Capitolo 85 ‹‹ Non ho mai smesso di pensare a lui ››

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Trovarsi in quel paese straniero non era ciò che si sarebbe aspettata quando, nel cuore della notte di quale mese fa, rispose a quella chiamata accettando quel nuovo incarico: investigare sul caso di una certa Park Skylar, nonché unica figlia dei Park una delle famiglie più vista dell'altra società Sud coreana.

Il detective con cui aveva dialogato l'aveva informata di una soffiata anonima avvenuta quella stessa mattina. Tale soffiata riguardava un imbroglio compiuto da una persona molto facoltosa del paese la quale pareva anche essere anche coinvolti in affari non troppo legali con un'altra azienda gemellata con la sua, tale inganno, secondo la soffiata, era stato perpetrato per ripicca senza alcun movente preciso se non la pura vendetta personale dettata dall'orgoglio; una busta contenente una serie di immagini estrapolate da dei filmati di sorveglianza, diverse foto chiaramente ritoccate e una chiavetta USB. Successivamente il contenuto di essa venne analizzato, scoprendo così che si trattavano di alcuni video compromettenti ritraenti una donna e un ragazzo in atteggiamenti intimi, molto intimi. Questi, insieme al resto della documentazione fu poi inviato tramite posta elettronica all'agente privato solamente dopo che il detective venne a sapere della sua piccola ricerca personale su un caso avvenuto anni prima, il quale aveva molte peculiarità con quello di cui aveva un dossier di prove artefatte tra le mani, e del quale lei ne era la diretta interessata in quanto vittima.

E proprio quella copia del dossier ora racchiusa tra le mani, mentre con passo sicuro e deciso si muoveva verso l'ingresso dell'hotel a tre stelle in cui aveva deciso di soggiornare durante la sua permanenza sul suolo italiano.

Erano passate circa due settimane dal suo arrivo, quasi tre per la precisione, settimane passate a girovagare per le strade milanesi alla ricerca di quei posti solitamente frequentati dalla ragazza etichettata come vittima di quell'ingiustizia su cui doveva investigare e trovare quante più discrepanze possibili, anche perché se tutto si fosse rivelato vero allora avrebbe potuto anche concludere la sua piccola investigazione personale per sempre e lasciare il passato nel passato; avrebbe potuto ottenere giustizia anche per sé oltre che per quella povera ragazza che si era ritrovata di punto in bianco senza più nulla per vivere.

Difatti, una delle caratteristiche di quell'investigatore in particolare era l'essere una vera e propria drogata di lavoro; non c'era ora della giornata che non fosse impiegata a fare ricerche su ricerche inerenti ai protagonisti delle sue indagini e quella volta non era da meno. Durante le undici ore e un quarto in cui i suoi piedi toccarono nient'altro che il pavimento dell'aereo che sorvolava i cieli di chissà quanti paesi e città diverse, ella non fece altro che rivedere e rivedere tutti gli appunti scritti ordinatamente su un quaderno di medie dimensioni con tanto di spirale laterale e ogni volta che rileggeva i risultati delle sue ricerche, specie quelli riguardanti la famosa Park Skylar, non poteva proibire al suo cervello di formulare sempre il solito pensiero: Che cosa ha fatto di male per meritarsi questo inferno?

Ma forse, quel pensiero non sarebbe rimasto ancora a lungo immotivato.

Dopo aver passato la bellezza di quasi tre settimane a passeggiare tra bar, aule universitarie, uffici degli assistenti sociali, raccogliendo sempre più informazioni riguardo alla vita condotta dalla giovane non trovando assolutamente niente che potesse far pensare che avesse come secondo lavoro vendere il suo corpo.

Le sue, ormai ex colleghe di lavoro così come il suo ex titolare, la dipingevano come la ragazza più dolce che abbiano mai conosciuto, bellissima, gentile, simpatica, di compagnia, con un cuore grande e sempre disposta a fare anche i doppi turni pur di garantire un degno stile di vita per la sua bambina. Una mamma forte, combattiva che non si vergognava di portare la bambina sul posto di lavoro, non potendosi permettere una baby-sitter, nonostante la giovane età era molto matura, responsabile e senza ombra di dubbio Ariel, sua figlia, era la sua priorità in tutto.

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