𝟟𝟛 - 𝕎𝕖 𝕝𝕠𝕤𝕥.

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Quando, nel 1940, Steve Rogers incentrò tutti i suoi obbiettivi per arruolarsi nell'esercito lo fece per un motivo ben preciso: proteggere la sua gente, la sua terra, i suoi cari

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Quando, nel 1940, Steve Rogers incentrò tutti i suoi obbiettivi per arruolarsi nell'esercito lo fece per un motivo ben preciso: proteggere la sua gente, la sua terra, i suoi cari.

Ma all'epoca, lui non aveva nessuno. Suo padre era morto ancor prima che potesse nascere e sua madre morì quando lui aveva ancora diciotto anni. Ancora, perché era impensabile che un ragazzo appena maggiorenne perdesse improvvisamente la madre. Era rimasto solo, ma il suo obbiettivo non era cambiato. Anzi, a dirla tutta, si era rafforzato. Entrare nell'esercito, per Steve, significava non solo dimostrare di essere in grado di difendere il proprio paese, ma anche avere parecchio coraggio.

Si, di coraggio ne aveva da vendere. Non si era fermato davanti a nulla pur di riuscire ad arruolarsi. Aveva ignorato i medici che gli dicevano che non avrebbe mai portuto entrare nell'esercito per via della sua asma, dei suoi difetti fisici. Era un ragazzino gracile, rachitico, secondo loro non avrebbe mai potuto reggere la dura vita dell'esercito. Ma a Steve non era mai importato nemmeno quando Bucky, il suo migliore amico, gli diceva di lasciar perdere. E non perché non lo ritenesse in grado, tra tutti Bucky era l'unico che credeva davvero in lui forse anche più di quanto Steve credesse in se stesso, ma perché voleva solo che lui stesse attento.

Steve non aveva mai chiesto scusa a Bucky per averlo fatto preoccupare spesso, a quei tempi. Aveva sempre detto che il suo migliore amico ci fosse sempre stato per lui, lo aveva salvato e difeso contro tutto e tutti, ma non gli aveva mai detto grazie abbastanza per tutte le volte in cui era stato Bucky a salvare Steve da tutti. Tutte quelle volte in cui Steve veniva picchiato, nei vicoli di Brooklyn, la maggior parte delle volte terminavano con l'intervento di Bucky. E anche quando lui era in servizio, immerso nella sua divisa da militare, non si dimenticava mai chi era prima di diventare un soldato. Prima di questo, Bucky Barnes era il migliore amico di Steve Rogers. E da tale, non lo aveva mai abbandonato.

Persino quando Steve riuscì ad arruolarsi il loro rapporto non era mai cambiato. Al contrario, avevano affrontato missioni pericolose e difficili insieme. L'uno al fianco dell'altro, a sostenersi a vicenda persino quando Steve era entrato nei panni di Captain America e aveva acquisito parecchia notorietà. Bucky era sempre stato uno sfacciato, a volte donnaiolo e sbruffone, ma non si era di certo storpiato il naso quando riconobbe l'importanza che venne data a Steve durante gli anni della seconda guerra mondiale. Anche in quel caso, lo aveva sostenuto.

Sapeva perfettamente che, proprio quel legame, non era mai sparito da parte di Bucky nemmeno quando l'Hydra lo aveva trasformato in un soldato assassino. Sapeva che, da qualche parte dentro di lui, avrebbe sempre trovato il suo migliore amico. Ed infatti, era stato proprio così. Si erano ritrovati, i due ragazzini di Brooklyn in qualche modo erano tornati, lontani dall'Hydra e dal suo controllo.

Ma non lontani dalla guerra.

Steve, una volta, lo aveva già detto: essere Captain America non lo aveva mai reso davvero l'eroe che tutti avevano sempre acclamato. Aveva dato una mano, certo, ma non era mai riuscito a salvare tutti. Essere quell'eroe agli occhi di tutti, non voleva dire esserlo per davvero. Tutte le sue azioni erano sempre state viste come se fossero finite sempre bene, ma non era vero.
Captain America, negli anni della guerra e oltre, di persone ne aveva perse parecchie. Aveva salvato tante vite proprio come non era riuscito a salvarne tante altre. Ecco perché odiava la propaganda, ecco perché a volte odiava essere il soldato d'America: la verità, un tempo, veniva nascosta in parte.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora