24. Elena

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Scesa dall'auto si aggrappò allo sportello. Non riusciva a crederci, Michele doveva essere impazzito. Provò a fare mente locale per capire se fosse un sogno o la realtà.

Ma lui si avvicinò a lei, la prese per mano e la strappò dal suo appiglio rimpiendole la pelle di brividi a quel contatto.

‹‹ Vittoria mi ha detto che ami l'arte›› si avvicinò al cancello nero dove un uomo della sicurezza li lasciò entrare senza problemi ‹‹ ti avrei portato a quella mostra, ma penso che questo posto sia più adatto ›› si fece di lato per farla entrare per prima.

‹‹Di sera è tutt'altra cosa ›› aggiunse alle sue spalle mentre lei si guardava intorno come incantata.

‹‹ Michele›› le uscì dalla bocca come un sussurro.
‹‹Mi hai davvero portata alle rovine di Pompei?›› chiese camminando sul terreno sfaldato pentendosi di aver messo dei maledetti sandali con il tacco.

‹‹ Si, Elena ›› l'affiancò senza torgliele gli occhi di dosso mentre lei con la testa puntata in alto, non faceva altro che guardarsi attorno.

Il suo sguardo saettava dai templi antichi alle ville romane illuminate dalla luce fioca della luna e da piccoli faretti gialli. Era così immersa in tutto ciò che la circondava da essersi dimenticata dell'uomo al suo fianco fino a che una presa stretta le arpionò il braccio spingendola in un vicoletto buio.

‹‹ Che.. ›› non potè continuare a causa della lingua di Michele che le invase la bocca accarezzandole il palato per poi mescolarsi alla sua. Incapace di gestire quel turbinio di emozioni avvolse le braccia intorno al suo collo e scaricò tutto il peso del suo corpo su di lui che le avvolse i fianchi avanzando nel vicoletto scuro.

Si ritrovò con le spalle schiacciate contro la parete ruvida mentre l'erba frescha le solleticava le cosce scoperte.

‹‹ Lo senti? ›› chiese premendo il suo bacino contro lo stomaco di Elena che boccheggiava in cerca d'aria
‹‹ vedi come mi riduci ›› avvolse di nuovo la sua bocca succhiandole le labbra come il più succoso dei frutti ‹‹mi è venuto duro solo a guardarti››.

Le stava dimostrando, strusciandosi contro, quanto la desiderasse e lei si stava bagnando come mai aveva fatto prima d'ora. Sentiva i suoi umori impregnarle le mutandine e in un gesto dettato dall'impeto si sollevò sulle punte e si spinse contro di lui, facendolo gemere.

Quel verso gutturale le infiammò la carne facendola tremare dal desiderio. Lo voleva, desiderava il suo corpo intensamente. Non le sarebbe importato se lui le avesse tolto la verginità in piedi contro quel muro, voleva sentirlo dentro, voleva che lui appagasse quel desiderio così devastante da ridurla a brandelli.

Un fremito di desiderio la percorse tutta quando le sue mani, muovendosi lungo la schiena di lui, tastarono le  la durezza dei suoi muscoli tonici. Gli accarezzò i fianchi e fece scorrere le mani in avanti percorrendo con le dita la fibia della cintura.

Le loro bocche si muovevano all'unisono e gli schiocchi dei loro baci rieccheggiavano in quel vicoletto buio.
‹‹ Stai buona ›› sussurrò sulle labbra di lei bloccandole i polsi con una mano sola ‹‹ abbiamo altro da fare ›› sospirò per poi morderle un labbro prima di mettere distanza tra loro.

Ansimante lo osservò confusa. Perchè si era fermato? Cos'altro avevano da fare? Si chiese aggiustandosi il vestito che era risalito lungo le sue cosce.
‹‹Non guardarmi così ›› si voltò di spalle e si incamminò verso la strada principale. Se ne stava lì impalata incapace di muovere un solo muscolo, era sconvolta.

‹‹Vuoi rimanere in questo vicolo per tutta la sera? ›› Chiese scocciato voltandosi a guardarla.
Elena di tutta risposta si staccò dal muro e ricomponendosi camminò nella sua direzione mantenendo lo sguardo alto.

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