Capitolo 78 ‹‹ Dimmi solo perché ››

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Alan pov

Silenzio e tensione riempivano quella stanza, talmente tanto che si potevano tagliare con un coltello.

Youngjo se ne era andato da poco e l'ultima cosa che volevo era continuare ad assistere a quello spettacolino messo su da mia sorella, mi avvicinai strisciando la sedia sui pannelli in legno laccato del pavimento verso la scrivania; volevo spegnere la videocamera, volevo evitare di invadere ulteriormente la privacy di una donna a cui era appena stata spezzato il cuore, volevo in qualche modo lasciarle il suo spazio, rispettarla e non continuare a spiare.

Recitare la parte della persona di merda che sentivo di essere sempre stato praticamente fu sfiancante, in quanto non mi sentivo più tale, la mia coscienza mi stava dicendo che forse qualcosa in me stava cambiando ma che non potevo ancora renderlo palese, non finché tutta questa pagliacciata ideata solamente perché un uomo non era felice che la propria figlia, dopo essere stata messa sul lastrico, era riuscita a tirarsi su, a sopravvivere e ad imparare a vivere come una vera e propria donna indipendente. Non ce la facevo più a fingere di essere quel qualcuno che gli altri vedevano, se questa messa in scena fosse stata messa all'opera qualche anno fa, allora sì che sarei rimasto impassibile davanti a tutto questo e avrei goduto nel vedere altre persone spezzarsi, ma ora... ora non più.

Ora non riuscivo a sopportare l'idea di vedere Ariel separata dalla madre e non riuscivo a tollerare di aver contribuito alla fine di una meravigliosa storia d'amore, questo era l'aspetto che più odiavo e che non capivo: perché rovinare il legame instaurato tra due persone che si amavano palesemente? Proprio non lo capivo e non sarei rimasto ancora per molto zitto e immobile, non avrei più permesso a loro di rovinare ulteriormente la vita di Skylar; le dovevo almeno questo no? Io in primis le ho reso la vita un inferno, bene io l'avrei aiutata a riacquisire la felicità che si era creata negli anni.

Io l'avrei aiutata implicitamente a riemergere da quell'abisso tetro in cui era finita, sperando di non essere scoperto e di essere almeno creduto, anche se su quest'ultimo aspetto la vedevo dura: chi mai avrebbe creduto ad uno come me? Uno stronzo, figlio di papà, che vede le donne come bambole del sesso che può modellare e usare a proprio piacimento. Nessuno.

Ma io ci avrei provato lo stesso, dovevo fare qualcosa e forse quel momento ers molto più vicino di quanto pensassi.

Mia sorella, invece, non condivideva la mia stessa idea, lei era avida di questo, adorava vedere la gente soffrire, in particolar modo, coloro che lei odiava a morte e Skylar era una di queste.

Sembrava provare piacere nel dolore altrui, come uno di quei serial killer che comparano l'uccidere con il sesso; il piacere provato da essi nel privare un corpo della vita era pari al raggiungimento di un orgasmo.

Lei lo chiamava appagamento, io essere psicopatici.

E lei ai miei occhi era una psicopatica, una di quelle ossessionate da un amore lontano divenuto un ricordo e che avrebbe fatto di tutto pur di riaverlo per sé.

Per questo motivo quando mi stavo accingendo a disattivare il collegamento con la telecamera nascosta e allo stesso modo spegnere quei monitor brucia cornee Jiyeon mi guardò stranita.

<< Che fai?>> mi domandò l'attimo successivo.

<< Spengo tutto>> risposi con fare ovvio. Ero stufo di vedere solo dolore e sofferenza.

<< No, tu non spegni proprio niente>> si avvicinò prendendo posto sul suo sgabello rossa fluo, un vero e proprio pugno nell'occhio, se mi è permesso dire << voglio godermi lo spettacolino, voglio vedere come una figlia strappata via dal nido materno e un cuore ridotto in cenere siano devastanti. Voglio vedere con i miei occhi il dolore che io stessa provai quando Youngjo mi lasciò>> aggiunse scansandomi in malo modo.

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