Capitolo 44 ‹‹ Capodanno››

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<< Ariel, sbrigati o gli Oppa inizieranno senza di noi!>> richiamai mia figlia finendo di sistemarmi il trucco.

<< Dannato eyeliner, possibile che non riesca mai a fare due cazzo di linee uguali?!>> gemetti dalla frustrazione mista alla fretta che avevo. Erano le 21:35, nel giro di venti minuti sarebbe iniziata l'esibizione di Youngjo e io ero ancora in camera a litigare con un cazzo di cosmetico!

Ebbene sì, era il trentuno dicembre o meglio la serata che, non solo avrebbe segnato la fine dell'anno, ma anche la fine dei quattro giorni di allontanamento forzato tra me, Youngjo e gli altri ragazzi.

Quattro giorni in cui non feci altro che studiare, studiare e ancora studiare.

Le pause che mi concedevo di tanto in tanto mi vedevano rinchiusa in camera di mia figlia, spiaggiata in modo scomposto sul suo lettino e osservarla finire i compiti oppure a colorare insieme a lei. A volte mi capitava di sentire la schiena a pezzi, così lei si offriva di farmi qualche massaggio rigenerante e sempre più frequenti erano le occasioni in cui, quando le sue manine accarezzavano la mia schiena, mi chiedesse cosa fossero quei segni orizzontali, verticali e anche obliqui dall'aspetto doloroso che ricoprivano il centro della mia schiena ritrovandomi a risponderle sempre allo stesso modo: " Quando sarai più grande ti dirò cosa sono".

Non mancarono di certo, anche i momenti in cui ero talmente stremata dallo studio che, una volta raggiunto il letto di Ariel, finivo per addormentarmi rimanendo lì per ore, tempo in cui la mia piccola mi faceva trovare pronta una bella "merenda rinforzante", come diceva lei, che comprendeva un muffin al cioccolato e un succo ace. Talvolta, oltre alla merenda, mi faceva trovare pronta anche la vasca da bagno << con tanta schiuma proprio come piace a te>> e io ogni volta non potevo che sentirmi toccata da quei piccoli gesti che possono sembrare banali, ma che se fatti da un bambino, dal proprio bambino significavano tutto.

Gesti che ti facevano nascere un calore nel petto scaldandoti anche il cuore, gesti che ti conducevano involontariamente a rivivere tutti i momenti più significativi della tua vita, partendo da quelli più remoti arrivando a quelli più recenti portandoti infine a domandare a te stesso: "Ma cosa ho fatto di tanto importante per meritarmi tutto questo amore?"

Questa domanda me la sono posta numerose volte da quando Ariel è diventata parte della mia esistenza, eppure dopo ben sei, quasi sette, anni ancora non ho trovato una risposta; forse semplicemente per il fatto che non ne esista una.

Inutile descrivere la gioia di mia figlia quando le rivelai che avrebbe potuto vedere i suoi Oppa esibirsi per davvero, davanti a tantissime persone e che avrebbe potuto cantare a squarciagola tutte le sue canzoni preferite.

La sua reazione fu tutto un climax ascendente, dove l'inizio fu la classica espressione sorpresa con tanto di mani a coppa a coprirle naso e bocca, per poi aumentare gradualmente di intensità concludendosi con il suo apice, ovvero, strillare a pieni polmoni e saltellare per tutto il salotto finendo in bellezza con un bel salto tra le mie braccia facendomi cadere e testare la durezza del pavimento con il capo. 

Meno male che era già seduta per terra.

Ma non è finita qui, dopo il meraviglioso slancio che mi fece guadagnare un dolore lancinante sia alla testa sia alla schiena, filò in camera svuotando letteralmente il suo guardaroba sul letto per selezionare "l'outfit perfetto" perché << devo essere bellissima per i miei Oppa>> e lo fece veramente. Quell'outfit rimase appeso alla sua sedia per i successivi tre giorni con tanto di scarpe abbinate sotto di essa.

<< Ma perché non mi sono truccata prima?>> mi maledissi mentalmente per aver deciso all'ultimo minuto di provare a ricopiare un trucco molto semplice di cui avevo visto diversi tutorial.

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