Erano le 12:00, Michael era in ritardo per le prove in studio. Fred sarebbe andato insieme a lui e come al solito litigavano perché Michael era lento.
"Sempre in ritardo!"
"Chiude la bocca Fred!"
Stavano per uscire quando ad tratto bussarono alla porta. Era un fattorino.
"Il signor Jackson?"
"Sono io"
"Questo è per lei. Metta una firma qui per favore"
Michael firmó e il fattorino andò via. Fece per aprire il pacco e notó la testa morta del suo cane. Ecco perché era sparito e a casa Jackson non lo ritrovavano più. Fred andó a vomitare in bagno che era molto sensibile a queste cose, mentre Michael rimase impassibile dinanzi quella scena, ma in cuor suo piangeva per quel cane, era cresciuto insieme a lui. Come si poteva fare una cosa del genere? Chi lo mandava? Egli non ebbe dubbi, solo uno era capace di mandare certi segnali, messaggi in codice per così dire. Notorius.
"Me la pagherai" disse tra se e se.
Fred uscì dal bagno e chiese spiegazioni al suo amico.
"È una storia complicata non capiresti"
"Invece intendo capire"
"Se te lo dicessi ti potrei mettere in pericolo"
"Michael, in che guaio ti sei cacciato? Ti droghi? Devi dei soldi a qualcuno?"
"Nono, niente del genere... fa parte della mia vecchia vita"
"Vecchia vita?"
"Si"
"Mi spieghi?"
"Devo proprio?"
"Beh sai com'è, ci hanno mandato un cane morto per posta"
"Voglio lasciarti fuori da tutto questo"
"Michael non ti lascio solo e pretendo che tu adesso cominci a parlare"
"D'accordo"
Michael cominciò a raccontargli tutto.
"Io vivevo a Gary, sono nato lì. Eravamo una famiglia felice anche se molto povera, con tante bocche da sfamare, i miei fratelli, le mie sorelle... mio padre lavorava tutto il giorno mentre mia madre ci accudiva. Venne un giorno in cui tutto cambiò. Avevo circa 15 anni, io e i miei fratelli cantavamo per i locali e mio padre ci faceva da manager. Era molto duro con noi, ci faceva provare tanto, e quando non andavamo bene ci castigava, a volte ci picchiava anche, tuttavia era l'educazione diciamo dell'epoca. Una sera, dopo che guadagnammó il nostro solito bozzetto di dollari, nostro padre non tornó a casa. I soldi li aveva sempre lui, e questo continuó per tanto tempo, fin quando una di quelle sere io e mio fratello Tito decidemmo di seguirlo. Giocava i soldi a poker e apprendemmo che accumuló parecchi debiti. Lo dicemmo a nostra madre e lei litigó con lui, ovviamente non gli disse come lo scoprì altrimenti ce l'avrebbe fatta pagare. Mia madre fu costretta a lavorare e anche noi fratelli maschi per i debiti che avevamo. Nostro padre ebbe anche minacce di morte, eravamo costantemente in pericolo. Tuttavia lui continuó a giocare e tradì varie volte nostra madre. Un giorno attaccarono la mamma e le fecero uno scippo mentre tornava da lavoro. Io ero stanco, non ne potevo più e soprattutto odiavo mio padre giorno dopo giorno, dovevo fare qualcosa. Così, mi feci coraggio quella sera e seguì mio padre come succedeva spesso oramai e aspettai che qualcuno di importante uscisse da lì, ma non usciva nessuno e senza farmi notare da nessuno entrai lì dentro e trovai il capo di tutta l'organizzazione. Mi chiese chi fossi, che ci facesse un picciriddu come me in quel posto. Io avevo paura, tuttavia volevo far vedere che avessi fegato ed ebbi la faccia tosta di chiedere di cancellare tutti i debiti di mio padre e di lasciar stare la mia famiglia. Riuscì a minacciarlo puntando uno dei suoi con una pistola che sfilai prima. Tuttavia non gli importava di quello lì così si mise a ridere e mi applaudì ammettendo che avessi fegato. E questo don Antonio, siciliano, si notava fin da subito che fosse nell'ambiente da tanto tempo, accettó la mia richiesta in cambio di una cosa... di lavorare per lui" Michael aveva gli occhi pieni di rabbia ricordando ogni particolare. Lui non ebbe un'infanzia, ma nemmeno una serena adolescenza come tutti i suoi coetanei.
