30. Elena

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Se ne stava stesa sull'enorme divano beige, che occupava parte del salotto, stringendo tra le mani una coppa di gelato alla nocciola. Di tanto in tanto se la premeva contro alla fronte e la faceva scorrere lungo le braccia cercando refrigerio. Quell'estate si era presentata come la più calda della storia e la villa, seppure moderna nell'arredamento, era datata e priva di condizionatori.

Stava guardando un film in attesa che Vittoria rientrasse. Più volte aveva tentato di convincerla ad unirsi a lei, ma Elena aveva stroncato ogni suo intento. Odiava il caldo e la sola idea di girare per la città con 40 gradi all'ombra le faceva venire la nausea.

Avvicinò alla bocca un cucchiaio ricolmo di gelato e lasciò che quel composto morbido si sciogliesse in bocca riempiendole il palato con il suo sapore dolce.
La nocciola era il suo gusto preferito e Michele si era premurato che in casa non mancasse mai.

Sorrise al pensiero e si morse un labbro quando le immagini della sera precedente si fecero vivide nella sua mente: lui che l'aveva ricoperta di gelato alla nocciola e aveva leccato ogni centimetro del suo corpo.
Socchiuse gli occhi e distese le punte dei piedi ripercorrendo quelle sensazioni che ancora la sconvolgevano.

Strinse le cosce tra di loro al pensiero della sua lingua esperta che aveva ripulito con perizia ogni angolo nascosto del suo corpo, premendo la coppetta gelida sul suo monte di venere per darsi sollievo. Ripensò al modo rude con cui l'aveva posseduta, ai loro corpi appiccicosi e sudati...

‹‹ È un gelato, non un vibratore ›› aprì gli occhi di scatto e per poco non versò tutto il contenuto della coppetta sul divano. Si ricompose e rivolse uno sguardo seccato al suo interlocutore.

‹‹ So benissimo cos'è ›› ribatte alzandosi in piedi. Si voltò di spalle e camminò in direzione della cucina riponendo la coppetta nel freezer.
Quando si voltò constatò con suo stupore che lui l'aveva seguita.

Si mosse nella direzione opposta e lui la imitò. Un senso d'angoscia le stava riempiendo il petto facendole formicolare le mani. Cosa ci faceva lì e perchè la stava braccando?

‹‹ Che stai facendo? ›› chiese quando lui con pochi passi le si parò di fronte. Brividi di terrore scorrevano lungo la sua pelle quando i suoi occhi gelidi percorsero per intero il suo corpo soffermandosi sulla scollatura della canotta.
‹‹ Non fare l'ingenua ›› quasi sussurrò quella frase prima di chinarsi verso di lei che scaltra compì un passo all'indietro mettendo distanza tra di loro.

Si nascose dietro l'isola della cucina, muovendosi nella direzione opposta a quella di lui che senza staccarle gli occhi di dosso si muoveva lento e sicuro di se.

A piccoli passi riuscì ad uscire dalla cucina e una volta entrata nel salotto si fece forza e corse in direzione delle scale, ma non appena raggiunse la rampa una mano le tirò con forza i capelli costringendola a fermarsi.

‹‹ Mi fai male, smettila Simone ›› urlò disperata mentre lui rafforzata la presa la tirò verso di se.
‹‹ Questa volta non mi scappi' sussurrò al suo orecchio facendo scorrere una mano lungo il fianco fino a raggiungere l'orlo dei suoi pantalonici.
‹‹ Smettila ›› le lacrime le riempirono le iridi chiare mentre il cuore le scalpitava nel petto per la paura che lui potesse farle ciò che voleva.

Erano soli in casa e lui lo sapeva fin troppo bene. Infilò la mano sotto l'orlo del pantaloncino stringendole una natica con forza.
‹‹Ti prego, smettila ›› il sapore salato delle lacrime si scontrò con la sua bocca mentre la paura le si era insinuata nello stomaco facendole mancare l'aria nei polmoni.L'idea che lui potesse farle ciò che voleva la terrorizzava.

Provò a strattonarsi dalla sua presa ferrea mentre le sue dita si muovevano in direzione della sua intimità.
‹‹No ›› un urlo strozzato dalle lacrime le uscì dalla bocca quando,scostate le mutandine,le infilò un dito dentro con tutta la forza che avesse. Una fitta dolorosa le colpì il ventre facendole serrare con forza le cosce tra di loro.

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