CAPITOLO 43

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Capitolo 43

Charles pov

Perché l'amore può essere perfetto, anche quando conserva la sua folle sregolatezza.

Cosa impedisce a un cuore di rompersi in mille pezzi?

Dimenticare.

È quello che sto cercando di fare, eppure so che il dolore continuerà lo stesso a tornare a intermittenza e il mio cuore resterà lesionato per sempre.

Rimanere fermo, davanti ad Sofia e alle sue lacrime, è stato un fottuto atto di coraggio, ma per me non è arrivata nessuna clemenza né ne ho riservata a lei; volevo riaprire le sue ferite come ho lasciato sanguinare le mie, così l'ho fatto.

Non si tratta più nemmeno di Lando, almeno non solo, e del resto non le ho mai dato veramente la colpa dell'incidente.

Si tratta di noi.

Si è sempre e solo trattato di come Sofia ci ha annientati, volendomi e allontanandomi, abbandonandosi a me e smettendo di credere in noi l'attimo dopo.

Voleva che le stessi accanto, oltrepassando quei muri che lei aveva eretto con tanta costanza, ma come potevo, quando tanti di quei muri erano stati costruiti per tenere fuori dalla sua vita proprio me?

Non posso starle vicino neanche adesso, malgrado la desideri come un pazzo e abbia bisogno di scoprirle le braccia per vedere se si taglia ancora; spiarla mentre consuma i suoi pasti, per poi accertarmi che non corra in bagno a ficcarsi due dita in gola.

Avrei voluto chiederle se quella terapia l'ha mai iniziata e se adesso è serena, ma la rabbia ha parlato per me.

La pioggia m'impedisce di tenere gli occhi aperti, tuttavia la seguo, togliendomi l'acqua dalla faccia e tenendomi a debita distanza finché non la vedo entrare in un edificio. Solo dopo torno indietro, ma non mi dirigo verso la biblioteca. Perso nei miei pensieri cammino invece verso il mio dormitorio.

Entro in casa, Andrea è a quella stupida riunione della confraternita, quindi sono solo. Mi tolgo il giubbotto, poi entro in bagno e comincio a sbarazzarmi dei vestiti fradici. Afferro un asciugamano e me lo lego in vita. Ho bisogno di una doccia, ma prima devo avvisare Giada che non ho voglia di uscire. Il mio umore è nero e mi sto comportando da stronzo, merita almeno una spiegazione.

Afferro il cellulare e digito veloce un messaggio.

"Scusami, ma non è serata. Sono tornato a casa. È un problema se rimandiamo?"

"Posso fare qualcosa?" è la sua risposta immediata.

Rifletto un attimo e la mia frustrazione prende il sopravvento sulla ragione o quel che ne rimane, dopo aver visto Sofia. Il mio cervello è andato completamente in cortocircuito, e al momento ho il comportamento di un folle.

"Potresti venire qui..."

"È quello che volevo sentirmi dire..."

Mi offro di andare a prenderla, se mi dà il tempo di darmi una sistemata, ma rifiuta. Quindi le do le coordinate per arrivare da me e mi fiondo nella doccia.

Dopo essermi asciugato, mi metto dei pantaloncini da basket e una canotta nera, appena in tempo prima che bussino alla porta.

«Ciao» l'accolgo mentre spalanco l'uscio.

La attiro a me e la bacio come un affamato, facendola appoggiare alla parete.

Seppellisco l'immagine di Sofia in un angolo della mia mente che chiudo a chiave. 'Fanculo! Ho Giada adesso: arrendevole, pronta. E stasera sono determinato a fare sesso per sciogliere un po' della collera che mi atrofizza stomaco e cuore.

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora