63

1.1K 72 10
                                    

La serata continuava tranquillamente, si stavano divertendo tutti e socchiudendo gli occhi si poteva benissimo sentire ogni nota musicale di ogni singolo brano, si poteva sentire l'odore di alcool in giro.
Ma Giulia sentí una voce sussurrare al suo orecchio, restò di sasso, come prima mossa.
Poi, lentamente si volta un pó all'indietro e inizia a vedere un ciuffo chiaro, quasi verdognolo, solo che era l'effetto delle luci blu del locale e quindi era un ragazzo dai capelli biondi.

"Anche tu qui?" Chiede lei

"Non potevo?" Ribatte Sebastian con il suo sorrisetto. "Ti va se ti offro qualcosa? Come va il lavoro?"

Giulia annuisce e si allontana con lui verso il bancone. "Cosa ti va?" Chiede lui

"Prendiamo qualcosa di leggero o prendiamo una birretta?"

"Guarda, c'è la birra alla tequila, un mix perfetto di ciò che state cercando. Leggero e frizzante" ride il barman.

"Andata!" Afferma Seb. "Allora? Come sta andando il lavoro?"

"Diciamo che è stressante, mille cose da fare da aver quasi dimenticato la mia passione"

Lui si avvicina a lei per ascoltarla meglio. "Andiamo fuori così possiamo parlare" fa lei presa dal discorso. "A volte mi sembra di far felici gli altri, certo, ho il mio studio e ho tutto il resto ma sento che qualcosa non va" continua lei.

"Cosa intendi? Problemi all'accademia?"

"Non so, forse insegnare senza poter ballare e sbagliare e vivermi la musica, vivere un copione, forse non è quello che voglio" sorseggia facendo un espressione di goduria "Forse voglio vivermi la libera di poter ballare come voglio"

"Dici che insegnare non fa per te?"

"Non dico quello"

"Sembra esattamente così! Non sembri la ragazza che perde i treni della vita."

"No, io sbaglio prorpio stazione. Anzi, non mi sveglio proprio per andarci'' sentenzia lei. "Per questo, non ci oenso mai troppo, ma se ci penso. A me non piace fare la maestrina, un due tre, a me piace non seguire il copione."

"Sei confusa!" Esclama lui ridendo. "Ma apprezzo che tu ti sia aperta con me di questo, siamo colleghi di lavoro."

Ma lui era sempre così misterioso, lui non aveva parlato di nulla, l'aveva ascoltata senza dire cosa ne pensasse o altro. Non ha espresso nessun tipo di parere su nulla. "Adesso vado che sono stanco, buona serata" le fa un sorrisetto e alza la mano per salutarla "Ne parleremo meglio poi, adesso goditi la serata" e va via.

Lei resta lì fuori appoggiata ad una vecchia cabina telefonica, poi si siede a terra e sbuffa, come fa un bambino quando non sa quale gioco scegliere per giocare, quando è confuso su cosa giocare.

Cosa voleva davvero lei per il suo futuro?

"Cosa?" Sente Giovanni urlare e interrompere la sua pace. "Tu, tu sei qui?" Con tono folle. "Noi ti stavamo cercando da un'ora, pensavamo ti fosse capitato qualcosa, sono corso in tutto questo locale del cazzo" la rabbia si faceva spazio in lui e gli occhi non erano più di quell azzurro limpido, ma scuri, grigi e cupi. Tira un pugno al vetro della cabina. "Cosa cazzo ci facevi qui?"

"Ho incontrato Sebastian e mi ha offerto da bere, abbiamo parlato del mio lavoro"

Ma a lui non interessava di cosa avessero parlato, neanche dell'importanza delle parole di Giulia sul suo lavoro o sulla sua voce tremolante. La sua testa solo al sentir di quel nome è esplosa definitivamente, neanche ha ascoltato tutte le altre parole. "Sebastian?"

"Hai ascoltato quello che ti ho detto?" Fa lei

"Sebastian? Ma che cazzo fai, Giulia?" Urla lui. "E cosa avete fatto, dimmi!"

"Ti ho già detto, ma tu ascolti solo ciò che vuoi" Alza la voce lei. "Non devo neanche darti spiegazioni.

"Ah no? E chi sono? Il tuo cane da compagnia? Le merito le spiegazioni"

"Vaffanculo" urla lei girando le spalle e andando via.

Lui la rincorre. "Giulia" "dove cazzo vai?"

Lei non si ferma, continua a camminare fin quando lui, con passi più lunghi la supera. "Non vai da sola, ti accompagno a casa" fa lui andando verso la macchina.

Lei sale. Sa che di notte è pericoloso, sa che potrebbe incontrare chiunque, sa che non è lucida perché ha bevuto e sa che il cuore sta cadendo in frantumi.

L'auto parte e nessuno dei due parla, in radio passa qualche vecchia canzone e nessuno dei due canticchia. Lei guarda la strada, la sua Roma fuori dal vetro. E lui impugna lo sterzo e guarda avanti, era nervoso, geloso, stava impazzendo. "Allora?" Fa lui con tono brusco.

"Lasciami in pace" fa lei

"Anche! Per dire così vuol dire che è successo qualcosa con lui"

Giulia non poteva credere alle sue orecchie, il suo Giovanni non si fidava di lei, stava davvero dubitando della persona che era?

"Rispondi!" Esclama ancora con rabbia tirando un cazzotto sul clacson.

"Tu e la tua rabbia mi avete rotto, sono stanca di sopportare questo!" Giulia fa per aprire la portiera della macchina, ma lui la blocca. "Lasciami andare" urla lei in preda al panico mentre qualche lacrima le scorre in viso.
Lui era incontrollabile. "Giulia è pericoloso"

"Non mi interessa" urla lei mentre lui cerca di chiudere la portiera e di guidare nello stesso tempo.

"Giulia perfavore!" Adesso era la paura a farsi spazio in lui, la rabbia stava andando via e stava tornando il suo sguardo di sempre, ma lei non voleva guardarlo.

"Voglio andare via" scansa il suo braccio e lui molla lo sterzo per mettere la sicura. "Lasciami" urla lei con tono disperato.

Una luce acceca gli occhi di lei e di lui che non fa in tempo a controllare l'auto che va contro un camion, si ribaltano due volte a terra e mentre le ruote dell'auto capovolta continuano a girare, intorno tutto tace.

Il silenzio più assoluto.
Niente urla.
Nulla di nulla.

La bellezza dell'essere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora