XXXIX.

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Victoria tornò a casa piena di dubbi e perplessità. Era rimasta colpita da quello che le aveva detto a pranzo la sorella. Posò le chiavi sul tavolo, mise Jules nella sdraietta e si preparò un tè freddo.

Nella sua testa cominciarono a frullarle mille pensieri. Il primo di tutti, Nadia sapeva il nome di sua figlia. E le uniche due persone da cui avrebbe potuto estrapolarlo erano lei e Damiano ma, siccome lei non ne aveva mai fatto parola, doveva essere stato per forza il marito. In base al seguente ragionamento, Dam aveva rincontrato Nadia a sua insaputa e in una loro conversazione era saltato fuori il nome della bimba, era l'unica spiegazione plausibile. Ma, ammesso che la sua ipotesi corrispondesse a verità, perché il marito non aveva fatto parola con lei del loro incontro? Si erano visti altre volte? Perché tenerle tutto nascosto? Chi rappresentava la rossa per lui? Cosa le nascondevano entrambi?

Ah, ti fai troppe paranoie, Vic...ripetè più volte a sé stessa scuotendo il capo, poi, andò a sedersi sul divano, nell'intento di aspettare il diretto interessato e chiedergli civilmente delle spiegazioni.

Il tempo passava, le lancette scorrevano in una danza infinita dove l'attesa stava prosciugando la gioventù della povera Victoria.

Verso le otto e mezza, la chiave girò nella serratura e Damiano entrò, si tolse giacca e stivaletti e si pettinò i riccioli con la punta delle dita. Aveva un aria tetra.

- Amore...- Vic gli andò incontro per baciarlo, lui non rispose al bacio. Percepì improvvisamente una strana sensazione: egli non aveva soltanto il suo profumo addosso ma il suo collo emanava anche un'altra fragranza, più dolce. Vic deglutì e lo guardò dritta negli occhi.

- Dove..dove sei stato tutto il giorno?

- Allo studio.- rispose frettolosamente lui.

- Perché non mi hai avvisata? Ero in pensiero...- gli passò una mano sul braccio, lui rabbrividì.

- Scusami, Victoria..devo..aver..perso la cognizione del tempo...- sembrava una frase decisamente premeditata. - Vado a fare una doccia.

- Ma..l'hai fatta anche stamattina..così ti si abbasserà il ph cutaneo...

- Ognuno ha le proprie fissazioni.- sentenziò accarezzandole lo zigomo con le nocche della mano.- Ci metto dieci minuti, tanto.

Una volta entrato nella doccia, Damiano non riuscì più a trattenersi e rilasciò una cascata di silenziose lacrime di vergogna. Come aveva potuto fare questo a Vic, sua moglie, madre della loro figlia, l'amore della sua vita? Si batté ripetutamente il capo con un pugno, in quel momento desiderava solo sparire. Poi, come poteva essere sicuro che l'altra donna non avrebbe parlato? Dopotutto, sfasciare la loro famiglia era stato il suo obiettivo fin dall'inizio. Maledetta..no, maledetto io, che razza di uomo fa questo alla propria donna? E per cosa, poi? Per una ragazzina impertinente e opportunista che se è arrivata a tanto è solo perché tu l'hai incoraggiata? Bravo, complimenti, sei un gran marito e un grande esempio di padre per tua figlia!

Sentì bussare alla porta. Sperava che la moglie non entrasse.

- Sì?

- È pronta la cena. Ti consiglio di sbrigarti.

- Certo, arrivo.

E datti un contegno, cazzo! Si diede due schiaffi.

Per tutta la cena, né marito né moglie proferirono parola alcuna, se ne stavano seduti l'uno di fronte all'altra con lo sguardo fisso sui rispettivi piatti.

Fu lui a sparecchiare e a rigovernare mentre Vic si sedette in poltrona per dare il latte alla piccola. Le raggiunse poco dopo e si sedette nell'altra poltrona di fronte a loro.

- Dam...

- Mh?

- Ti va di vedere un film?

- No, Victoria, stasera no. Ho molto mal di testa.- era la seconda volta che la chiamava col nome per esteso.

- Ok..vuoi un'aspirina? Te la prendo, è sul mobile.- fece per alzarsi.

- No, lascia, mi passerà...- si portò la mano alla fronte.

- Va..tutto bene?- gli chiese la moglie con un filo di voce tenendo Jules con la testolina appoggiata alla sua spalla.

- Sì...

- Sicuro?

- Cosa ti fa pensare il contrario?

- Non lo so, Damia', dimmelo tu...

- Sai cosa, penso che andrò a letto. Magari dormire mi farà bene.

Lei buttò l'occhio al pendolo del soggiorno addossato alla parete.

- Ma..alle nove meno cinque?

- Già. Ho bisogno di rigenerarmi. Domani sarò diverso, più socievole.- baciò entrambe le ragazze in testa e si avviò al piano superiore.

Vic, più sospettosa che mai, stette solo mezz'ora in più con la piccola, poi salì anche lei per portarla a letto e socchiuse la porta.

Tornò in camera dal marito che sembrava già essere caduto in un sonno profondo. Con un coraggio che neppure lei seppe dove l'avesse trovato, lo abbracciò dai fianchi e mise il mento vicino al suo collo. Le tornò subito in mente il profumo che aveva odorato poco prima e girò il capo di lato. Le scese una lacrima.

Il mattino seguente, Damiano si era già alzato ma aveva lasciato il telefono al piano di sopra, infatti si illuminò più volte per le notifiche. Vic esitò per qualche istante prima di avvicinarsi allo schermo.

Quello fu l'errore più grande della sua vita.

𝐹𝑜𝑟 𝑦𝑜𝑢, 𝑙𝑜𝑣𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora