52. Elena

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Sbadigliò flebilmente stiracchiandosi. Piegò la testa all'indietro accarezzando con la nuca il morbido e profumato cuscino di seta.

Si beò del tepore di quel corpo nudo che giaceva al suo fianco e un calore tutto nuovo le scaldò il petto. Si sentiva al sicuro in quella stanza,protetta da quel braccio muscoloso che cingendole la vita, le rendeva impossibile ogni tipo di movimento.

Posò lo sguardo sulle dita che le stringevano la carne, quasi temessero che potesse fuggire via. Passò in rassegna l'avambraccio possente e il bicipite muscoloso per poi arrivare alla sua meta preferita: il suo viso.

Quell'espressione imbronciata lo rendeva irresistibile e lei non potè fare a meno di stringere le cosce tra di loro per calmare il suo desiderio dilagante.

Posò le dita tra i suoi capelli scuri e setosi, accarezzando la cute con dolcezza. Il cuore prese a battere come impazzito quando i suoi occhi si fissarono nei suoi osservandola con quella solita intensità che le faceva svolazzare le farfalle nello stomaco e mancare la terra da sotto ai piedi.

Solo Dio era a conoscenza dell'amore folle che provava per lui, le scorreva nel sangue che,a sua volta,lo pompava dritto al centro del cuore.

<Bambolina>, sospirò sulle sue labbra prima di avvolgere e succhiarle con forza.
Chiuse gli occhi assaporando quel momento perfetto.

Erano soli, lontano da tutti i problemi che li circondavano e dal resto del mondo.
Si sollevò mettendo in mostra i suo addominali scolpiti e quell'accenno di inguine coperto per metà dal lenzuolo.

Era bellissimo. Battè le palpebre più volte incredula che tutta quella bellezza fosse per lei.
<Hai fame?> Chiese alzandosi e mettendo in mostra le sue natiche sode, si diresse in bagno.

<Si>, rispose dopo poco riscuotendosi dall'effetto che Michele le faceva.
Si alzò a sua volta e si infilò la maglietta di lui che giaceva sul pavimento.
Si avvicinò alla vetrata e osservo ammirata il cielo scuro e puntellato di stelle. Era uno spettacolo senza paragoni,erano immersi nella natura più totale.

A passo lento raggiunse il bagno. Una folata di vapore caldo le colpì il viso e quando lui le fece segno di raggiungerlo non esitò un istante a liberarsi della maglietta e seguirlo all'interno della doccia.

Rimasero per un tempo che sembrò infinito come incantati, persi l'uno negli occhi dell'altro. Quegli occhi che sembravano scambiarsi tutte le parole che le loro bocche non erano in grado di formulare.
La strinse a se sotto il getto d'acqua bollente depositandole un bacio dolce sulle labbra.

~~

Aveva visto tante cose belle nella sua vita, ma la vista di Michele ai fornelli era imbattibile. L'uomo tenebroso con l'animo macchiato di peccati in quel momento le sembrava un angelo sceso sulla terra per prendersi cura di lei.

Il profumo di pomodoro che aleggiava nell'aria la riportò per alcuni istanti nei vicoli della sua città. Si rabbuiò  quando il pensiero di suo padre le sfiorò la mente. L'ultima volta che l'aveva visto se la ricordava bene, ancora le prudeva la mano al ricordo dello schiaffo che lei gli aveva dato. L'aveva colpito con tutta la forza che aveva in corpo e si era sentita appagata, ma adesso si vergogna come una ladra a quel pensiero.

<Qualcosa non va?> la sua voce calda e suadente la riscosse dai suoi pensieri.
Si alzò dalla sedia e senza proferire una parola si avvicinò a lui, gli cinse la vita con le braccia e si appoggiò al suo petto.

Continuò a cucinare senza chiederle altro. Se c'era una cosa che adorava di lui era il suo essere discreto, anche se il più delle volte le aveva estorto informazioni con la forza.Ma lei apprezzò il suo silenzio in quel momento e lo strinse con più forza.

Desiderò con tutta se stessa che quel momento durasse per sempre, ma qualcuno bussò alla porta.

