9.Elena, Michele

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Un ringhiare terrificante seguito da un'abbaiare incessante e spaventoso, riempì il silenzio della notte. Il rumore delle zampe che violentemente si scontravano contro l'erba umida del giardino,si faceva sempre più vicino, facendo aumentare oltremodo il battito del cuore di Elena, che sembrava quasi perforarle la cassa toracica.

Si rannicchiò su stessa stringendo le palpebre con forza e trattenne il fiato per evitare che i singhiozzi incontrollati del suo pianto, attirassero l'attenzione di quelle bestie feroci.

Quel giorno aveva desiderato fortemente che la morte la prendesse. Aveva pregato con tutta se stessa affinchè una voragine improvvisa si aprisse nel terreno e la inghiottisse, facendola svanire nel nulla.  Ma di certo non si aspettava che ad ascoltare le sue preghiere e a porre fine alla sua vita fosse un branco di cani affamati.

Avvolse le braccia intorno alle sue gambe e se le strinse al petto aspettando,tra i suoi singhiozzi incontrollati, che la sua vita finisse.

Uno sbuffo possente la fece rabbrividire e un vapore caldo le solleticò il viso. Aveva una dannata paura di aprire gli occhi e quindi continuò a tenerli chiusi anche quando qualcosa di umido le sfiorò una guancia e un respiro caldo le colpì il collo.

Aprì gli occhi senza muoversi nemmeno di un centimetro e il suo sguardo si incrociò con un paio di occhioni blu, i più belli che aveva mai visto in vita sua, che la stavano fissando attentamente. Osservò l'animale seduto difronte a lei, doveva essere un pittbull o un cane corso, non era mai stata un'amante dei cani, quindi non ne era sicura.

Osservò il suo pelo grigio con delle striature nere, era perfettamente rasato e pettinato. Poi passò in rassegna con lo sguardo anche gli altri due cagnoloni, che se ne stavano appollaiati l'uno a destra e l'altro a sinistra. Erano anch'essi grigi e dagli occhi color del mare. Si limitavano a studiarla senza muovere un solo muscolo, forse avevano capito anche loro quanto fosse spaventata.

Un brivido di terrore le percorse la spina dorsale quando il cane che stava al centro si mise sulle quattro zampe, avvicinando pericolosamente il muso al viso di Elena che se ne stava immobile come una statua. L'annusò e dopo poco le leccò una guancia e con una zampa le grattò le gambe affinchè le aprisse e lui potesse accomodarsi tra di esse.

Doveva pesare il doppio di lei, le schiacciò le cosce contro il prato mentre le leccava il ginocchio sbucciato per la caduta.
Elena prese coraggio e immerse le dita tra il suo pelo raso, accarezzando il collo del cane per poi risalire lentamente sul capo. Il cane socchiuse gli occhi a quel gesto, sembrava essersi rilassato e anche gli altri due che fino a quel momento avevano mostrato i denti e ringhiato flebilmente le si avvicinarono, appallottolandosi come ciambelle ai lati di Elena.

Allungò le mani per accarezzare anche gli altri due cani, che se ne stavano immobili accanto a lei a godere delle sue coccole.
Quando il cane tra le sue cosce, si distese sulla schiena, schiacciandola ancora di più contro l'erba, Elena potè notare che si trattava di una femmina.

Potè contarne nove capezzoli e quel piccolo rigonfiamento tra le zampette, allungo una mano sulla sua pancia e l'accarezzò. Poi la sua attenzione fu attirata da una targhetta d'oro che aveva appesa al collo, l'afferrò e lesse l'incisione ad alta voce.

<Persefone, è il tuo nome?> chiese al cane come se lei potesse risponderle. Poi si girò prima a destra per cercare la targhetta sul collo del secondo cane <Pandora> lesse l'incisione a bassa voce e lo stesso fece con l'altro cane alla sua sinistra  <Medea> sospirò accarezzandole il capo.

Erano tre cagnoline, anche se definirle cagnoline era un eufenismo erano grandi, grosse e ben piazzate. Sicuramente facevano da guardia alla casa, per stare di notte in giardino.
Non gli bastavano quegli uomini armati? Aveva anche bisogno dei cani. Sicuramente queste piccole creature erano desiderose di affetto, non se lo immaginava Michele intento a giocare con loro o a riempirle di coccole e gesti affettuosi.

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