18. With the eyes of desire

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Jane rimase sorpresa, senza parole. Tuttavia, aveva i piedi ben saldi a terra.
Si guardarono per una manciata di secondi poi iniziò a diventare nervosa per un momento così reale ed intenso, fino a dire cose senza senso. Si comportava così nei momenti in cui non si sentiva sicura, sotto controllo, con il cuore a mille e pensieri in subbuglio. Oppure avrebbe iniziato ad irritarsi fino a difendersi attaccando il suo interlocutore. Questa volta vinse la prima opzione.
"Ho sete, ho molta sete, è incredibile, mi sto disidratando. Sono una scema, perché bevo pochissimo"
Michael alzó le sopracciglia non capendo la sua reazione, poi lasció correre con un sorriso tra i baffi. Forse aveva capito che non era l'unico ad avere problemi davanti a certe situazioni.
Michael guardandola con il solito sguardo sexy e le labbra leggermente socchiuse, prese dell'acqua senza troppo impegno e gliela porse, inchiodandola a lui.
"G-grazie" lui annuì come per dire prego.
Il giorno dopo Jane lasció l'ospedale scortata da Michael. Prima di ritornare a lavoro, sarebbe stata per un po' a casa. Michael rimase qualche ora mentre Fred era a lavoro per coprire i suoi impegni. Stava per andare via e Jane lo accompagnó alla porta dopo che egli salutó anche Steph, ma ad un certo punto.
"Allora io vado, ci vediamo venerdì, domani ho da fare tutto il giorno, se riesco vengo la sera, altrimenti venerdì" le ricordó Michael.
"Quando vuoi, non mi muovo, hai sentito il medico" rispose lei con un sorriso.
Si guardarono e in un momento di imbarazzo Michael si avvicinó a lei poi disse. " allora a presto piccola" con voce seducente. Lei diventó rossa di botto sotto un sorriso timido. Michael le diede un bacio all'angolo della bocca e stette per aprire la porta, quando qualcuno lo anticipó.
"Ehi George!"
"Ciao piccola! Come ti senti?"
"Meglio, mi sto riprendendo"
"Ah ci sei anche tu? Ciao Michael" lo squadrò George. Per non parlare di Michael, egli infatti si limitò a salutarlo con un mezzo sorrisetto falso. Allo stesso tempo fulminó Jane. Perché si faceva chiamare anche piccola da lui?
"Si, ora Michael sta andando via"
"Veramente posso rimanere un altro po', non credo che ti dispiaccia, vero? Bene!" Esclamó Michael facendo marcia indietro e sedendosi sul divano del soggiorno accanto a Stephany.
La lasció inerme vicino alla porta con la bocca aperta non facendole capire nulla. Fece tutto lui e lei non arrivó a dire niente.
"Tieni, questi sono per te!" Esclamó George porgendo a Jane un mazzo di fiori gialli.
"Ma che belli, grazie! Non dovevi" disse lei.
"Infatti, non dovevi, è uno spreco. E poi fa caldo. Moriranno prima e si butteranno prima" fece notare Michael con una punta di sarcasmo. Jane inizió ad irritarsi mentre Steph iniziava a ridere. Qualcosa stava animando un po' quella casa.
"George, raccontaci un po'... come vi siete conosciuti tu e Jane?" Chiese Stephany appositamente. Le intrigava quella situazione.
"Mah, a lavoro... non appeno ho incontrato i suoi bellissimi occhi ho detto che dovevo assolutamente conoscerla meglio" disse apertamente guardando negli occhi Jane.
Michael incominciava ad essere irrequieto sul divano, cambiando posizione e portandosi una mano al mento.
"Oh, ma che romantico! Vero Michael?" Gli chiese Steph.
"Non saprei" disse facendo spallucce. Lei lo guardó beffarda. Cosa voleva ottenere da quelle provocazioni?
"Ma tu non eri stanca Steph? No, vero?!" Esclamò Michael.
"Con questa bella compagnia? Per niente"
Jane inizió a sentirsi sotto pressione, era diventato il centro di quella situazione.
"Ehm, grazie George sempre gentile. Vado a fare del caffè"
"Ti faccio compagnia" disse ad un tratto George.
Lei le sorrise ma...
"George, rimani qui vorrei chiederti delle cose, lo farà Michael per noi, tu Jane hai ancora il braccio dolorante"
"Ma lo faccio dalla macchina con le cialde"
"Michael potresti pensarci tu?" Chiede ad un tratto Steph facendogli l'occhiolino. Quella donna lo stava esasperando, non capiva le sue reali intenzioni, ma di certo sarebbe stato meglio così che lasciarlo fare invece a George che sbava dietro Jane.
"Nessun problema, Jane fammi vedere"
I due andarono in cucina e Geroge rimase con Stephany.
Michael inizió a preparare il caffè e nel frattempo non perde tempo a fare del sarcasmo.
"A quanto pare non sono l'unico da cui ti piace farti chiamare piccola" le incalzò lui dandole le spalle mentre preparava il caffè.
"Cosa posso dirti? Sono ricercata per come sono unica"
"Ecco la Jane di sempre, la presuntuosa che conobbi alla festa"
"Ha parlato mr. gallina bianca"
"Non puoi rimproverarmi di nulla"
"Beh, nemmeno tu"
"Non ho ragazze che mi portano i fiori, anche se forse mi meriterei e li dovrai stare solo zitta"
"E fatteli portare, io ho già chi me li porta, indipendentemente da te!" Esclamò lei.
"Che c'è, hai voglia di litigare adesso?" Le chiese lui girandosi e inchiodandola al suo sguardo.
"Hai cominciato tu, con la tua stupida gelosia"
"Sese, non lascerei questa soddisfazione proprio a te"
"Ma se è quello che stai facendo"
"Le convinzioni fottono mia cara, credimi, non tirare troppo la corda, te ne stai approfittando"
"Beh allora va via, non ti intrattengo"
Lui reagì di scatto afferrandola per i fianchi e sbattendola contro il frigorifero tanto da far sentire il suono.
La bloccó tra se e la porta del frigo.
"A volte sei così intrattabile che mi fai diventare matto di rabbia" le disse tra i denti.
"E tu mi irriti con il tuo sarcasmo del cazzo" gli rispose lei di rimando.
Erano a pochi centimetri di distanza, al contempo Michael si avvicinó ancora di più a lei e Jane potè sentire la sua eccitazione provenire dal basso. Era la prima volta che le capitava. E in qualche modo questo la eccitó parecchio sapere che era lei a provocare quell'effetto.
"Ora lo sai" disse poi Michael.
Lei non riusciva a parlare era sopraffatta dal desiderio. Desiderava sentire le sensazioni della notte scorsa.
"Jane, cosa mi stai facendo?" Quelle parole la confusero.
"Perché mi stai cambiando?" Per non dire di queste.
"Io non faccio nulla Michael"
"Tu mi provochi e ti piace, anche a me piace, ma non mi piace quando lo fai"
"Cosa?"
"Lo vuoi capire o no che sei mia!?...Lo senti anche tu vero?" Le chiese accarezzandole una gamba da sopra il jeans. Piano le bació le labbrá e lei non fece nulla per fermarlo, anzi. Inizió a toccarlo... le spalle larghe, la schiena da sotto la camicia, i glutei. Si cominciava ad essere audace. Michael ad un tratto mise una mano nei suoi jeans e le tocco quel punto sensibile.
"Cavolo come sei bagnata... tu mi farai uscire pazzo" disse in un bacio che divenne più appassionato dove incominció a succhiarle parte del corpo.
"Ragazzi, ma il caffè?!" Si sentì ad un tratto la voce di George che stava per venire in cucina.
I due si allontanarono di colpo lasciandoli con il fiatone. Il caffè di brució appena. George entró in cucina e notó il rossore delle guance di Jane.
"Jane tutto bene?"
"Si George, perché?"
"Credo si sia bruciato il caffè" disse Michael facendo una tosse finta. Poi ad un tratto una chiamata anonima al suo telefono.

_Continua_
Liberiangirl

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