CAPITOLO 1

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Sofia pov

Ci sono giorni in cui vorrei urlare, ma so che nessuno mi starebbe a sentire.

È stata una serata delle tante. Una serata delle mie, di quelle che precedono notti in cui faccio a pugni con i pensieri.

Fuori piove e ho lasciato le tende aperte per farmi cullare dallo scroscio della pioggia. Cerco invano di addormentarmi, cambio posizione non so quante volte, eppure il sonno non vuole liberarmi da questo strazio.

Sono la capo cheerleader della mia scuola. Questo significa che devo darci dentro più di tutti gli altri, e gli allenamenti di oggi sono stati intensi. Non c'è un solo muscolo del mio corpo che non sia indolenzito, ma neanche questo concilia il sonno.

Sarà mezzanotte e la casa è immersa nel silenzio più assoluto. Stasera ficcarmi due dita in gola è stato doloroso. Quando non lo faccio subito dopo i pasti, vomitare è complicato.

Sento la gola bruciare ancora per lo sforzo e mi metto seduta per bere un po' d'acqua.

Mi accorgo che ha appena smesso di piovere. Il cielo ora è sgombro da ogni nuvola, e riesco a vedere la luna alta: è piena e, se lascio correre l'immaginazione, mi sembra abbia lo sguardo dolce di una madre che osserva i suoi figli.

Quello sguardo che non ho mai visto nella mia.

Il telefonino sulla scrivania comincia a vibrare. Mi alzo. È un messaggio di Vale e per un attimo considero di ignorarlo.

"Skype?" mi chiede.

Mia sorella frequenta l'Università di Parigi. Ha due anni più di me e sta studiando per diventare medico come mio padre.

Non che abbia avuto molta scelta...

Con il tempo sembra che il sogno del grande cardiochirurgo Stefano Kerper si sia trasformato in una sua ambizione, ma non so se è davvero così. Crescendo, è diventato difficile decifrare i nostri desideri e abbiamo accettato che i nostri genitori ci confezionassero la vita.

Un'altra vibrazione, l'ennesimo messaggio.

Sbuffo.

Vorrei solo chiudere gli occhi e abbandonarmi a un sonno finalmente tranquillo, ma Vale non mi lascerà in pace finché non si sarà assicurata che sto bene, quindi accendo il pc e attendo che parta la videochiamata.

Mentre osservo il suo volto sorridente sul monitor, avverto una stretta al cuore.

Mia sorella mi manca tantissimo e, anche se è passato un anno da quando se n'è andata, non mi sono ancora rassegnata alla sua assenza.

«Ehi! Ti ho svegliata?»

«A dire il vero non riuscivo a dormire, ma non è tardi anche per te?»

«È venerdì. Per la vita del campus, no. Avevo voglia di sentirti.»

«Questa è una frase troppo sentimentale persino per me che sono la romanticona di famiglia. Che succede?»

La vedo farsi seria.

«Niente. Ho solo saputo che mamma e papà sono di nuovo fuori. Sei sola in casa e la cosa non mi piace.»

Linda... Deve aver sentito la nostra governante.

Cerco di minimizzare.

«Nel caso te ne fossi dimenticata, sono un'adulta, sorellona. So badare a me stessa.»

Ma lei non ci casca.

«Senti tesoro, non devi fingere con me. Hanno già cominciato a fare pressioni?»

A quelle parole sento le lacrime offuscarmi la vista e cerco di ricacciarle indietro.

Anche il mio destino sembra già scritto.

Io, che non sopporto neppure la vista del sangue, diventerò medico.

È tragicamente esilarante, ma compiacere nostro padre è diventato a tal punto imperativo che i nostri sogni si sono rintanati in una parte nascosta di noi e abbiamo smesso di cercarli.

«Sofi, lo so come ti senti, okay?»

«Certo che lo sai. Eri qui fino a un anno fa.»

«Ma io avevo te. Tu chi hai?»

È il mio ultimo anno di scuola.

Dovrei fare domanda per essere ammessa al suo stesso college, ma continuo a prendere tempo, nella speranza di trovare il coraggio per dire a mio padre che non voglio. Che il mio sogno è un altro. La UCLA sarebbe perfetta, ma quando gliel'ho accennato, si è consumata una mini tragedia.

«Torni a casa?» le chiedo perché ho l'urgenza di rivederla e anche per sfuggire a questo discorso.

Non voglio che si preoccupi per me.

L'ultima volta che è stata qui le mie continue fughe in bagno l'hanno insospettita e un giorno l'ho trovata ad aspettarmi fuori dalla porta. Aveva origliato e io le ho mentito, accusando un'indigestione. Ha finto di credermi, ma da allora mi sta addosso.

«Torno presto, una volta che avrò finito con i due esami che sto preparando.»

Poi Vale sospira sconfitta, perché come al solito non le dirò un bel niente.

«Va' pure a dormire, Sofi. Ti chiamo domani.»

Le faccio un sorriso che non coinvolge gli occhi, e chiudo il pc.

Vado alla finestra. L'aria si è rinfrescata e mi stringo le braccia attorno al corpo. La luce dei lampioni illumina la pioggia fitta che ha ripreso a cadere.

Il mio sguardo si perde fra le ombre del giardino. Rivedo me stessa, da bambina, a rincorrere farfalle su quello stesso prato. Il ricordo si sovrappone alla mia immagine riflessa contro il vetro. Un tempo ero felice. Il mondo lì fuori era grande, ma non mi faceva paura, anzi. Poi sono cresciuta e la realtà mi si è stretta intorno.

Ora vedo solo l'impalcatura che ho costruito, perché è ciò che la mia famiglia pretende da me: la capo cheerleader bionda, fidanzata con il figo della scuola, un fisico da urlo, la studentessa perfetta che tutti ammirano. Un'apparenza che mi soffoca ogni giorno di più e dalla quale non riesco a liberarmi.

Odio ciò che vedo.

Odio mia madre e la sua ossessione per la linea.

Odio mio padre che vede chi non sono.

Odio i giorni in cui vorrei urlare anche se nessuno mi starebbe a sentire.

Odio non poter essere la diciassettenne che vorrei.

Mi chiedo quando tutto è cambiato, o se c'è mai stato un momento in cui avrei potuto essere normale.

Qualche volta si ha bisogno di un bacio, un abbraccio, una carezza. Io non ho mai ricevuto niente di tutto ciò e con il tempo ho dato alla mia famiglia il potere di ferirmi.

Chiudo le tende, lasciando fuori il mondo che ho sognato per me. Mi rimetto a letto, abbraccio la mia solitudine e soffoco un grido contro il cuscino.



SPAZIO AUTRICE!!!!!!!
CIAO A TUTTI, RITORNO CON UNA STORIA SEMPRE SU CHARLES LECLERC, PERÒ SARÀ IN UNA VESTE DIVERSA.. UN RAGAZZO CON GROSSE PROBLEMATICHE CHE PERDERÀ LA TESTA PER UNA RAGAZZA PARTICOLARE.
SPERO VI PIACERÀ, METTETE TANTISSIME STELLINE

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora