Capitolo 57 ‹‹ Perché le cose belle finiscono? ››

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•{ Vi consiglio l'ascolto di questa canzone ( sperando che abbia senso con il capitolo)}•

Alan pov

<< TI È ANDATO DI VOLTA IL CERVELLO PER CASO?!>> il mio capo si chinò al suono delle urla incessanti dell'uomo di fronte a me, come l'omega si sottomette al suo alfa, Park Gieun era davvero un uomo da temere sotto ogni aspetto.

Da serio era in grado di esprimere con un solo sguardo disagio e soggezione, ma quando era nero come una bestia... quando nei suoi occhi neri l'unica emozione che vi si poteva leggere era la collera, lì sì che diventava pauroso; sembrava che potesse divorarti per intero esclusivamente con le parole e con i gesti, non osava mai metterti le mani addosso non poteva permettersi di sporcarsi le mani per una persona qualsiasi inferiore a lui, non era il suo compito.

Il suo compito era dare ordini e assicurarsi che le sue pedine di muovessero secondo lo schema di gioco da lui ideato, erano loro a dover fare il lavoro sporco, erano loro che si macchiavano la fedina penale immacolata con i reati che il loro capo gli faceva commettere così facendo il suo nome e quello della sua catena d'abbigliamento non sarebbero mai saltati fuori e lui poteva continuare ad essere l'uomo falso ed insulso che imparai a conoscere mantenendo la sua fedina penale intoccata.

<< Ti ho unito alla mia squadra non solo perché sei il figlio adottivo dei Jung, ma perché sei il mio biglietto vincente per strappare quell'infante dalla custodia di mia figlia che tu hai messo incinta facendo cadere la mia famiglia, il mio nome, la mia reputazione nel disonore!>> i suoi occhi, così come il suo viso e il resto del corpo, ardevano di rabbia; la pelle del volto era diventata era diventata dello stesso colore dei capelli del protagonista di Squid game nella scena conclusiva della serie. I denti stretti e digrignanti, lasciati scoperti dalle labbra arricciate e contratte dall'ira, le mani poggiate sulla superficie legnosa della scrivania del suo ufficio erano chiuse a pugno, le nocche erano talmente bianche che, se si fossero messe a confronto con un lenzuolo dello stesso colore ma dalla stoffa pregiata, si sarebbero mimetizzate alla perfezione.

Le braccia erano tese, i muscoli contratti così tanto che temevo potesse spezzare la stoffa della camicia di un delicato grigio tortora.

<< Il tuo compito era quello di spaventarla, di farle capire che noi sappiamo tutto di lei, perfino quante volte va in bagno o si fa scopare da quel Kim Youngjo del cazzo, non di strozzarla a morte!>> ringhiò sbattendo i pugni sulla scrivania.

Sentire parlare così dell'amore più grande di mia sorella mi fece ribollire il sangue nelle vene.

Nemmeno a me stava simpatico, ma era il ragazzo di mia sorella e io volevo vederla nuovamente felice.

<< Mi dispiace, mi dispiace OKAY!?>> sbraitai fregandomene del rispetto che dovevo portare per lui, una persona più grande di me e più importante di me << non so cosa mi sia successo, non era mia intenzione ferirla in quel modo! Volevo solo riferirle quello che lei era veramente ai miei occhi, tutto qua>> aggiunsi.

<< Dandole della puttana? Ragazzino, ti ricordo che è di mia figlia che stai parlando>>

<< Tsk, la figlia che hai tagliato fuori dalla tua vita>> gli rinfacciai sorridendo in modo divertito.

Lui rimase in silenzio, in compenso si allentò la cravatta e fece il giro del tavolo pieno zeppo di scartoffie con stampati nero su bianco tutti i bilanci riguardanti il mercato e le entrare ed uscite dei suoi negozi.

Si avvicinò ad un tavolino basso, rotondo in vetro di murano, posto di fianco alla poltrona tanto elegante quanto scomoda. Sopra di esso un piccolo assortimento di rum e liquori e lui da bravo buisness man qual era aveva afferrato una bottiglia quadrata dai decori squadrati contenente un liquido marrone e dall'alta percentuale alcolica, svitò il tappo e versò l'equivalente di due dita in un bicchiere basso e dalla forma squadrata.

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