Capitolo 48 ‹‹ Jung Alan ››

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<< Ciao Skylar, da quanto tempo>>

Le mie iridi si spalancarono, il capo si alzò di colpo verso il volto ghignante di quel mostro che avevo davanti agli occhi al suono di quella voce a me fin troppo famigliare e che non sentivo da altrettanto tempo; esattamente da quasi sette anni, più precisamente dal giorno in cui scoprì di essere incinta.

Il mio sguardo poi, si girò verso destra dove la fonte di quell'ululo, che un tempo desideravo ascoltare perennemente dalla mattina alla sera, sostava; il tempo trascorso non aveva fatto altro che donare ancora più bellezza al suo viso, i capelli ora erano tinti di un profondo color cioccolato ma il ciuffo che gli copriva parte della fronte era sempre presente continuando a donargli quel suo particolare charme, i suoi occhi verdi foresta e dal taglio a mandorla risaltavano sulla sua carnagione olivastra, le sue labbra larghe e carnose dalla leggera forma a cuore erano piegate da un lato in una smorfia divertita, la sua figura allenata e tonica era fasciata da una semplice camicia bianca i cui primi tre bottoni erano stati lasciati aperti e dalla quale era possibile intravedere i muscoli del suo tronco stretti nella stoffa sottile, sopra di essa una giacca blu notte copriva le sue braccia e un paio di jeans neri super attillati trattenevano a fatica quei blocchi di marmo che erano le sue gambe.

<< Non parli più ora? Wow devo averti davvero sconvolta>> a passo elegante e cadenzato, egli si avvicinò sempre di più a me.

<< Lurido bastardo >> soffiai sentendo i miei occhi ancora più lucidi.

Com'era possibile che i ricordi dei momenti condivisi con lui facessero ancora più male? 

Com'era possibile che la sua presenza mi ferisse un miliardo di volte in più di quanto già non avesse fatto?

Quando ormai fu davanti ai miei occhi, allungò una mano come a voler sfiorarmi i capelli ma io non glielo permisi scostandomi ancora prima che le sue falangi sfiorassero le mie ciocche.

<< Non toccarmi>> gli dissi freddamente, lo stesso sguardo glaciale che riservai a mio padre ora era rivolto a lui.

<< Un tempo non la pensavi così >> disse aprendo quel ghigno che gli avrei strappato via a suon di schiaffi.

<< Appunto un tempo. Passato. Non te l'hanno insegnato a scuola? O forse eri troppo occupato a guardare ciò che le professoresse celavano sotto le gonne?>> gli vomitai addosso usando quella che era la sua lingua madre.

<< Modera i toni ragazzina, dovresti ritenerti fortunata di aver avuto il privilegio di fare un giro sul mio cazzo>> continuò lui in mandarino.

<< Dopotutto sei stata la scopata migliore della mia vita, la figlia di una delle famiglie più illustri di Seoul che cede a me la sua preziosa verginità... non è una cosa che accade a chiunque>>.

Il rimbombo di uno schiaffo vibrò nell'aria sorprendendo tutti quanti; Youngjo sollevò le sopracciglia separando di poco le labbra, Jieun si coprì la bocca spalancata con le sue mani congiunte, Ariel tirò fuori il suo viso dal suo nascondiglio squadrando con i suoi occhioni il ragazzo che aveva dato il suo contributo per la sua venuta al mondo, il volto inespressivo e il freddo glaciale era possibile riconoscere nelle sue iridi color nocciola.

<< Brutta stronza>> disse librando in aria una mano chiusa a pugno con l'intenzione di restituirmi il favore con tanto di labbro spaccato e qualche livido in più oltre a quello arrossato che già avevo sulla guancia sinistra.

<< Pezzo di merda, che cazzo vuoi fare eh! >> Youngjo con una rapidità assurda bloccò il polso del moretto fermandone i movimenti << vuoi farti conoscere in questo modo da tua figlia?>> aggiunse guardandolo dritto negli occhi.

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