54. Elena

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Michele si sarebbe arrabbiato...Quella bravata le sarebbe costata cara, lo sapeva! Ma il timore non riusciva a frenare quell'adrenalina incontrollabile che le scorreva nelle vene.

Lei e Vittoria erano fuggite dall'attico. Ancora non ci credeva. Avevano letteralmente accecato la guardia con la panna spray ed erano scappate. Le batteva ancora il cuore per quanto aveva corso per le scale antincendio.

Vittoria aveva programmato tutto. La sua auto era parcheggiata sotto la scala, aveva pianificato tutto nei minimi dettagli e dopo averla pregata, lei aveva ceduto.

La voglia di mettere il naso fuori da quella gabbia di vetro era stata più forte del suo buonsenso. Al diavolo Michele e le sue regole!

‹‹Ci segue ancora?›› Domandò Vittoria soffocando una risata.

Girò il suo sguardo in direzione dello specchietto e notò con stupore che l'enorme SUV nero era scomparso nel nulla, come se la terra l'avesse inghiottito . Che strano pensò aggrappandosi con le dita al sedile in pelle. L'auto frecciava tra le vie di Budapest e Vittoria non sembrava interessata a rispettare i limiti di velocità ne tantomeno i semafori. L'euforia le aveva annebbiato la mente ed Elena pregò con tutta sé stessa affinché arrivassero sane e salve al club.

‹‹Si incazzerà!››

‹‹Oh, sì! Si incazzerà di brutto.›› Rise Vittoria. Indispettire Michele era il suo passatempo preferito.

Il cuore di Elena sembrò risalirle in gola quando svoltarono nella strada che portava al club. Lo aveva fatto per davvero. Era uscita, aveva disobbedito a Michele. L'aveva fatto per davvero e ora era li. Per un attimo fu tentata di implorare Vittoria affinché la riportasse a casa, ma quando vide la schiera di ragazze seminude che faceva la fila per entrare il fuoco della gelosia la invase.

Perché lei doveva passare le sue giornate rinchiusa a casa, mentre Michele ogni sera era circondato da donne bellissime e pronte a tutto pur di stare con lui?

Si armò di coraggio e specchiatasi per un'ultima volta, si lisciò la gonna di pelle nera che le lasciava scoperte le cosce e seguì Vittoria. Si lasciarono alle spalle la lunga fila di gatte in calore, prendendosi ogni genere di insulti per averle superate.

Sospirò  e in un attimo si ritrovò in quel posto. Non si tornava più indietro.

La puzza di fumo e il calore la colpirono in pieno viso. Socchiuse gli occhi per abituare la vista al buio della sala. L'unica fonte di luce era data dai led rossi che illuminavano i palchetti dove ragazze seminude si strusciavano contro ai pali di ferro, raccogliendo i consensi rumorosi degli uomini che li circondavano.

Per un attimo il ricordo di lei in quelle vesti le attorcigliò lo stomaco. Un senso di tenerezza la pervase. Chissà quante di quelle ragazze erano lì contro il loro volere, forse anche loro vittima di un padre senza scrupoli che...

‹‹Eccolo lì!›› Esclamò Vittoria strappandola ai suoi pensieri. Seguì lo sguardo della biondina per poi posare gli occhi su di lui, Michele. Se ne stava seduto al privé con un bicchiere in mano e lo sguardo assorto in chissà quale pensiero. I bottoni della camicia lasciati aperti mettavano in evidenza il petto liscio e muscoloso. Si portò il bicchiere alle labbra ed Elena desiderò con tutta sé stessa  essere  la ragione di quel suo sguardo pensieroso.

Come richiamato dalla sua presenza, sollevò gli occhi dal bicchiere e li puntò nella sua direzione. La osservò attentamente, inclinò la testa di lato facendo scorrere lo sguardo sul suo corpo. Si soffermò più del dovuto sulle gambe scoperte e mordendosi un labbro riportò gli occhi su di lei. Dal suo voltò non lasciò trasparire la minima emozione, era freddo e tagliente come una lastra di vetro.

Un brivido di terrore le percorse la spina dorsale quando lui si alzò dalla poltrona, ma Vittoria la tirò via in direzione del bar.

‹‹Che diamine fai?›› Domandò confusa.

‹‹Facciamolo incazzare››, le fece l'occhiolino per poi ordinare qualcosa da bere. Decise di stare al gioco, Michele non le era sembrato incazzato, anzi e questo non fece altro che indispettirla.

Appoggiò il seno contro al bancone piegando la schiena più del dovuto e sorseggiò il suo drink chiacchierando con Vittoria e ridendo civettuola. Sentiva quello sguardo bruciarle la pelle, con la coda dell'occhio l'osservò. Se ne stava appoggiato con la spalla ad una colonna con gli occhi  fissi su di lei senza alcun imbarazzo.

Quella situazione la eccitava da impazzire e la spaventava al tempo stesso. Michele era troppo tranquillo, la guardia che le seguiva era praticamente sparita...per un attimo il pensiero che avesse fatto una brutta fine a causa sua le fece mancare il respiro. L'idea che per un suo capriccio qualcuno avesse perso la vita la terrorizzò.

‹‹Balliamo›› Vittoria la trascinò con sé al centro della pista. Quella ragazza era un uragano di allegria e lei la invidiava. Non riusciva mai a stare al suo passo.

Michele seguiva ogni suo movimento senza muovere un singolo muscolo, si limitava ad osservarla. Chissà cosa pensava? Forse era annoiato dalla sua presenza, probabilmente gli aveva rovinato i piani per la serata.

Elena gli diede le spalle iniziando a muoversi al ritmo di quella musica sensuale che riempiva l'intero locale.

‹‹Ti sta mangiando con gli occhi!››

Quella frase le riempì la pelle di brividi. Sopraffatta dall'emozioni si accasciò su Vittoria, la tensione e l'adrenalina sembravano aver lasciato di colpo il suo corpo. Ringraziò che ci fosse l'amica altrimenti sarebbe caduta a terra come una pera cotta.

‹‹Tutto ok?››

Annuì e si guardò intorno. Un gruppetto di uomini aveva formato un semicerchio intorno a loro, cercò Michele con lo sguardo, ma la colonna a cui era appoggiato era vuota.

Il cuore iniziò a batterle nel petto all'impazzata. Che fine aveva fatto? Si era appartato con qualcuna delle ballerine? 

E perchè non aveva fatto nulla? Non si era avvicinato a loro, non si era arrabbiato.

Doveva cercarlo, fece per muoversi ma di colpo la musica si fermò. L'ultima cosa che vide furono le facce attonite dei presenti prima che  il buio pesto calasse all'interno del club.

Avvertì un calore dietro alle spalle, qualcuno la sollevò da terra schiacciandosela addosso. Una mano le coprì la bocca.

Qualcuno se l'era carica addosso e la stava portando via.

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