𝟙.𝟙 - ℝ𝕚𝕥𝕠𝕣𝕟𝕠 𝕒 𝕔𝕒𝕤𝕒

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revisionato
18/07/2023
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Per chi non ci è effettivamente nato, sono in poche le persone che si abituano al caos e alla vita movimentata di New York

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Per chi non ci è effettivamente nato, sono in poche le persone che si abituano al caos e alla vita movimentata di New York. Forse neanche chi è nato in questa città riuscirà mai ad abituarsi. Insomma, dover correre continuamente e lottare per sopravvivere nella folla non è proprio il massimo.

Come cavolo fanno i New Yorkesi a non impazzire? pensò.

Lei era abituata alla calma. Alle città piccole e sicure. Non che negli ultimi anni fosse stata in una città diversa ogni giorno, ma in quelle poche in cui era riuscita ad andare cercava sempre di rifugiarsi nell'angolo più tranquillo possibile dove nessuno potesse disturbarla. Tranne le serate in cui decideva di lasciarsi un po' più andare in qualche night club trovato per caso. Lì riusciva a trovare un po' di spensieratezza, riusciva a non pensare. Cosa che, in un luogo calmo e silenzioso, non poteva fare.

New York era come uno di quei night club. Caotica, senza sosta, rumorosa. Ma bellissima, quello era innegabile. Anche se lei aveva sempre amato Parigi o, in alternativa, Roma.

Era un caso che, le sue città preferite, erano le mete più romantiche che potessero esistere?

Sta di fatto che amava New York, ma odiava il traffico. Aveva vissuto gran parte della sua vita lì, quindi sapeva quanto fosse faticoso. Fare il confronto con altre città, però, era inevitabile. Lo faceva da quando era andata via. Ogni posto in cui andava, puntualmente, lo paragonava a New York. Sapeva perfettamente che quella non era la città migliore del mondo, sapeva che ce n'erano di più belle.

Eppure era ritornata lì, a New York.

Si guardò intorno. Times Square era gremita di gente che camminava: c'era chi passeggiava, chi correva per andare al lavoro, chi correva e basta, chi camminava parlando al telefono e urtava per sbaglio la gente. Negli ultimi cinque minuti, Zoe aveva sbattuto con almeno sette persone. Qualcuno si scusava, altri no. Lei però li mandava puntualmente tutti a fanculo.

Ecco un'altra categoria di persone: i maleducati, ma quelli sapeva che non li avrebbe trovati solo a New York.

Si fermò nel primo bar che le capitò davanti ed entrò. Si avvicinò al bancone, dove un ragazzo di più o meno venticinque anni le sorrise dietro al bancone.

«Ciao!» gli disse, avvicinandosi a lei. «Cosa ti preparo?»
Sorrise di rimando e chiese il suo preferito: caffè latte con caffè caldo e latte freddo. Il ragazzo al bancone la guardò immobile per un attimo, poi inclinò la testa. «Coraggiosa. Non lo chiede mai nessuno».

«Forse a New York non tutti sanno farlo come si deve.» rispose facendo spallucce e alzando le sopracciglia.
Lui rise, scuotendo la testa e allontanandosi per preparare quel che gli era stato richiesto.

Zoe rimase di nuovo da sola, con il gomito appoggiato sul balcone e osservò i civili seduti nei tavoli. C'era un gran trambusto di voci di ogni tipo mescolate tra loro. Donne d'affari impegnate al telefono, bambini che sghignazzavano, coppie perse nei loro argomenti, amici che facevano colazione e chiaccheravano dietro un croissant... Insomma, voci di ogni tipo.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora