𝟙.𝟜 - 𝔸𝕝 𝕞𝕒𝕥𝕥𝕚𝕟𝕠 𝕡𝕣𝕖𝕤𝕥𝕠

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revisionato
19/07/2023
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Era ancora buio. Non vedeva luce da giorni, stava quasi cominciando ad abituarsi. Di fronte a sé c'erano dei graffiti, che però non riuscì a decifrare. Il respiro era corto e l'aria stava diventando insopportabile. Indossava una semplice vestaglia bianca, per un attimo pensò di essere in ospedale. Ma no, gli ospedali non sono così cupi. Era sdraiata su un piccolo lettino, tra l'altro anche scomodo. Ma dove fosse, non ne aveva idea.

Guardò le sue gambe, poi le braccia. Era ricoperta di lividi: alcune macchie erano nere, altre viola e alcune addirittura rosse. Si chiese da quanto tempo li aveva e perché non guarissero.

Insomma, lei poteva guarire tranquillamente, allora perché erano ancora li? Ma soprattutto, perché li aveva? Aveva sbattuto da qualche parte? Non lo sapeva, non lo ricordava.

Provò ad alzarsi a sedere, ma la testa le girò vorticosamente e fu costretta a bloccarsi. Si appoggiò al muro, strizzando gli occhi e respirando faticosamente. Si sentì... Debole. Come se stesse per perdere quell'unico briciolo di forza che usava per alzarsi. Le salì il senso di vomito, anche se non aveva niente da vomitare. Lo stomaco era vuoto, perché non aveva mangiato?

Riaprì gli occhi di scatto per constatare se il giramento di testa era finito, ma invece era ancora lì ed era addirittura peggiorato.  Non vide nulla per qualche secondo, aveva la pressione bassa. Cosa si fa quando si ha la pressione bassa? Non lo sapeva. O forse, non lo ricordava.

Si sdraiò ancora, qualcosa le diceva che fosse l'unica soluzione in quel momento. Istintivamente si portò le gambe al petto, anche se in realtà non le sentiva gran ché. Forse stava morendo lentamente e non lo sapeva.

All'improvviso sentì un rumore, ma non ebbe la forza di voltarsi. Qualcuno si era avvicinato a lei, era un uomo. Zoe provò a chiedergli aiuto, dentro di sé urlò con tutta la forza che riuscì a trovare. Ma fuori... il nulla. Il silenzio, come se non avesse voce. L'uomo si posizionò accanto a lei e si abbassò, raggiungendo la sua altezza. La scrutò per un attimo, osservandola mentre cercava di riaprire gli occhi. Quando lo fece, Zoe, riuscì a vedere di nuovo in modo limpido e appoggiò di nuovo le gambe sul piccolo materasso. Non ebbe comunque il coraggio di voltarsi.

«Ti gira di nuovo la testa?» sussurrò l'uomo. La sua voce era calma e, per certi versi, sembrò pure dolce.

Di nuovo? si chiese Zoe, era successo altre volte?

Non rispose, non ne aveva la forza. Ma perché? Che diavolo stava succcedendo? Perché non sapeva dove si trovasse? Perché era in quello stato?

L'uomo le porse qualcosa. Erano due rettangoli marroni, che capì essere del cioccolato. Zoe lo riconobbe subito, ma non seppe se prenderlo effettivamente o no. «Hai bisogno di zuccheri, o non ti riprenderai per un po'.» la informò l'uomo, poi sogghignò. «Non che il cioccolato faccia miracoli, è ovvio. Però è buono. Mia madre me lo dava sempre quando stavo male. C'è chi dice che sia un richiamo ottimo per i bambini.»

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora