Eliza era lì, di fronte a me con un'espressione ancora più confusa e disorientata della mia.
Fu proprio lei a muovere i passi nella mia direzione, essendo completamente statica, animata solo dal disorientamento e dalla paura che quelle affermazioni avevano scaturito in me.
<< Le invieremo una lettera con riportato data e luogo in cui dovrà recarsi insieme all'avvocato per l'udienza>> furono le ultime sillabe che le mie orecchie riuscirono a decifrare prima che iniziassero a fischiare silenziando tutti i rumori circostanti facendomeli percepire come suoni confusi e attutiti come quando ci si immergeva sott'acqua; la sensazione era la stessa.
Ero lì, in piedi di fianco alla porta della presidenza, le braccia incrociate al petto e lo sguardo vuoto e perso nell'immensità del vuoto. Gli occhi lucidi e arrossati, le labbra che non smettevano di stringersi l'una sopra l'altra, di essere addentate dai denti e strette così tanto da lasciarci sopra al margine inferiore l'impronta arcuata di essi che avrebbe preso a riempirsi di color cremisi e sgorgare da esse lungo tutto quel lembo di pelle, gocciolando anche sul mento dal quale avrebbe poi tinteggiato la stoffa degli abiti che avvolgevano la parte superiore del mio corpo.
Venni risvegliata da quello stato catatonico dalle braccia di Eliza che accorsero ad avvolgersi attorno alle mie spalle, temendo in una mia ricaduta, sospingendomi verso la sua figura.
<< Sky, Sky che sta succedendo?>> mi chiese più turbata e sconvolta di me, eppure lei è un'assistente sociale possibile che non sappia niente di tutta quella faccenda?
Le mie braccia lentamente e in modo meccanico si avvolsero attorno ai suoi fianchi e le lacrime presero a tagliarmi le guance bagnando anche il tessuto della camicia indossata dalla maggiore e i singhiozzi si fossero fatti più rumorosi e dolorosi.
<< Me la stanno portando via Eli, me la stanno portando via>> risposi in preda al panico più totale.
Venni allontanata di poco, solo per vedere l'espressione allarmata di colei che ha sempre fatto da baby-sitter alla mia bambina e che conosceva come le sue tasche, così come conoscesse me e tutti i miei segreti.
Tra me e lei non ci fu mai il bisogno di nasconderci le cose, ero poco più di una bambina quando la conobbi e una cosa su cui lei puntò, fin dal primo momento in cui i nostri sguardi si poggiarono sui visi altrui, fu la comunicazione. Parlavamo, discutevamo di qualsiasi cosa, dalla più effimera alla più delicata, alla più intima; il legame che si era instaurato nel corso degli anni era talmente profondo da volerla insieme a Kimberly nel momento in cui Ariel venne al mondo, volevo che fossero loro due le prime persone su cui i suoi occhietti si sarebbero poggiati e così fu: Kimberly entrò con me in sala parto, mi strinse forte la mano incitandomi a non arrendermi e di oltrepassare il dolore che stavo provando, poiché di lì a poche spinte avrei finalmente avuto tra le braccia la mia creaturina; Eliza invece mi raggiunse in camera e fu la prima a cui diedi in braccio mia figlia, quel piccolo fagotto di sole poche ore di vita.
E ora quella stessa ragazza, quella stessa donna era davanti ai miei occhi spaventata di quello che le sue orecchie udirono senza capire il loro significato.
<< Chi? Sky, chi ti sta portando via chi?>> mi chiese prendendomi le guance.
<< Ariel! ARIEL!>> urlai << mio padre vuole portarmi via Ariel, mi sta portando via la mia ragione di vita>> aggiunsi mentre sentivo le ginocchia cedere e la forza di gravita attirarmi verso il basso.
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•Incomplete•
Hayran KurguSkylar è una ragazza madre abbandonata dai genitori, costretta a lasciare il suo paese natale si trasferisce in Italia, dove inizierà un nuovo capitolo della sua vita. Youngjo è un giovane ventiseienne che ha paura di amare e di innamorarsi. Cosa ac...