Capitolo 55 ‹‹ Mi manca ››

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•{ Consiglio l'ascolto di questa canzone per tutto il punto di vista di Gunhak }•

Gunhak pov

Ero accoccolato contro il busto di Skylar, non sapevo che fine avesse fatto Youngjo, non sapevo se era ancora lì con noi, non sapevo se mi stesse folgorando con lo sguardo, non sapevo niente; l'unica cosa certa era che il pianto da cui ero stato travolto non aveva intenzione di smettere, la mia schiena, che implorava pietà, così come tutto il mio corpo tremava per i singhiozzi mai stati così forti.

Respiravo in modo irregolare, annaspavo ogni volta in cerca d'aria i miei polmoni non volevano gonfiarsi al massimo della loro capienza, la gola mi bruciava e faceva male come se avessi passato l'ultima settimana ad urlare dalla mattina alla sera a squarcia gola, invece che l'ultima mezzora.

Non stavo bene, non stavo per niente bene e Skylar se ne accorse, altrimenti non mi avrebbe disteso le sue gambe facendomi posizionare nello spazio lasciato in mezzo ad esse, non avrebbe aumentato la presa attorno alle mie spalle e non avrebbe portato una mano tra i miei capelli iniziando ad accarezzarli sulla nuca come si fa quando si cerca di confortare un bambino.

Lentamente il suo corpo iniziò ad oscillare verso destra e poi verso sinistra, percepì le sue labbra poggiarsi sul mio capo lasciandomi tanti piccoli baci ripetuti sussurrandomi che andava tutto bene, che c'era lei lì con me, che c'era Youngjo e che non mi avrebbero mai lasciato da solo in un momento come questo che sarebbero stati al mio fianco fin quando non mi sarei ripreso del tutto e che avrebbero vegliato su di me fino al momento in cui mi sarei addormentato stremato dal mix di emozioni che avevo provato quel giorno.

Lì per lì avrei tanto voluto ricordare loro che non ero più un bambino, bensì un uomo adulto che sa badare a me stesso. Ma quando provai ad alzare lo sguardo e incatenarlo con quello di Skylar per ribattere... non ci riuscì.

Per la prima volta vidi gli occhi di lei implorarmi di ascoltarla, di ascoltare sia lei sia Youngjo, di fidarsi un po' più di noi almeno quella volta.

I suoi occhi erano come un libro aperto in cui si potevano leggere tutte le emozioni che stavano pervadendo il suo animo, un suo tratto d'istintivo che mi attraeva ed incuriosiva era la sua totale incapacità di mascherare le emozioni che provava nonostante cercasse sempre un modo per nasconderle.

All'inizio avevo non poche difficoltà a captare tutte quelle emozioni che provava in compagnia di noi ragazzi, in particolar modo con Youngjo, su loro due ci avevo da sempre visto giusto. Ma conoscendola meglio ormai per me era diventato un gioco da ragazzi leggere il suo stato d'animo e in quel momento pensai di non aver mai visto così attentamente i suoi occhi, di non essermi mai riuscito ad ammirarli così tanto lungo arrivando perfino a specchiarmici dentro; era sempre solita a distogliere lo sguardo dopo minuti se non secondi, lo faceva con tutti, perfino con Youngjo, non riusciva ad intavolare una conversazione guardando negli occhi il suo interlocutore. Ma ora che mi teneva stretto a sé mi stava guardando dritta in viso come se mi stesse implorando di leggerle le emozioni e io lo stavo facendo.

Quelle iridi scure urlavano comprensione, imploravano di essere ascoltate, capite, quegli occhi castani mi stavano chiedendo di fidarsi di lei.

Tentò di parlarmi solamente quando la mia fronte tornò ad appoggiarsi contro il suo sterno e le ultime lacrime caddero sulla stoffa della canotta.

La sentì alzarsi il mento quel poco che bastava per vedere lo schermo del computer rimasto accesso per tutto questo tempo sul quale vi era ancora quel fotogramma finale di quel video che si era rivelato essere per me la goccia che fece traboccare il vaso.

<< Ho realizzato ora che non mi hai mai fatto vedere una sua foto>> parlò dopo che ebbe portato entrambe le sue mani sulla mia testa.

<< È davvero meravigliosa Gun>> le sue mani si muovevano lentamente sul mio capo con movimenti brevi e regolari.

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