Aprì con cautela la porta della stanza di Skylar, nessun rumore rimbombava tra le pareti; c'era silenzio, solo silenzio.
Sempre con cautela socchiusi la porta, così da permettere alla piccola di entrare nel caso avesse avuto bisogno di me e mi avvicinai a passo felpato al letto sopra al quale l'amore della mia vita riposava.
Rimasi ad osservarla per interminabili minuti, era distesa su un fianco in posizione fetale il braccio sinistro era flesso verso il suo petto, il dorso della sua mano era poggiata sotto al mento mentre il braccio destro era disteso.
Tutta la sua figura era avvolta dai suoi indumenti enormi, le coperte le arrivavano fino al collo, il cappuccio le ricopriva quasi tutta la parte alta del viso solleticandole con il bordo il ponte del naso rendendola tremendamente piccola e indifesa; i suoi lineamenti erano rilassati ma chissà cosa girava nella sua mente, quali erano i suoi pensieri, le sue domande, le sue risposte.
Stava facendo sogni tranquilli o stava soffrendo anche nel mondo onirico?
Gli eventi che la portarono a crollare le continuavano a ripetersi?
Queste erano le mie preoccupazioni, queste erano le domande che elaboravo mentre, in piedi dal lato opposto del letto quello in cui di solito ci dormivo io, la guardavo profondamente addormentata. C'erano tante cose che avrei voluto fare ma che non avevo il coraggio di metterle in atto; avrei voluto sdraiarmi al suo fianco, abbracciarla e spingermela contro, sussurrarle frasi rassicuranti all'orecchio lasciando che il mio tono delicato e rilassante le accarezzasse l'animo lasciando scivolare via le preoccupazioni come il sapone che scivola via dai corpi per mezzo del getto dell'acqua. Avrei voluto accarezzarle il viso, farle percepire la mia presenza, farle capire che io ci sarei stato sempre per lei, che non l'avrei mai lasciata sola, poi i miei occhi si posarono sul suo collo nascosto dagli strati di stoffa laddove trovavano la loro dimora le impronte digitali di quel figlio di puttana, testa di cazzo, anche se non potevo vederli erano lì e quel che era peggio risiedeva nella presa di coscienza di sapere che esistevano. Non potevo dirmi "Youngjo è stato solo un brutto sogno, un'allucinazione", no non mi trovavo nel palazzo incantato del mago Atlante e io non ero come Orlando alla disperata ricerca della sua amata Angelica; io la mia Angelica l'avevo trovata e ricambiava appieno i miei sentimenti.
Auspicai di, quando mia sorella scoprì il lato del suo collo dai capelli, essere in preda alle stesse allucinazioni che fecero cadere Orlando prigioniero del mago stessero colpendo anche a me, solo che io avrei voluto immaginare di vedere le sfumature viola e blu decorare quella parte del suo corpo che adoravo mordere e baciare.
Ma la realtà era ben diversa: quelle tracce erano vere, esistevano veramente macchiavano insolentemente la sua pelle chiara e l'unica cosa che potevo fare era pregare affinché si schiarissero e svanissero in fretta.
Dopo quella che per me fu un'eternità, quando i minuti trascorsi furono solo quattro, decisi di coricarmi in parte a lei in modo da poter avere io suo viso rivolto verso il mio, con estrema attenzione a non fare troppo rumore da rischiare di svegliarla mi avvicinai a lei e iniziai a bearmi del calore della sua pelle liscia e profumata.
Le spostai delicatamente il cappuccio rivelando ai miei occhi ciò che teneva nascosto, nonché la causa scatenante del dolore al cuore che provavo.
<< Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare tutto questo>> sussurrai come se potesse sentirmi per davvero.
<< Mi dispiace non essere il ragazzo perfetto che riesce sempre proteggerti >> con le nocche sfiorai a brucia pelo il suo zigomo continuando il mio monologo.
<< Vorrei solamente che tu ti senta libera di affrontare qualsiasi tipo di argomento con me, brutto o bello che sia, triste o allegro, io sarò sempre pronto a mollare tutto per dare retta solo a te>> non nego che quando mi rivelò di non riuscire ancora a lasciarsi andare completamente per via dei suoi trascorsi e del mazzo che si era dovuta fare da sola per sopravvivere e probabilmente la colpa era anche mia, non lo so, ogni tipo di scenario iniziava a prendere vita nel mio cervello proiettandosi come un film dalla durata infinita.
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•Incomplete•
FanfictionSkylar è una ragazza madre abbandonata dai genitori, costretta a lasciare il suo paese natale si trasferisce in Italia, dove inizierà un nuovo capitolo della sua vita. Youngjo è un giovane ventiseienne che ha paura di amare e di innamorarsi. Cosa ac...