CAPITOLO 91

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Charles pov

A volte vivere a colori significa accettare anche il bianco e il nero.

Procedo a tentativi, cercando la porta che dà sul tetto. Non devo correre,è opportuno restare calmo altrimenti qualcuno si insospettirà, ma è difficile quando l'unica cosa che voglio è assecondare il mio bisogno di vendetta.

Affissa sulla parete di un corridoio c'è una planimetria dell'ospedale. Capisco da che parte andare e mi dirigo a destra, dove individuo una porta con un maniglione antipanico.

Conto i miei passi, cerco di dare un ritmo rilassato ai miei piedi -specie quando incontro un gruppo di infermiere - ma il mio cuore è indiavolato e la mente è un vespaio impazzito.

Andrea è dietro di me, mi segue ciecamente. Tuttavia, quando cominciamo a salire le scale, prova a farmi ragionare un'ultima volta.

«Ne sei sicuro?»

«Più della mia stessa vita» gli confermo.

«Sei disarmato, Char. Se lui avesse un'arma?»

«Vedremo.»

Sono talmente accecato dall'ira che non ho considerato questa ipotesi, eppure dovrei. Giovanni è un bastardo pronto a tutto. Ma che importa ormai? Voglio che paghi per quello che ha fatto. Voglio che paghi per aver coinvolto la mia Honey nel suo sporco gioco. Voglio che paghi per avere anche solo pensato di poterla toccare.

La marmitta di un'auto scoppietta giù in strada, l'odore del traffico cittadino mi arriva pungente alle narici. Siamo sul tetto, è quasi l'alba, e mi guardo intorno alla ricerca del bastardo.

«Vieni fuori!» urlo. «Fatti vedere, vigliacco!»

Sbuca da dietro un muretto. Mi stava aspettando. La sua andatura zoppicante lo farebbe apparire inoffensivo a chiunque, ma so che non ècosì. Ha una pistola fra le mani e la cosa stranamente mi fa sorridere.

«Stavolta sei venuto armato» lo provoco. «Non ti bastano più le tue luride mani per minacciarmi?»

«Ti sei fatto grande e grosso. Ho solo preso delle precauzioni.»

Il suo sguardo scatta su Andre e fischia di approvazione. «Bene bene. Il piccolo Andrea.»

Il mio amico stringe i pugni e il suo sguardo si fa duro. In questo momento sta facendo i conti con lo schifo che Giovanni riesce a rievocare.

«Sai, ho pensato molto a te, in questi anni. Forse non avrei dovuto risparmiarti. Avrei potuto avere entrambi.»

«Sei uno schifoso» sibila Andrea.

«Sì, lo sono.» Ride e si rigira la pistola fra le mani. «Ma Charles mi era entrato sottopelle e avrei fatto di tutto perché mi amasse. La sua unica richiesta era di lasciarti stare.»

Un sudore freddo mi attraversa la schiena e chiudo gli occhi per un secondo, cercando di calmarmi. Ha un'arma, noi no, e se gliene daremo motivo sono sicuro che la userà. Una porta si apre e con orrore mi rendo conto che qualcun altro è salito fin quassù. Sento dei passi concitati e il sangue mi si ghiaccia nella vene, poi mi muovo in quella direzione, come se potessi scongiurare la reazione di Spector.

«Sta' fermo, Charles!» mi intima infatti.

Sul viso di Andrea c'è il mio stesso timore di veder comparire qualcuno dei nostri amici.

«Charles.» Luca mi sta venendo incontro, sollevato. «Grazie a dio sei qui. Quella ragazza mi ha detto che »

Poi si accorge dell'uomo che lo sta tenendo sotto tiro e si blocca. «Così è lui la feccia che ti ha messo le mani addosso.»

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora