25 Se fosse tutto un sogno...

9 2 0
                                    


La scienza non era sempre esistita.
Come tutte le creazioni di questo mondo, pure la scienza era scaturita dall'uomo e dalla sua perseveranza. Si era man mano sviluppata e ingigantita, fino a diventare quella che ne era oggi, ovvero una macchina di competenze e ingegno.

La scienza aveva sempre cercato di aiutare dove ne avevano bisogno, con le creazioni  da cui ne avevano ricavato, molte vite grazie ad essa erano riuscite a nascere, ma d'altro canto, molte vite erano state altrettanto tolte.
Dietro le sperimentazioni di tutti i giorni c'erano ovviamente le ricerche e i prototipi che furono realizzati fino ad arrivare al prodotto finale, che era in grado di non nuocere nessun essere vivente. Tuttavia, il sangue e la vita da cui la scienza si era lavata le mani era solo una facciata per far vedere le mani pulite.

La creazione di esperimenti su organismi aveva sempre affascinato gli scienziati e gli studiosi, che sempre più vogliosi del sapere, avevano cercato nuovi metodi di sperimentazione. Alcuni non nuocevano, mentre altri lo facevano troppo, ma nessuno di questi era innocuo.

Le scoperte erano sempre viste con occhi pieni di stupore ed eccitazione, la voglia che si riscontrava quando una creazione veniva attuata, ne faceva accrescere un'altra ancora più grande e così via, come un ciclo infinito.
Però, più le creazioni diventavano complesse, più erano alti i rischi. Ma i rischi erano alti sia per gli scienziati, che altrettanto per le cavie.
Di cavie da laboratorio ce ne erano un'infinità, da animali ad organismi viventi a molecole, ma se, di per sé, gli esperimenti sugli animali erano crudeli e richiedevano un sacco di indifferenza verso di loro, allora molti degli scienziati che usavano altre cavie avevano davvero il cuore di pietra.

Più si andava avanti, più la voglia di fare esperimenti ed ambire a percorsi fuori dal comune e da ogni logica dell'essere umano si ingigantiva e diventata sempre più difficile da sopprimere. La curiosità era malevola. La perseveranza era dura. Ma la via corrotta era assai più crudele e inumana.

Da come il mondo andava avanti, anche la scienza lo stava facendo. Gli sperimenti aumentavano e così anche le idee. Da idee semplici, si erano arrivati a quelle più complesse, come il fare esperimenti sui morti.
Morti, cioè cadaveri.

Se da sempre si facevano esperimenti sui vivi, allora perché non farlo sui morti?
Perché non cercare di rianimare quest'ultimi, in modo che la morte non ci possa occorrere?

Gli scienziati non erano tutti di mentalità contorta, ma c'erano anche quelli che solo per curiosità o per bramosia lo facevano.
Così, da cavie su animali, si era passati anche a cavie umane, sia vive, che morte o sul punto di morte, quindi che non lo erano ancora.

Riuscite ad immaginarvelo? Mentre eri sul letto di morte, le tue viscere che venivano sgretolate e squarciare da chiodi o pinze?
Questa per molti era semplice curiosità, ma la curiosità alla fine uccise il gatto.
Quello che piantavi, seminavi.
Ed era quello che successe.

Le cavie umane che erano sul punto di morte erano diventate senza vita, né morti né vivi, le anime erano ancora in questo mondo ma erano sull'orlo dello spezzarsi e non sarebbero mai state in grado di rimanere in pace ed andarsene, magari rinascendo.

Gli scienziati non lo sapevano, ma c'era stato un tempo, circa 2000 anni fa, dove in un regno di Earthland, un principe aveva pensato alla stessa cosa. Fare esperimenti sui morti. Ma lui non era come gli scienziati, era un principe e si diceva che aveva il sapere dei nove cieli e il potere delle dodici costellazioni, non gli mancava né la forza né il limite. Non conosceva la compassione e l'empatia.
Era nato caldo ma era diventato freddo.

Si poteva dire che fosse lui il creatore e l'ideatore di quel flagello, che fosse lui l'artefice che aveva avuto una mente tanto contorta da fare una cosa del genere. Il cosiddetto principe aveva realizzato anche delle pillole, che erano in grado di velocizzare gli esperimenti ed erano iniettati di una sostanza tossica e nociva per il corpo umano, e una volta realizzato la sua prima cavia umana vivente grazie alle sue capacità, lo aveva chiamato 'Zombie' né vivo, né morto, un cadavere ambulante che girovagava in questo mondo senza più avere pace nell'anima."

Declan osservò attentamente il volto cireneo di Cian e lo squadrò, alla fine concluse dicendo, "Devi sapere che gli zombie che esistono oggi sono creazioni che sono state portate da generazioni e generazioni dagli umani stessi. Sono alla fine loro gli artefici della fine della loro stessa specie."

"......"

Cian restò in silenzio per qualche minuto non riuscendo a ribattere nulla.

Sapeva che gli umani facevano esperimenti da anni, se non secoli, come figlio di due scienziati lo sapeva meglio di chiunque altro quanto la scienza era importante per salvare vite umane e riuscire a far migliorare il ciclo di vita del mondo, ma quello che non sapeva e che mai si sarebbe sognato di immaginare erano gli esperimenti sui morti.

Dopo la morte il corpo perdeva ogni utilità, le cellule e microorganismi che funzionavano, senza una fonte di vita anche quelli si estinguevano, quindi perché farli sui morti?
Il corpo era solo un involucro alla fine, una volta morto, quello si irrigidiva e si spegneva esangue, ma non era l'anima, la sostanza immateriale più importante?
Cian non era religioso, ma credeva che l'anima di una persona, una volta che il corpo era morto, si impadroniva di qualche altro essere vivente. Ma se il corpo non moriva del tutto, allora come faceva l'anima a stare in pace e reincarnarsi?

Come faceva a trovare la retta via e ad andarsene da questo mondo?
Se con macchine contorte ed esperimenti sui corpi dei morti, allora anche l'anima restava intrappolata senza via di fuga?
La cosa che faceva raccapricciare Cian e farlo arrabbiare era che tutti gli esperimenti si facevano contro la loro stessa volontà!
Non ci sarebbe stato nessun essere umano con la ragione lucida, che avrebbe accettato che sul letto di morte il suo corpo venisse preso come cavia per esperimenti e che la sua anima non riposasse in pace. Quando finivi la tua vita, non volevi per caso desiderare di viverne un'altra magari migliore? Se non potevi fare una cosa del genere, allora che senso aveva?

A Cian venne un fortissimo capogiro che si dovette premere le mani sulla fronte. Le sue ginocchia divennero all'improvviso molli e cadde in ginocchio toccando il pavimento del laboratorio con un piccolo tonfo.
Declan voleva andare ad aiutarlo ma capì che era meglio lasciarlo stare e aspettare che elaborasse il tutto. Aver scoperto così tante cose in una sola volta era del tutto surreale, se poi erano cose che riguardavano la vita stessa allora era ancora più surreale.
Declan rilasciò un leggero sospiro quando vide che Cian non si era mosso e si era rannicchiato su se stesso dallo sconforto.

Passarono i minuti e nel silenzio del laboratorio, la voce di Cian dopo tanto riecheggiò, fredda e distaccata ma anche leggera e sgretolata, come se la sua anima fosse stata fatta a pezzi da mille lame e non si potesse più ricomporre, mentre il volto inespressivo di Declan si oscurava, come se anche lui stesse sentendo e provando il dolore di Cian.

Illusory dream "BL"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora