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MIA'S POV
"Maryàm" lo sguardo di mia madre si illumina quando entro nella sua stanza, ogni giorno diventa sempre più magra. La stanza è molto angusta, ha le pareti bianche e altrettanto bianche sono le poche cose presenti.
Di fronte alla porta c'è il letto dove mia madre è sdraiata, accanto vi è la flebo e tutti monitor che controllano le sue funzioni vitali.
Qualche metro più in là, sulla destra, ci sono due sedie e un tavolo dove sono poggiati vari oggetti a caso.
Una specie di comodino si trova invece sul lato sinistro del letto, mia madre ci posa le cose essenziali come la bottiglietta d'acqua e il libro di turno che sta leggendo, per adesso sta divorando "orgoglio e pregiudizio".

"Ciao mamma, come stai?" Mi chiudo la porta alle spalle e mi avvicino al letto lasciandole una bacio sulla guancia.
"Bene, ora che ti vedo, Maryàm" la sua voce è flebile, sorrido quando la sento pronunciare il mio nome per intero, è l'unica persona che mi chiama così, ed io permetto solo a lei di usare il mio vero nome.
"Sono passata solo per un saluto, tra poco devo andare a scuola" prendo una delle due sedie e la avvicino al letto, poi mi accomodo.
"Come va con la scuola? Hai fatto nuove amicizie in questa settimana? Oltre i tuoi amici di New York?" Chiede a raffica.
"Diciamo di sì" mento, l'unico con cui ho stretto un po' è James, per il resto va tutto a rotoli, Amber mi tollera a malapena e la sua amica, Kate mi sembra,  non si è mai presa la briga di provare a conoscermi.

"Mi fa piacere" sorride felice, ricambio in modo forzato, non voglio darle nessun dispiacere, ha già troppe cose a cui pensare.
"So che tutto questo cambiamento è difficile per te" mi accarezza lentamente la mano.
"Ma no, va tutto bene, non preoccuparti" mantengo un tono di voce allegro cercando di sembrare convincente, anche se dentro mi sento cadere a pezzi.
"Domani è il tuo compleanno, hai organizzato qualcosa?" Cambia discorso.
"Non ancora" la mia voce si inclina leggermente, l'ultimo compleanno è stato un disastro e non ho intenzione di festeggiare questo.

"Ora vado, altrimenti faccio tardi" lei si rattrista leggermente ma sforza di rimanere allegra.
"Ti voglio bene cara" dice, sento gli occhi pungere ma mi trattengo.
"Anche io mamma" rispondo, poi esco dalla stanza e scappo fuori dall'ospedale.
Quando raggiungo l'uscita mi accascio al muro freddo e mi lascio andare in un pianto liberatorio.
Diventa ogni giorno più difficile ed io non ho nessuno con cui condividere almeno in parte i miei pensieri e il mio dolore.

Non che ad Aspen la situazione fosse migliore ma almeno Keira mi capiva, potevo sfogarmi con lei e sapevo di potermi fidare.
Poi tutto è andato a rotoli, continuo a dare la colpa all'alcool per quello che è successo ma so benissimo che non è così e da quando ho rivisto Luke ho capito che qualcosa è veramente cambiato in me solo che sono troppo testarda per ammetterlo a me stessa.

Mi asciugo gli occhi, attacco gli auricolari al mio telefono e faccio partire la mia playlist.
Poi mi avvio per la scuola che si trova a pochi isolati dall'ospedale.
Quando arrivo la scuola è quasi deserta, meglio così... penso tra me e me.
Entro in bagno e mi guardo allo specchio.
Il rosa dei miei capelli si è sbiadito visibilmente ma non ho nessuna intenzione di rifarlo. Mi prendo una ciocca tra le dita pensando a come starei con un taglio più corto o con un colore scuro.

Mi tocco le occhiaie che spengono il mio sguardo, estraggo dallo zaino la borsetta con i trucchi e metto un po' di correttore per cercare di coprire il viola e il rossore causato dal pianto di poco fa.
Più mi guardo in quello specchio e meno mi sembra di riconoscermi in quella che è la mia figura, non sono più la stessa persona di un anno fa...
La campanella suona, mi dirigo all'uscita del bagno ma la porta si apre mostrandomi l'ultima peronsa che avrei voluto vedere in questo momento.

"Ciao" mi saluta con un sorriso forzato.
Ricambio il saluto con un cenno della testa e un sorriso altrettanto finto.
Faccio per uscire ma poi ci ripenso e torno indietro verso di lei, che si sta specchiando dove poco prima ero io.
"Amber, possiamo parlare?" Lei distoglie lo sguardo dal suo riflesso e lo concentra su di me.
"Faccio tardi a lezione" dice tentando di allontanarsi da me.
"Aspetta" la blocco per un braccio.
"Non ho nessuna intenzione di intromettermi nella vostra relazione, non provo più niente per Niko"
in realtà non so neanche se provo più qualcosa verso i ragazzi in generale...

Per sempre tuo N.        ~IN REVISIONE~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora