55. Aspen

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Un vento freddo le toccava il viso mentre era ormai sera a Los Angeles e si intravedeva la prima stella. Jane si accingeva a salire sul jet privato con Michael diretti chissà dove. Lei sapeva che fosse solo una questione di lavoro. Nessuno dei due proferì parola da quando lasciarono l'appartamento di Jane. Michael era seduto difronte a lei mentre questa guardava dal finestrino come si allontanasse dalla città dall'alto. Una lacrima le coprì il volto e Michael se ne accorse poiché non faceva altro che guardarla. "Jane desideri qualcosa?"
"No, grazie" disse senza smuoversi di un millimetro. "Vuoi parlarne?"
"No..."
"Se può servire, mi dispiace... non volevo creare problemi"
"Peccato che l'hai fatto, da quando sei rientrato nella mia vita stai di nuovo rovinando tutto. La mia stabilità, prima il lavoro e adesso Jake" lo attaccó Jane.
Michael non disse nulla, ma quelle parole lo ferirono, comprese in quelle frasi anche solo dette per rabbia che in realtà aveva ragione. Era solo sofferenza per lei.
"Sai che ti dico? Hai ragione..." riprese Michael abbassando lo sguardo verso il finestrino. Jane era in silenzio e il viaggio proseguì così per un'oretta.
Dopo un po' lei si addormentò e Michael la contemplava da lontano. Pensava a quanto fosse tutto sciocco ciò che stava facendo, aveva raggiunto il suo scopo, Jane e Jake si erano lasciati, tuttavia, non era felice si sentiva solo uno schifo, sentiva di essere nuovamente colpevole per il suo dolore e la sua tristezza. Come aveva fatto a perdere un raro fiore come quello? Un fiore che cresceva sull'asfalto e sul cemento. Quando arrivarono Michael cercó di svegliarla teneramente accarezzandole il viso. Non appena a terra andarono in hotel ma ci fu un equivoco con le stanze.
"No, Michael fammi capire dovremmo dormire in una stanza insieme?"
"Non è colpa mia mi devi credere" si giustificò lui.
"Senti non m'importa tanto non ho nemmeno voglia di dormire" Jane lo lasció li raggiungendo la suite. Lui la vide allontanarsi e sospiró a grandi linee ma cercó di trattenersi. Una volta in camera si sistemarono. "Io posso dormire anche qui è molto comodo questo divano" proferì lui.
"No dormo io sul divano non è giusto"
"Non fa niente, poi ho questa TV così grande, anche se non avrò tempo di vederla" scherzo lui.
"Mi dici per quale motivo siamo qui?"
"Devo incontrare un importante figura del mondo degli affari e tu dovrai essere lì con me per aiutarmi a comprendere che tipo è, poiché non mi fido e su questo vorrei un tuo parere. Ad esempio, ha insistito molto per incontrarci qui ad Aspen. "
"In effetti è insolito... Michael non è mica qualcosa di sporco dove solo tu ti vai a conficcare?!" Gli chiese lei ammonendolo.
"No, per niente... cercavo solo nuovi professionisti per i miei studi"
"I tuoi studi?"
"In pratica questo dovrebbe essere il vicepresidente della Sony corporation con cui ho intenzione di diventare socio e creare una nuova casa discografica"
"Wow... come mai questa idea?"
"Me l'hai data tu quando ci siamo messi insieme... è stata in una casa discografica il nostro primo bacio"
All'improvviso caló il silenzio. Jane non si aspettava quelle parole. Ricordava ancora il luogo del loro primo bacio e ha mantenuto questa idea. "D-davvero?"
"Te lo giuro"
Jane si sedette sul divano insieme a lui "Michael scusami per prima. Sono stata pessima"
"Non preoccuparti. Io dicevo sul serio"
"Ma no, non è colpa tua... in fondo ho scelto io questo lavoro e Jake voleva passare solo più tempo con me"
"Qual è il vero motivo per cui ti ha lasciata? Crede che tra di noi ci sia qualcosa?" Le chiese direttamente senza giri di parole. Jane arrossì.
"Beh... sei comunque il mio ex. Penso che a chiunque darebbe fastidio dopo un po' saperti a lavoro con lui."
"Quindi ti ha lasciato per gelosia?"
"Michael perché mi fai tutte queste domande?!" Si innervosì lei alzandosi di scatto.
"Vorrei solo capire magari per aiutarti"
"Non ho bisogno del tuo aiuto"
"Va bene. Ok.. sei tesa ti lascio riposare" disse Michael un po' snervato alzandosi e lasciandola da sola in camera.
"Dove vai?"Michael non rispose a chiuse la porta alle sue spalle.
Egli raggiunse la Hall. Era nervoso, non sapeva cosa fare, per giunta quell'incontro gli destava non pochi sospetti. Jane si spazientì e cercó di calmarsi lasciandosi andare ad un bagno caldo. Passó un'oretta e Michael fece ritorno. Non trovó Jane in camera, pensó che fosse uscita per una boccata d'aria così si spogliò senza problemi e intravide la porta del bagno semiaperta, non sospettava minimamente che lì dentro ci fosse ancora Jane dato che le luci erano tutte soffuse. Mentre apriva la porta Jane si stava spazzolando i capelli con solo una asciugamano intorno al corpo, e lui lo stesso. A primo impatto i due rimasero imbambolati e si guardavano con qualcosa che andava oltre i loro corpi, dagli occhi si poteva leggere un mix di passione tanto da renderli entrambi febbricitanti e concupiscenti.
"Ehm, scusa non mi sono accorto che..." farfuglió Michael impossibilitato a non distogliere lo sguardo dal suo corpo.
"Si scusa ho quasi fatto" disse Jane con imbarazzo guardandolo dal basso verso l'alto cercando di non darlo a vedere.
"Fai con comodo, io... io aspetto di la" sibilló lui. "Jane"
"Si?"
"Mi chiedevo... se domani mattina ti andasse di visitare Aspen o fare un giro qui, sulla neve... giusto per passare il tempo
"Beh..."
"Sempre se non hai nulla in contrario... lo dico solo per farti svagare un po"
"Va bene..."
"Perché se tu non vuoi lo capi... va bene? Ah bene perfetto allora"disse chiudendo la porta. Michael non credeva che avesse accettato era contento come un bambino a Natale.
Dopo un'ora entrambi erano pronti per la cena ma qualcuno bussó alla porta.
"Signor Jackson volevo comunicarle che il suo ospite è indisposto per questa sera e per tanto la invita domani sera a questo indirizzo"
"Va bene grazie"
"Cosa succede?"
"Che ci ha dato buca"

Continua

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