I giorni passavano, il tempo scorreva imperterrito scandendo secondo per secondo, minuto per minuto facendo risultare le ventiquattr'ore di una giornata diversamente proporzionali agli impegni di ciascun individuo proprio come nel mio caso.
Sembrava che qualcuno volesse testare il mio livello di sopportazione rendendomi i turni al bar una sfida unica, amavo il mio lavoro, la figura del barista mi aveva sempre affascinato già ai tempi in cui ero una semplice ragazzina che adorava passare i pomeriggi nel bar accanto alla scuola a fare i compiti o semplicemente dare sfogo alla mia creatività insieme all'aroma della cioccolata calda e dei dessert in pastafrolla ripieni di crema pasticcera e decorati con frutta fresca di stagione; ma ultimamente, specie negli ultimi quattro giorni, mantenere la calma e un atteggiamente professionale stava diventando dura, quella mattina in particolar modo.
Sembrava che tutti i problemi degli altri dovessero essermi lanciati contro, prima con il mio capo il quale già da inizio turno mi pareva piuttosto scazzato e con più grattacapi che capelli, a questo si aggiungevano quei clienti esigenti, rompicoglioni che se non li servi subito quello che vogliono ti fanno passare l'inferno; da quel punto di vista in mondo sotterraneo non sembrava essere affatto male.
<< Avrei preferito avere più schiuma>>
<< In questa tazza non ci bevo, rifammelo in quella in vetro>>
Erano le continue lamentele che mi venivano rivolte; quella mattina infatti il bar era stra pieno di persone, non potevo staccarmi cinque minuti dalla macchina del caffé che altri ordini venivano fatti e io dovevo mettere l'ultra turbo, con un bordello del genere poteva capitare anche a me si commettere qualche errore, d'altronde anche io sono umana e come tutti quanto faccio degli sbagli. Ciò che però mi fece andare in bestia fu il fatto che continuavano a menare e a sottolineare il fatto che nonostante gli anni in cui lavoravo in quel locale ancora non avevo capito cosa preferivano e come volevano essere serviti; ovviamente io più che scusarmi e evidenziare il fatto che loro non fossero gli unici clienti della giornata che dovevo servire non potevo fare.
<< Il caffé era freddo, forse dovresti cambiare lavoro>> addirittura osò dirmi un uomo sulla sessantina cliente abituale del bar non durante i miei turni, ovviamente. Tutto durante le prime due ore dall'inizio del turno. Pareva che tutti quanti si fossero alzati dal lato sbagliato del letto e che riversare le proprie frustrazioni addosso a qualcuno che sta lavorando cercando di soddisfare le aspettative della clientela, facendosi anche un gran fondoschiena, fosse il loro modo per sfogarsi e trascorrere il resto della giornata con calma zen.
Infine, come ciliegina sulla torta, anche il pranzo fu travagliato quanto come le colazioni, fortuna che verso le undici vidi entrare una mia collega che era stata messa in coppia con me, fatto di cui mi ero completamente scordata essendo ormai abituata a lavorare da sola.
Se non ci fosse stata lei con me a tranquillizzarmi e ad aiutarmi a mantenere la calma non so cosa sarebbe successo.
Il pranzo fu il chaos più totale: bambini che urlavano e correvano da una sala all'altra del locale tra una sedia, un tavolo e qualche cliente e l'altro, schivando gli spigoli aguzzi e pericolosissimi dei tavoli, scendendo rapidamente gli scalini, rischiando anche di cadere, pestare il muso e farsi male mentre i loro genitori conversavano amichevolmente con altri, senza prestare la minima attenzione a cosa i loro figli stesso combinando; clienti che chiedevano sempre più apertivi o semplicemente il bis di stuzzichini mentre io e la mia collega ci stavamo dividendo in quattro per accontentare sia i commensali, sia coloro che volevano smorzare la fame famelica che aveva assalito i loro stomaci.
Come se non avessi già i nervi a fior di pelle, le mani tremanti e lo stomaco che mi si contorceva peggio delle contorsioniste circensi ad minare la mia sopportazione verso io genere umano ci pensò anche il mio capo; io non so cosa gli sia preso ma quel giorno sembrava avesse qualcosa da ridire a ciascuno dei suoi dipendenti e questo mi lasciò un po' spaesata perché, da che lo conoscevo, si era mostrato sempre gentile, cordiale, rispettoso e disponibile verso noi bariste, specialmente nei miei confronti. Vederlo così inviperito per non so quale motivo, e neanche ci tenevo a saperlo, non faceva altro che aumentare il mio disagio e soprattutto la mia ansia e voglia di rifugiarmi in un piccolo angolino lontano da tutti; strano ma vero, rapportarmi con gente lunatica con le palle già girate di prima mattina mi metteva soggezione e mi intimoriva.
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•Incomplete•
FanficSkylar è una ragazza madre abbandonata dai genitori, costretta a lasciare il suo paese natale si trasferisce in Italia, dove inizierà un nuovo capitolo della sua vita. Youngjo è un giovane ventiseienne che ha paura di amare e di innamorarsi. Cosa ac...