CAPITOLO 83

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Sofia pov

Il dolore più grande che una persona può provare è quello di incolparsi
per tutto il male subito.

Rivedere i miei genitori è stato traumatico come credevo. Soprattutto
perché l'unica persona che mi avrebbe fatto piacere incontrare, Linda, la
mia mamita, si è presa una settimana di ferie per tornare in Messico dai
suoi cari.

Sono andata a correre, stamattina. Fare il giro dell'isolato mi è mancato. Da quando sono all'università faccio sempre meno attività fisica e, appena rientro in casa, ovviamente ho il fiatone.

Grazie, ciambelle, pizza e take away cinese. Grazie, voglia di mangiare
ritrovata.

E sorrido perché devo ringraziarla davvero, nonostante qualche chilo
a cui adesso nemmeno bado più.

La porta d'ingresso cigola ancora, come parecchi mesi fa. Sul grande tavolo dell'ingresso ci sono le riviste a cui mia madre è abbonata: il manuale di giardinaggio, i magazine sugli eventi della città e quelli di moda per restare aggiornata sulle tendenze del momento.

Il rumore dei tacchi alti di Tiziana Middleton Kerper echeggia da
qualche parte al piano di sopra. Si starà preparando per andare a uno dei rinomati club a cui è tesserata, sfoggerà il suo cognome, i suoi abiti griffati e uno dei nuovi gioielli con cui papà la vizia, ma prima faremo colazione come una famigliola felice.

Vado nella mia camera, mi faccio una doccia veloce e mi preparo per scendere di sotto, pronta ad affrontare le domande dei miei amabili genitori.

Probabilmente non avrò neppure il tempo di finire la mia tazza di caffè che partirà l'interrogatorio per stabilire se io e mia sorella non abbiamo perso di vista i nostri obiettivi. La sola idea di stare a sentire le solite prediche di mio padre e il tono accusatorio di mia madre mi innervosisce. Per fortuna, avere accanto Vale in questo momento mi rincuora, anche se stiamo per affrontare una degna simulazione
dell'Apocalisse per via del fagiolino che sta crescendo dentro di lei.

Quando incrocio il suo sguardo, appena faccio il mio ingresso in cucina, so che anche per mia sorella il fatto che io sia qui è molto importante.

Mentre mi siedo al tavolo apparecchiato alla perfezione, guardo mia madre, così rigida dentro il suo elegante tailleur beige-nude e mi chiedo se siamo davvero sue figlie.

Se osservo anche mio padre, che in questo momento sta espletando il
consueto rito di lettura del suo quotidiano, non riesco davvero a capire a chi appartengano i nostri geni.

«Secondo te siamo state adottate?» bisbiglio a Vale, intanto che mia madre porta in tavola una brocca di succo d'arancia.

«Piantala!» ridacchia lei.

«Allora » Finalmente il dottor Kerper mette da parte il giornale e ci degna della sua preziosa attenzione. «Come stanno procedendo gli esami?»

«Cominci tu?» mi esorta Vale, e la assecondo solo perché immagino che
per lei, al momento, gli esami siano l'ultimo dei pensieri.

«Bene. Devo prepararne un altro al mio rientro e sto seguendo un corso di Letteratura grazie al quale acquisterò qualche credito.»

«E per il resto?»

Vale si schiarisce la voce. È la prima volta che mio padre si interessa al resto. È un cavolo di evento e mi torna in mente la telefonata con mia madre.

Hanno un informatore e quindi è possibile che sappiano che Vale ha lasciato il campus da due settimane. A giudicare da come mio padre la guarda, direi che la mia ipotesi è plausibile.

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora