𝟙.𝟙𝟘 - ℝ𝕚𝕧𝕖𝕝𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕚

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23/07/2023
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«Ho la netta sensazione che tu metta continuamente in dubbio le mie capacità alla guida, Rogers

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«Ho la netta sensazione che tu metta continuamente in dubbio le mie capacità alla guida, Rogers.»

Il piano iniziale di Zoe era: partire dall'Avengers Tower nelle prime ore del mattino in modo tale da poter prendere una delle tante auto di Tony, arrivare a destinazione, far quello che doveva fare e ritornare in tempo a casa sperando che nessuno di accorgesse della sua assenza. Piano studiato velocemente nel cuore della notte, quando aveva finito di leggere anche l'ultima pagina del fascicolo e leggermente alterato quando Steve Rogers si era brillantemente intromesso nella questione.

Non solo adesso erano in due a non doversi fare scoprire dal resto della squadra, ma avevano anche cominciato a discutere su come raggiungere il posto. Lui si era detto completamente in disaccordo sul rubare - Zoe in realtà preferiva il termine "prendere in prestito - un auto di Tony. Le aveva ribadito che sarebbe stato più facile per lui rendersi conto della loro assenza, mentre Zoe insisteva dicendo che Tony avesse talmente tante auto che neanche si sarebbe accorto dell'assenza di una. Lei sospettava, più che altro, che Steve non volesse fare un ulteriore torto a Tony.

E sospettava anche che lui non si fidasse di lasciarla alla guida.

Proprio per questo se ne stava qualche metro più distante da lui, guardandolo, con le mani poggiate sui fianchi mentre Steve, in sella sulla sua moto, insisteva affinchè lei lo assecondasse. Non è che non si fidasse di saperla alla guida, semplicemente non voleva rischiare più di quanto stessero già facendo.

«E poi, ricordo male io o quando eravamo in Sokovia l'avevi scaraventata contro un carro armato? No, non ricordo male, l'avevi proprio distrutta!» continuò Zoe, ricordandosi perfettamente quel momento.

Steve alzò gli occhi al cielo mettendo in moto. «Ti avevo detto che l'avrei fatta riparare e l'ho fatto.»

«Ma come hai fatto a farla riparare così velocemente? È tempisticamente impossibile riparare danni di quel genere in meno di due giorni!» constatò con fermezza.

Lui alzò le spalle. «Essere Captain America, un Avenger e amico di Tony Stark ha i suoi vantaggi.» Zoe roteò gli occhi, lasciandosi scappare una flebile risata prima che Steve continuasse: «Allora, sali o rimaniamo qui tutto il giorno?»

Proprio come due giorni prima, Zoe si avvicinò e montò in sella dietro Steve. Anche in quell'occasione fu costretta a tenersi con le mani poggiate sulla vita del Capitano. Consapevole che nessuno dei due avesse un casco - Steve utilizzava, solitamente, l'elmetto della sua uniforme - si preoccupò a proteggere entrambi con la sua energia. Lui sussultò quando notò l'aura verde che lei aveva creato attorno a loro, ma non disse nulla e si accertò che lei si stesse tenendo. Le sue mani su di lui per un attimo lo fecero rimanere immobile, ma scosse la testa e si decise a partire.

Durante il viaggio nessuno dei due parlò, se non che lei ogni tanto gli chiedeva di accelerare. Il carcere in cui Strucker era stato rinchiuso non era difficile da raggiungere e nemmeno troppo distante. Fortunatamente era ancora a New York, anche se la NATO aveva preso in considerazione l'idea di chiuderlo in qualche altra struttura più nascosta, ma più sicura, in un carcere di massima sicurezza. Fino ad allora, Strucker avrebbe scontato la sua pena in una cella in città. Zoe si era sentita, in un certo senso, fortunata per questo. Il suo obbiettivo sarebbe stato difficile raggiungerlo se lui fosse stato in qualche altro paese nel mondo.

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