"Oh Michael, dev'essere stato terribile, e poi tu cosa hai fatto?"
"Beh accettai a condizione che la mia famiglia non lo sapesse."
"E loro acconsentirono?"
"Per mia fortuna si, e a mio padre vietarono l'ingresso una volte e per tutte, così in tutti i night club della zona"
"E cosa facevi per loro?"
"Beh iniziai a fare tante piccole cose fin quando non di fecero man mano più frequenti e io, a poco a poco, mi facevo risucchiare dal loro mondo. Diventai sempre più burbero, cinico, quello che vedi oggi non è nulla"
"E come hai fatto a scappare da tutto questo?"
"Sai facevo piccole rapine, rubavo auto particolari, spacciavo... erano cose che mi andavano bene finchè un giorno una gang ci dichiaró guerra e attaccarono la piazza in cui lavoravo insomma. Dopo una feroce lotta uno di loro mi puntó la pistola alla tempia, e non mi sono mai ritrovato in quella situazione, per la prima volta ebbi paura. Ad un tratto sentì uno sparo e colui che mi puntava la pistola cadde a terra dal dolore per la gamba che sanguinava. Quello che sparó era del nostro gruppo, mi esortó a spararlo, mentre si lamentava dal dolore, io non ce la facevo era poco più grande di me io ne avevo 17 e lui 18. Esitavo quando all'improvviso lo vidi morire in un colpo solo, ad occhi aperti. Non mi era mai capitato e ci rimasi davvero male, la notte non riuscivo più a dormire, quel ragazzo morì per colpa mia."
"Non posso credere a quello che mi stai raccontando"
"Devo ringraziare in un certo senso ad una persona se mi sono salvato da questa vita di merda"
"Chi?"
"Un ragazzo che fa parte di un'altra gang, lui vide subito qualcosa di diverso in me tanto da fargli capire che quel luogo non faceva più per me"
"Cosa è successo?"
"Ecco, ci fu un altro scontro ma questa volta con questa gang perché ci impadronimmo delle loro piazza di spaccio... allora mi ritrovai nella stessa situazione: il nostro capobanda era un certo Notorius, quello Che mi ha inviato quella posta, e mi esortava a sparare, a non avere pietà ma io mi rifiutai letteralmente. Lui cercó di spararlo ma io glielo impedì e gli sparai ad una gamba. Così in poco tempo mi guadagnai il rispetto del capobanda di là e l'odio dall'altra parte. Feci tutta una guerra affinché mi lasciassero andare, e Dick mi aiutó."
"Il capobanda che hai salvato?"
"Si... e alla fine per lasciarmi andare feci un ultimo lavoro per loro"
"Cosa Michael?"
"Dovevo uccidere una persona"
"E tu..."
"No, non ce la feci... Dick lo fece al posto mio da lontano,ma feci io il gesto, così ci credettero e mi lasciarono andare"
"Cavolo Michael"
I due si abbracciarono anche se Michael non amava le effusioni. Fred non aveva ancora idea cosa dovette passare il suo amico. Ecco perché era così duro, non aveva tanti amici, e con le donne preferiva solo spassarsela... non aveva davvero l'idea di come si stesse insieme ad una persona.
"E con i tuoi?"
"Beh un anno dopo lasciai Gary per trasferirmi a New York dove iniziavo a prendere successo con i Jackson Five, mio padre continuava a farci da manager dopo che divorzió da nostra madre, anche se non mi piaceva l'idea, non mi fidavo più di lui, tuttavia i miei fratelli vollero dargli un'altra possibilità. Ma non appena presi successo lo allontani da me. Adesso finiró l'ultimo tour con i miei fratellli e poi mi dedicheró completamente a me. Me lo devo."
"Beh, fai benissimo Mike. Ti appoggio credimi"
"Ma noi non dovevamo andare in studio?"
"Già, cavolo"
I due si affrettarono ad andare e dopo 10 minuti si ritrovarono alla Epic. Michael e Fred fecero per correre velocemente salendo un piano quando Michael si scontró violentemente con...
"Michael?"
"Jane!"
Era incredibile, per la seconda volta si scontrarono nello stesso punto. Sembrava quasi che il destino si divertisse a scherzare con loro.
"Vedi che ci provi gusto a venirmi sempre addosso" disse lei abbozzando un sorriso.
"Forse l'incontrario" disse lui con sguardo provocatorio mentre si avvicinava a lei ancora entrambi a terra. Fred fece un colpo di tosse per riprenderlo.
"Michael io vado, diró a Paul di aspettarci ancora un po'"
Michael annuì e congedó subito l'amico concentrandosi su quella bellezza che glie era piovuto addosso quella mattina. Anche se era L'incontrario.
L'aiutó ad alzarsi e non potè fare a meno di scrutare ogni particolare del suo outfit, come aveva sistemato i capelli in una normale acconciatura è un trucco leggero. Come faceva ad essere così sexy e semplice allo stesso tempo?
"Sempre in ritardo a quanto vedo"
"Si Jane, e tu ne stai contribuendo"
"Io non ho colpe! Sei tu che ti sei fermato a guardarmi" disse tenendogli testa. Quella ragazza era tosta, non avrebbe mai ammesso nemmeno un suo sbaglio. Ma con Michael avrebbe imparato direttamente la lezione. Purtroppo alcune cose gli rimasero della vecchia vita, e non avrebbe perdonato un torto seppure piccolo, se non si fosse prima vendicato, non si sentiva pari.
"Vedo che la serata ti ha dato alla testa"
"Che c'è? È un tuo modo per chiedermi come sono stata? Sei andato subito via quella sera, sembravi strano"
"Beh si, mi sono sentito strano"
"Perché era la prima volta che uscivi con una ragazza senza fare sesso" ed eccola che ricominciava.
"Attenta a come parli"
"È una minaccia?"
"Prendila come ti pare"
"Beh, tu hai detto attenta a come parli... scusa come parlo?"
"Parli troppo, e dici cose stupide"
Disse con non chalance mentre le abbracciava i fianchi avvicinandola a poco a poco contro il suo bacino facendo scontrare i suoi seni con il suo petto. Erano morbidi pensó e non troppo grandi. E cosa sorprendente non le diede fastidio. Qualche settimana fa gli avrebbe dato un calcio nei gioielli di famiglia.
"Dico cose stupide ad uno stupido"
"Quindi... come sei stata?"
"Davvero ti interessa?"
"Si" le disse guardandola attentamente negli o occhi. Aveva degli occhi piccoli, un bel tiramento. Quel colore sapeva travolgerti. In un attimo ritornarono quelle strane sensazioni che non sapeva spiegarsi. Perché le provava solo con lei?
"Mi è piaciuta, non ero mai stata all'Osservatorio"
"Sono contento... anche io sono stato bene"
"Sicuro?"
"Sono sincero"
"Mh, che fortuna, non lo sei mai"
"La finisci? Oggi lavori?"
"No tra poco stacco e vado a casa"
"A che ora stacchi?"
"Verso le 15:00"
"Allora vieni al 15esimo piano, voglio farti vedere delle cose, poi ti accompagno a casa"
"Mmm d'accordo"
"Promesso?"
"Non scappo"
I due fecero per salutarsi con un bacio in guancia e quando Michael andó da Fred.
"Allora, novità?"
"Si Fred, dopo porterò qui Jane"
"Ah sì? Strano non hai portato mai nessuna"
"È solo per conquistare la sue fiducia"
"U a Per?"
"Per portamela a letto, non so se ti ricordi, ma é una figa pazzesca"
"Ah già, dai Michael vallo a raccontare a qualcun'altro"
"Non ricominciare Fred";continua
LiberianGirl
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Who's Bad?
FanfictionATTENZIONE: SCENE DI SESSO DESCRITTO. Ragazzo cinico e diffidente dal passato non facile, s'imbatte in una ragazza intrigante capace di sconvolgere il mondo di certezze da lui costruito.