𝟞𝟛 - 𝕋𝕙𝕖 𝕗𝕖𝕞𝕚𝕟𝕚𝕟𝕖 𝕃𝕠𝕜𝕚.

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«Blue, se mi graffi la porta ti faccio esplodere!» urlò Zoe, spazientita, tenendosi l'asciugamano in testa con una mano e quella sul corpo con l'altra mano

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«Blue, se mi graffi la porta ti faccio esplodere!» urlò Zoe, spazientita, tenendosi l'asciugamano in testa con una mano e quella sul corpo con l'altra mano. All'ennesimo rumore, Zoe alzò gli occhi al cielo. «Oh, Dio. Ma sei sicuro di non essere un gatto? E' un bene per te che io non trovi niente sulla porta appena esco da quì!»

Zoe, rinchiusa in bagno da più o meno mezz'ora, constatò velocemente che non poteva nemmeno farsi una doccia in santa pace. Blue, dalla sua camera, non faceva altro che abbaiare da cinque minuti e a strofinare le unghie sulla porta, rendendo Zoe ogni secondo sempre più nervosa. A volte, quando Blue si annoiava, si divertiva a disturbarla nei modi che la innervosivano di più: abbaiare senza sosta, graffiare gli oggetti ed una volta le aveva anche distrutto un cuscino. Più che un gatto, quel cane a volte sembrava una vera e propria persona nata proprio per disturbare. Anche se, tra tutti, la persona che Blue si divertiva a disturbare di più era Tony.

Dopo l'ultima volta in cui Blue aveva dispettosamente fatto la pipì nel briefing di una missione destinata a Tony, ormai quattro mesi prima, di certo quell'occasione aveva avuto modo di ricrearsi.
Ogni settimana, tutte le volte che Zoe usciva per qualche ora da casa, Blue trovava sempre il modo per far arrabbiare Tony ma, allo stesso tempo, far divertire Zoe. Tony diceva che Blue si comportava in quel modo solo perché sentiva la mancanza di Zoe, ma lei sosteneva che lo faceva proprio perché si divertiva a far innervosire Tony. Quest'ultimo diceva sempre che fosse impossibile, che un cane non poteva essere così maligno, ma Zoe invece lo pensava eccome. Ed ogni volta, ammetteva che lui aveva preso il suo amore per i dispetti proprio da lei.

Guardandosi allo specchio, Zoe si lasciò scappare una risatina al ricordo di tutte le volte in cui Tony le urlava contro per colpa di Blue, ma l'ennesimo tonfo alla porta la fece sospirare. Recuperò velocemente i vestiti lasciati sul mobiletto accanto al lavabo, un pantaloncino nero ed un top viola, e li indossò velocemente imprecando un paio di volte quando l'asciugamano, che teneva ancora in testa per avvolgere i capelli bagnati, minacciava di scivolare via il più delle volte.

Maggio era, solitamente, quel mese che aprive le porte al caldo e all'estate. Ma quel giorno, nonostante le temperature non fossero proprio basse, c'era ancora un po' di fresco che incombava New York. Negli ultimi tempi New York aveva completamente sbarellato le temperature, non avevano nemmeno il tempo di sentire un po' di caldo che subito dopo arrivava il freddo da un giorno all'altro. La stessa cosa, a volte, succedeva anche al contrario. Zoe non aveva nemmeno più idea di che cosa dover indossare, non sapeva se indossare vestiti leggeri o più pesanti, se indossare le maniche corte o se vestirsi a strati. Odiava Maggio, ma sapeva di non essere l'unica ad odiarlo.

Un altro rumore alla porta.

«Blue, porca puttana!» urlò ancora, accompagnata da un suono lamentoso, gettando la testa all'indietro.

Zoe si diede un ultima occhiata veloce allo specchio, passò velocemente le mani sui vestiti per stendere di più il tessuto e si avviò verso la porta.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora