Capitolo 8 ‹‹ Come ti chiami?››

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Si fecero in fretta le 15:30 e così anche la fine del mio turno.

Salutai velocemente la mia collega, mi cambiai e uscì dal locale dirigendomi verso la macchina e partì per la scuola elementare.

Arrivai davanti alla scuola alle 16:15, avendo prima fatto una scappata a casa per farmi una doccia togliendo l'odore del bar e per prendere qualcosa da mangiare ad Ariel.

<< mamma!>> mi corse incontro abbracciandomi.

<< ciao piccola>> la salutai sorridendole e accarezzandole una guancia.

<< cosa facciamo oggi?>> mi chiese mentre ci incamminavamo verso la macchina.

<< ti andrebbe di andare a trovare il tuo Oppa?>> le domandai sbloccando la macchina con l'apposito telecomando.

<< Leedo Oppa?>> domandò sgranando gli occhi dalla gioia che stava provando dopo aver sentito quel nome che gli mancava tanto.

<< si >> le risposi prendendo il suo zaino mettendolo sul sedile di fianco a quello del guidatore.

<< si!!>> esclamò saltando dalla gioia battendo anche le sue manine.

La aiutai a salire sui sedili posteriori dove vi era il suo seggiolino. La vidi legarsi la cintura attorno alla vita mentre io le legavo quella della macchina, chiudendo poi la portiera.

Collegai il mio telefono alla macchina facendo partire la chiamata con Gunhak.

<< vuoi rispondere te?>> le chiesi mentre i primi squilli iniziavano a risuonare nell'abitacolo. La vidi annuire decisa sempre con il sorriso stampato sulle labbra.

<< pronto?>>

La sua voce risuonò nella macchina facendo scoppiare di felicità Ariel che rispose immediatamente.

<< oppa!! >> esclamò. Se solo non fosse legata probabilmente avrebbe preso a saltellare sul sedile per tutto il tempo.

<< ciao splendore! >>

<< oppa stiamo arrivando, io e la mamma stiamo venendo a trovarti>> le disse con la sua voce squillante carica di gioia e felicità. Non vedeva l'ora di rivederlo dopo tanto tempo.

<< allora vi aspetto. Un bacione a tutte e due >>

<< a tra poco oppa>>

Si salutarono e poi la chiamata venne chiusa. Misi in moto la macchina e partimmo.

Una ventina di minuti dopo parcheggiai di fronte al locale, l'insegna in neon viola era spenta ma la scritta era pur sempre chiarissima "Heaven".

Avevo il cuore che batteva all'impazzata, l'ansia mi stava uccidendo. Innumerevoli domande prendevano vita nella mia mente: come reagiranno? Scapperanno via come tutti gli altri? Oppure continueranno ad accettarmi? Cosa penseranno di me?

Queste e tante altre ancora, erano le domande che la mia mente generava facendomi andare in paranoia.

Fuori sembravo la ragazza più calma del mondo ma dentro... dentro stavo morendo dalla paura, a fatica riuscivo a controllare il tremore delle mie mani, il mio cuore sembrava come impazzito e la respirazione quasi inesistente.

Ma dovevo farmi forza, dovevo affrontare questa mia paura. Lo dovevo sia per me sia per Ariel.

<< allora qui è dove lavora Leedo Oppa >> le dissi indicando l'entrata del bar.

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