CAPITOLO 22

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Capitolo 22

Charles pov

A volte la persona che ami di più è quella che vorresti odiare.

È il giorno della festa a Montecarlo e non so come comportarmi. Fra poco siederò alla stessa tavola di una famiglia di cui dovrei sentirmi membro, ma mi ritrovo a festeggiarlo con delle persone che comunque mi sono estranee.

Lo so che dovrebbe contare qualcosa il fatto che vogliano darmi il loro cognome, eppure per me non è cambiato niente.

Io. Non. Apparterrò. Mai. A. Nessuno.

Dodici famiglie mi hanno tenuto con loro per un po', e nessuna mi ha amato al punto da farmi restare, anzi. Qualcuna mi ha rovinato per sempre.

Non potrò mai chiamare qualcun altro mamma e papà e sapere di essere
ascoltato.

È sempre stato terribile rivolgermi ai miei genitori. Evitavo di farlo perché li
indispettiva.

«Mamma? Papà?»

Sui loro volti scorgevo il disprezzo.

«Che cazzo c'è, Char?»

«Puoi chiudere quella cazzo di bocca, Char?»

«Togliti dai piedi, Char!»

Così, mentre indosso i miei soliti jeans sdruciti e una maglia nera, l'unica
persona che vorrei qui con me è Andrea.

Per fortuna c'è Sofia. Se non ci fosse lei sarebbe tutto più difficile e adesso,
finalmente, posso tirare un po' il fiato perché mi accetto di più. E accetto com'è la mia vita ora. Vedo un futuro e ho degli obiettivi. Uno dei quali è quello di farla ridere più spesso e di impedirle di farsi del male o di sentirsi sola.

Basta fare lo stronzo. Devo smetterla di sconvolgere la sua vita. Gliel'ho promesso la notte sul tetto, dopo che le ho aperto il mio cuore, e manterrò la parola. Non ho preteso nessuna risposta, perché non sono nella posizione di pretendere nulla. La mia Honey ha già i suoi casini da gestire e ho intenzione di aiutarla a farlo. Discretamente. In silenzio. Affinché duri questa cosa che si è creata fra noi. Non importa se non riusciamo a darle un nome, per il momento me la farò bastare.

Entro nel bagno della mia camera. Mi metto davanti allo specchio e osservo il
mio viso. Somiglio a mia madre in maniera impressionante. Ho gli stessi occhi, solo che i suoi erano vacui e arresi, i miei invece urlano rivalsa e ne sono orgoglioso.

Sistemo il mio ciuffo ribelle, ma non ho voglia di impiastricciarmi i capelli
col gel, quindi li lascio liberi di ricadermi sugli occhi e sbuffo. «Fanculo!»

Esco dalla mia camera, ma nel corridoio mi blocco.

La porta di Sofia è aperta, ma la stanza è vuota.

Il suo profumo aleggia ancora nell'aria.

Deve essere uscita da poco.

Sento delle voci che non riconosco provenire dal salotto e mi irrigidisco.

Abbiamo ospiti.

Merda! Non so se posso gestire altra gente.

Avrei bisogno di vederla. Lei calmerebbe la mia inquietudine, ma Sofia è già di sotto, quindi faccio una cosa sciocca: entro in camera sua e vado alla ricerca del suo profumo, quello che ha il potere di placarmi.

Trovo la boccetta sulla sua scrivania. La porto al naso, aspirando forte. Il profumo di Sofia è discreto e dolce come lei. Non copre il suo odore. Ti avvolge e ti fa venire voglia di sniffarlo come un tossico.

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora