Capitolo 74 ‹‹ D-day ››

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Alan pov
<< Alan>> Park Gieun fece la sua consueta entrata da despota nella mia stanza, Jihyeon stava dormendo beata nel letto e il minimo che potessi fare era farglielo notare.

<< Jihyeon dorme>> dissi, freddo come il ghiaccio. Quella situazione cominciava a starmi stretta, mi stava asfissiando ma non potevo più tirarmi indietro, dovevo affondare insieme a loro e alla nave.

<< Sai cosa me ne frega>> rispose chiudendo in malo modo la porta della stanza.

<< Le immagini sono pronte?>> mi chiese con il suo tono autoritario che non ammetteva una risposta negativa.

<< Sì>> arretrai con la sedia, mi abbassai verso la torre del computer ed estrassi la chiavetta usb contente quanto estrapolato dai filmati della telecamera nascosta nel soggiorno della figlia e gliela consegnai lasciando fare il lavoro sporco a uno dei suoi scagnozzi appositamente prescelto per quell'incarico così ignobile.

Io stesso mi vergognavo e mi schifavo per ciò che avevo fatto e che ancora dovevo fare, mi vergognavo per avergli consegnato quel supporto di memoria rimovibile sapendo perfettamente cosa contenesse; avevo spiato la vita privata di Skylar, avevo violato la sua privacy.

Entrando in quella casa non solo ma macchiai di un reato, ma segnai anche il mio destino e quello di Skylar e Ariel.

Soprattutto quello della piccola che quel giorno avrebbe vissuto l'esperienza più orribile che una bimba potesse vivere e la cosa peggiore è esserne consapevoli; quante volte desiderai che quello stronzo senza cuore non mi avesse reso partecipe di ogni singola mossa del suo piano dettato esclusivamente dall'invidia di non essere riuscito a spezzare sua figlia, il sangue del suo sangue. Forse pensava che cacciandola da casa con pochi spiccioli avrebbe reso la sua vita un inferno e magari per i primi anni fu così, ma non calcolò il fattore forza di volontà.

E ora si ritrovava a fare i conti con una donna forte e determinata che non si è lasciata andare allo sconforto e ora viveva serenamente la sua vita.

Era una donna felice e realizzata e a lui questo non andava bene; per lui, sua figlia non doveva vivere bene, non doveva essere felice anzi, avrebbe dovuto tornare da lui e da sua madre strisciando e implorando di farla tornare a casa. E questo a lui non andava bene.

Per carità, Park Gieun ha tutti i soldi e agi che vuole ma il solo pensiero che quella ragazzina ce l'abbia fatta a sopravvivere da sola non gli andava giù.

Lui la voleva vedere distrutta, voleva vedere solo e solamente il suo fantasma e l'unico modo per farlo era privarla della sua felicità; ed era proprio ciò che avrebbe iniziato a fare quella stessa mattina.

<< Devo rinchiuderti tra queste mura molto più spesso se alla fine i risultati si vedono>> commentò rigirandosi la chiavetta tra le dita << per quanto riguarda i video?>> di nuovo la stessa domanda che continuava ad assillarmi ogni secondo, minuto, ora di ogni fottuto giorno fino a farmi esplodere il cervello.

Come se isolare dei frammenti da un filmato e modificarlo a suo piacimento sia come bere un sorso d'acqua!

Quello al massimo è stato estrapolare delle semplici immagini!

<< Per quelli ci vorrà ancora un po' di tempo>> mi trovai costretto a rispondere, pienamente cosciente che mi sarei beccato uno sguardo torvo e un grugnito rabbioso.

<< E quanto dovrei aspettare ancora? Un anno? Due? Alan, vedi di muoverti perché mi sto stancando di te e della tua lentezza; persino le lumache sono più veloci di te>> mi ringhiò contro gettandomi sempre più stress addosso.

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