60. Elena

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<Non ti azzardare a toccarmi!> Urlò con rabbia graffiandosi la gola. Imma se ne stava impalata ai piedi del letto e la guardava impassibile stringendo tra le dita una bacinella azzurra.

Nessuna emozione traspariva sul suo viso.
I lineamenti duri e lo sguardo assente fecero rabbrividire Elena. Come era possibile che vederla legata ad un letto, nuda e sporca del seme di suo figlio non le provocasse alcun briciolo di vergogna?

<Devo pulirti!> Si limitò ad esclamare con espressione scocciata.
Si avvicinò a lei.
<Devi pulirmi?> Rise, una risata isterica e quasi inquietante, <cosa devi ripulire? A sfaccimm di quella bestia senza cuore?> Urlò ancora strattonando con forza i polsi.

<Quello schifoso, bastardo che hai messo tu al mon....>

Uno schiaffo le arrivò in pieno viso.
<Accort a comm parl> le afferrò il mento e la guardò negli occhi con aria minacciosa per poi riversarle addosso l'intero contenuto della bacinella.

L'acqua bollente le bruciò lo stomaco e un gemito di dolore le uscì dalle labbra. Strattonò nuovamente i polsi e il dolore lancinante la fece svenire.

Un profumo di vaniglia le riempì le narici, inspirò l'aria a pieni polmoni e aprì gli occhi di scatto.
Un lenzuolo azzurro le accarezzava il corpo. Provava un senso di sollievo, qualcosa era cambiato.Abbassò lo sguardo e vide entrambi i polsi fasciati e appoggiati al materasso.

Non era più attaccata al muro.

Li sollevò ma il dolore la costrinse ad abbassarli nuovamente. Si guardò intorno e sollevò il busto quando non riconobbe più la stanza bianca, ma una camera da letto ben arredata.

Guardò la sua figura attraverso lo specchio che copriva parte della parete difronte al letto e si accorse che non era sola. Si voltò di lato e Simone l'osservava senza emettere un solo suono.

Se ne stava sveglio, in silenzio e la fissava.
Con uno scatto provò a scappare via, ma lui l'aveva afferrata ancor prima che toccasse il pavimento con i piedi.

<Perchè lo fai?> Singhiozzò esausta.
<Ti ho vista prima io!> Il tono della voce severo e brusco si scontrava con il luccichio dei suoi occhi. Sembrava volesse divorarla e i suoi occhi perlustravano il suo corpo senza sosta.

<Ti ho voluta dal primo istante.> Sospirò sul suo viso stringendosela addosso.Socchiuse gli occhi serrando le cosce con forza in modo che lui non potesse sfiorarle l'intimità.

Ogni tocco delle sue dita era come una coltellata. Il dolore fisico era imparagonabile a quello della sua anima. Voleva piangere, urlare e scappare via, ma il suo corpo era come paralizzato, rassegnato.

Chiuse gli occhi e lasciò che lui facesse quello che doveva fare. Tanto prima o poi sarebbe finita, si ripeteva come un mantra mentre lui fece scivolare la mani lungo i suoi fianchi.

<Ti voglio così tanto> sospirò al suo orecchio <e so che anche tu mi vuoi, ho visto come godevi.>
Le infilò un dito dentro facendola tremare per il dolore.

Si sentiva sporca. Il senso di colpa le divorava l'anima a mano a mano che il piacere montava dentro al suo corpo. L'odiava, lo disprezzava con tutta se stessa e si detestava all'idea che il suo corpo reagisse in quella maniera.

Era debole...

<Vedi...> sospirò al suo orecchio < lui non è l'unico che può farti godere.>

Michele...Il suo viso perfetto, il suo profumo, le sue mani virili si impossessarono della sua mente. Lui era l'unico per lei.

Lo amava così tanto.

Amore VendutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora