercare più di sedurmi, non voglio che accadano più cose così tra noi, non voglio niente da te"
"Non sai quello che dici, quindi ti farò vedere io"
"Sogna uomo, sogna"
"Vedrai ti farò ammettere che tu stravedi per me! Io ti piaccio non continuare a negarlo a te stessa"
"Forse è il contrario"
"Perché dovrei ammetterlo laddove non lo fai prima tu?"
"Perché nel tuo caso è vero, nel mio no"
Quelle parole furono abbastanza taglienti ma non volle farci caso, così Michael L'accompagnó alla porta, lui cercó di baciarla ancora ma lei si scansó. Andó via, nella sua auto, e Michael sorrideva come uno scemo ricordando con piacere tutte le scene che erano accadute quella sera. Entrambi si misero a letto e pensavano l'un l'altra nelle varie occasioni. Il soffitto era ormai uno schermo che trasmetteva le loro vicende.
L'indomani Michael si sveglió presto per andare in studio, voleva incontrarla, rivivere i momenti di magnetismo che si manifestavano ogni volta con lei.
"Michael lo sai vero che è decisamente presto e che oggi non avevamo nessun lavoro qui in azienda?" Chiese Fred cercando qualche rivelazione di ieri sera.
"Senti amico, non prendiamoci più in giro, hai ragione a me Jane piace e non è come tutte le volte"
"Alleluia, è la prima volta che te lo sento dire senza che io te lo tiri dalla bocca" ammise Fred con un sorriso soddisfatto.
"Già, e questo un po' mi spaventa... insomma, non sono solito provare queste cose e, non so dove mi porteranno"
"Dai Michael, ammettere i propri sentimenti non ti renderà una persona fragile, anzi, ti fa ammirazione, ora devi solo incontrarla e dirglielo"
"Cosa? Non ci penso proprio"
"Ehi,ehi... Michael Jackson che ha paura di rivelare le proprie emozioni. Non ha senso svegliarsi presto per incontrarla e non dirle niente"
"Glielo dirò, ma non adesso"
"Cosa ti frena, me lo dici? Cosa è successo ieri sera?"
"Beh... siamo stati insieme per così dire"
"Siete andati a le..."
"No! Ma poteva succedere, ci siamo baciati con tanta passione e dopo che beh..."
"Ok, non voglio i particolari, ma continua"
"Insomma lei è diventata fredda, quasi nervosa e ha detto che cose del genere non devono più accadere"
"Ah, beh è da comprendere"
"Io non capisco, se mi desidera perché è fuggita via?"
"Perché sei una testa di cazzo Michael, non dimenticarlo"
"Grazie, adesso sì che mi sento meglio"
"Devi cambiare tattica con lei, insomma non si tratta più di portare a letto una delle tue amanti, ma la persona che ami"
"Che amo?"
"Michael, andiamo, se questo non è amore che cos'è? Devi riconquistare la sua fiducia, ma per davvero"
"Intendi a fare altro insieme"
"Già, devi condividere te stesso con lei, come stavi facendo prima, ma non con l'intento di portarla a letto"
"A questo ci ero già arrivato, non sono così stupido"
"Tu vuoi stare con lei si o no?"
"Si"
"Ah! E sei consapevole che non dovrai fare più il mandrillo si?"
"Beh si... e l'idea non mi dispiace, sento che, sento che quando sono con lei, me ne frego degli altri, mi fa stare bene, insomma mi basta lei"
"Perfetto allora mettiti all'opera!"
"Come? Non so come si conquista per davvero una ragazza"
"Ragazzo lei è già innamorata, non sarà tanto difficile, devi farti vedere sotto una luce diversa"
"La invito a cena?"
"Ecco, si invitala a cena"
"Non voglio fare le stesse cose di tutti"
"Cosa vuoi fare allora?"
"Voglio essere diverso, vorrei conquistarla con altri metodi più originali"
"Beh l'altra volta la portasti all'osservatorio, trova un modo come quello"
"Si però tu devi aiutarmi"
"Certo! Con molto piacere"
I due stavano discutendo fuori l'entrata dell'azienda quando ad un tratto lo sguardo di Michael si posa su una ragazza che esce da un'auto nera. La ragazza con capelli sciolti e occhiali da sole si presta ad arrivare all'entrata, dalle forme sinuose e fini. Poi, un particolare muta del tutto l'umore di Michael.
"Andiamo Jane, sono contento che siamo stati un po' soli questa mattina" sentì Michael le parole di George che le cingeva un fianco.
Michael strinse i pugni. "Amico sta calmo" disse Fred notando che l'aria si era fatta tesa in un battibaleno.
"Buongiorno!" Esclamó Jane togliendosi gli occhiali da sole. "Buongiorno ragazzi, beh noi entriamo" disse George superandoli.
Fecero per entrare ma Michael bloccó Jane per un braccio.
"Aspetta!"
"Sono in ritardo Michael"
"Non è vero, mancano ancora 10 min"
Fred e George nel frattempo salirono con lo sguardo teso del secondo.
"Cosa c'è?"
"Vorrei parlarti"
"Beh?"
"Ecco, io, avevo pensato che forse..."
"Cosa Michael?" Chiede Jane sbuffando.
"Perché hai l'aria così scocciata?!" Inizió lui ad innervosirsi.
"Vado di fretta e tu non parli"
"Non vedi l'ora di raggiungere quel manichino? Non eri una ragazza emancipata, questa mattina ti sei fatta addirittura accompagnare"
"Non sono affari tuoi"
"Invece lo sono! Sembra che ci provi gusto a farmi incazzare"
"Perché? Il mondo non gira intorno a te"
"Senti, già te l'ho detto... sai che mi da fastidio"
"Problemi tuoi. Io sono libera"
"Ancora per poco"
"Che stai insinuando? Vuoi una storia seria Jackson?" Chiese lei cogliendolo impreparato con un tono di fine ironia.
Lui non sapeva che dire diventando nervoso fino a mordersi il labbro più volte.
"Ecco, come immaginavo, non parlare" disse ridendo per poi andarsene.
"Vuoi uscire con me questa sera?!" Le urló lui battendo un'ultima carta.
Lei si fermó e delicatamente si giró verso di lui.
"Sono già impegnata"

;Continua
-LG

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