𝟙.𝟙𝟚 - 𝔽𝕚𝕕𝕒𝕣𝕤𝕚

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revisionato
26/07/2023
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Erano passati tre giorni da quando Ultron aveva attaccato gli Avengers

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Erano passati tre giorni da quando Ultron aveva attaccato gli Avengers. La tensione era innegabile e costantemente alta, nonostante loro stessi facevano finta di essere tranquilli. La verità era che con Ultron che aveva libero accesso a tutti i loro sistemi e molti dei loro file erano stati cancellati da quest'ultimo, era molto difficile rimanere calmi e tranquilli sopratutto perché non avevano la minima idea di cosa poteva essere capace. Stavano tutto il tempo sull'attenti, pronti a qualsiasi possibile mossa, con il televisore costantemente acceso pensando che avrebbero scoperto qualcosa anche dal notiziario. Eppure però sembrava che fosse tutto tranquillo o, per lo meno, nulla poteva riportare ad una possibile mossa di Ultron.

Anche quella mattina, Steve Rogers l'aveva passata in bianco ma scelse di uscire presto dalla sua stanza per la solita corsa mattutina. Se n'era rimasto a letto per qualche ora in più a riflettere sulla situazione, fin quando Tony non lo aveva mandato a chiamare per una riunione di squadra. Non sapeva esattamente che senso avesse riunirsi non avendo ancora nulla in mano, ma pensò che ogni momento fosse ormai buono per pensare o escogitare un nuovo piano per rintracciare Ultron.

Insomma, gli anni con lo S.H.I.E.L.D. e Nick Fury dovevano pur servire a qualcosa no?

Steve si alzò e raggiunse la mensa, con l'intento di prepararsi un caffè, prima di raggiungere la sala principale dove lo aspettavano. Controllò l'orario e vide che fossero ancora le otto del mattino ed alzò le sopracciglia constatando che quella mattina tutti si fossero buttati giù dal letto così presto. In effetti, per quanto dormire facesse bene, forse anche gli altri iniziavano a capire che dovevano darsi una mossa.

Anche lui doveva darsi una mossa, ma la caffettiera quella mattina decise di non collaborare. Steve iniziò a dargli qualche colpetto leggero, ma si arrestò sbuffando temendo di usare troppa forza e di rischiare di romperla. Si strofinò gli occhi con le dita, esausto già alle otto del mattino.

«Aspetta, faccio io.» si voltò di scatto verso dove aveva sentito quella vocina, ritrovandosi sotto il naso una chioma bionda. Lei agitò le dita verso la caffettiera, senza neppure toccarla, usando i suoi poteri e riprese a funzionare regolarmente. Poi si voltò di nuovo verso il Steve. «Non serviva prenderla a pugni.» sorrise, per poi dargli le spalle e allontanarsi verso il frigo.

Steve rimase fermo con le mani appoggiate al bancone, ai lati della caffettiera, e si soffermò sulla figura di Zoe per qualche secondo. Aveva i capelli sciolti, mossi e lunghi su tutta la schiena, indossava un semplice pantalone bianco e un top nero a manica lunga. Nella sua semplicità, Zoe riusciva sempre ad avere quel tocco perfetto nella sua figura. L'aveva vista in viso solo per pochi secondi, prima che lei si nascondesse dietro lo sportello del frigo, ma gli era bastato un semplice sorriso per far tornare a smuovere quella sensazione dentro di lui.

Dopo la mattina a New York erano rientrati alla base e nessuno, a parte Natasha, aveva sospettato che i due potessero essere stati insieme. Zoe lo aveva ringraziato, forse ancora un po' scossa per tutto quello che era successo, per averla ascoltata e per esserle stato accanto. Steve le aveva sorriso in risposta, ed a lei bastò. Poi l'aveva vista sparire dentro e da allora si erano parlati molto poco.

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