Si staccarono e si guardarono negli occhi, entrambi confusi. L'incertezza sul volto di Michele le tempestò la pelle di brividi.

<Chiuditi in bagno!> Ordinò severo. L'osservò mentre avanzava verso il divano, si avvicinò al tavolino da the e dal cassetto afferrò una pistola.

Il cuore di Elena prese a pompare con più forza, aveva così paura che i muscoli le si bloccarono. Non riusciva a muoversi, ne a compiere un solo passo.

<Mi hai sentito?> La voce dura di Michele le arrivò ovattata alle orecchie. Non si mosse fino a che una mano le strinse il braccio con forza.

Si riscosse dal suo stato di trance quando la porta del bagno fu sbattuta con violenza.
Si osservò allo specchio, era pallida. Una morsa dolorosa le stringeva lo stomaco, mentre un silenzio straziante riempiva l'atmosfera.

Non si sentiva un minimo rumore, che cosa stava accadendo? Aveva il timore di uscire, si avvicinò alla porta e appoggiò l'orecchio contro il legno freddo.

Niente, nemmeno un sospiro.

Il cuore le si bloccò nel petto quando uno sparo rempì il vuoto.Strinse con forza la maniglia della porta mentre lacrime amare le bagnavano il viso.

Cos'era accaduto? Abbassò la maniglia, ma la porta era chiusa dall'esterno. Era in trappola, il cuore prese a battere all'impazzata al pensiero che qualcuno avesse fatto del male a Michele e lei era rinchiusa in quel bagno, incapace di fare qualsiasi cosa.

Si guardò intorno e sorrise alla vista del suo beauty, afferrò delle forcine e si avvicinò alla porta.

Quando era piccola era solita passare i pomeriggi a casa di Maria. La mamma, gelosissima delle sue cose, chiudeva il suo armadio a chiave e loro si divertivano a provare ad aprirlo.

Si piegò e armeggiò con entrambe le mani, un piccolo scatto e la porta si aprì. Rimase in ginocchio impalata quando un paio di gambe muscolose e quella macchia nera familiare comparve davanti ai suoi occhi.

Prese un sospiro di sollievo, prima di alzare lo sgaurdo in direzione di quegli occhi scuri che al contrario sembravano quasi divertiti.

"Sul serio?" Rise prendendola alla sprovvista puntando l'attenzione sulle forcine.
"Pensavo....beh" si sollevò con il rossore a tingerle le guance.
L'afferrò per il mento e la baciò togliendole il fiato dai polmoni.

"Dobbiamo andare via!" Le ordinò.
"Chi era?" Chiese lei stranita.
"Nessuno di importante, vestiti. Non è più sicuro restare qui, sono riuscito a spaventarli..."
Elena sbiancò, spaventarli? Quanti erano? E se non erano andati via? E se avessero fatto del male ad entrambi.

"Elena..." la scosse con dolcezza "ci sono i miei uomini, ma non mi sento sicuro a rimanere qui. Non posso permettere che ti accada qualcosa."
La guardò fisso negli occhi facendole tremare il cuore e riempire la pelle di brividi.

Quella frase, quelle parole erano così intense, più forti di un ti amo. E quei suoi occhi la imploravano quasi di darsi una mossa.
Annuì e si vestì silenziosa per poi seguirlo in auto.

"Era Simone?"
"Elena...Simone non è abbastanza sveglio da pianificare le cose, lui è come una macchina abituata a ricevere ordini e ad eseguirli."
"Che vuoi dire?" Si sentì confusa.
"Che Simone è solo un tramite. Se il suo fosse stato istinto di averti, conoscendolo avrebbe prevalso sulla sua ragione. Invece ogni gesto è preciso e calcolato".

Un brivido di paura le percorse la spina dorsale mentre il dubbio le logorava la mente:
Chi poteva avere interesse a separarla da Michele?

Spazio autrice
Ciao a tutte. Mi scuso per l'assenza e per la brevità del capitolo ( di più non sono riuscita a fare), ma ci tenevo a farvi leggere qualcosa♥️

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