Mi sono sempre chiesta perché le cose cambiassero così velocemente nell'arco di giorni o di anni. Nulla resta com'è, neanche noi.
Forse questa cosa non ci consola di certo, ma dovrà pur esserci una spiegazione.Giulia era persa nei suoi pensieri, seppur vaghi e vuoti. "Pensi spesso?" Si avvicina Dennis e lei sobbalza. "Sono io" ride. "Non mangio ancora gli umani, mi piace il cibo e tu non lo sei"
Giulia non seguiva il suo discorso, ma il suo amico faceva di tutti pur di parlarle, anfhe se difronte non aveva la sua solita amica, non era più lei, era in continuo cambiamento con sé stessa e con gli altri. Non si riconosceva neanche lei, poteva essere l'età, poteva essere tutt'altro.
Lui iniziò a parlare di cose senza alcun senso, di cose misteriose e vaghe, lei restava la e ascoltava. È stata sempre brava ad ascoltare gli altri. "Adesso devo andare" Si alza lei e si allontana, fregandosene di ciò che stava dicendo l'amico.
L'unica persona che aveva attorno a lei era Sebastian, ma forse non le bastava. Si sentiva vuota.
Sola. E seppur anche da soli, a volte basta una persona per riempire ogni spazio.Lui le voleva un bene dell'anima, ma si sa che il bene non è tutto, come l'acqua per una pianta. È necessaria, ma da sola non basta.
Allora lei ogni giorno lo viveva cosi, si preparava, andava a scuola, non studiava più danza, come se volesse dimenticare il suo passato, anche se era una cosa già successa.
Perche lei si allontanava da ogni cosa che la collegava al passato?
Sentiva dolore?"Scusami" Si volta un ragazzo vestito un po trasandato, ma aveva uno stile davvero carino, le cuffie nelle orecchie e sguardo perso come ognuno di noi a diciotto, diciannove, venti, trent'anni. Ma anche di più e di meno. "Scusami" ripete lui.
"Mi dispiace, non volevo farti cadere tutto" lei prende i fogli da terra e cade l'occhio sul brano. "Scrivi poesie?" Ride lei."Sono bellissime" Dice mentre le legge.
"Certo, sono nel club della poesia, vuoi venire a vedere?" Chiede lui a lei. E lei accetta.
Arrivano in questo club degli incompresi e lui passa qualche minuto al cellulare. "Sei nervoso?" Chiede lei e lui fa no con la testa. "Non ti ho chiesto come ti chiami, io Giulia"
"Bel nome" fa lui. "Io Giovanni, entriamo?" Cambia discorso subito dopo.
Entrano in questo club e l'aria non è molto accogliente. "Forse oggi sono incazzati" Ironizza lui. "Torniamo domani?"
"Va bene, è meglio" ride lei. "Qui fanno un buon gelato, vero?"
"Che ne so" risponde lui ridendo."Possiamo provare"
Entrano ed ordinano due frappè enormi mentre lei legge i brani di lui, non sono poesie, ma canzoni. Ma lei non lo sa. E ingenuamente sorride.
"Mi rivedo nei tuoi occhi, come una persona pulita, forse non sono io e non sei tu. Allora, se l'amore non parla, cosa siamo o cosa siamo diventati" legge lei e lui le toglie il foglio dalle mani.
"Non rovinarti la sopresa" sussurra lui.
Si alzano, poi, prendono il pullman e vanno verso il centro. "Ci vediamo all'ora, caro Giovanni" urla lei ridendo mentre lui la guarda e guarda. La guarda andar via, come se tutto potesse diventare di nuovo un ricordo.
Quando non vuoi lasciar andare qualcosa, la guardi fino all'ultimo e quando non la vedi più la immagini.Lei per lui era poesia e tutto ciò che leggeva era loro, erano loro.
Ma se solo avesse saputo.
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La bellezza dell'essere.
FanfictionHo sempre pensato di non essere mai abbastanza per nessuno, neanche per me stessa. •Giulia e Giovanni•