CAPITOLO 56

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Capitolo 56

Sofia pov

Una parte di me ti appartiene da adesso. Il resto era tuo prima ancora
che lo capissi.

Il suo umore è cambiato. L'ho visto parlare al telefono e la sua espressione la dice lunga su come si sente adesso: è preoccupato.

Quando si avvicina, infila il telefono nella tasca del giubbotto. Ha gli
occhi bassi e la fronte corrucciata. Le labbra strette come se stesse
rimuginando su qualcosa.

«Ehi!» richiamo la sua attenzione. «Va tutto bene?»

Mi osserva senza vedermi davvero.

Fissa un punto dietro di me e il suo sguardo mi manca come mi mancherebbe il fiato sott'acqua durante
una lunga immersione.

«Sì» mi risponde. «Credo.»

Sembra stanco, la sua risposta sa tanto di bugia.

«Si tratta di Andrea?» indago.

«No.»

«Dei Davis?»

Scuote la testa.

C'è una sola persona che, a giudicare dal rapporto che ho visto, potrebbe impensierirlo, ed è Giada. Ma come una sciocca fatico a chiederglielo per paura di avere la conferma di quanto lei sia importante per lui.

«Ho capito » cerco di chiudere l'argomento, ma Char infierisce.

«Si tratta di Giada.»

Ghiaccio nelle vene. Letale.

S'impossessa lento di me da capo a piedi gelandomi il cuore.

Questo sguardo angosciato, l'atteggiamento protettivo! Il linguaggio
del corpo mi dice chiaramente che vorrebbe andare via per essere con lei.

Un anno fa non c'era un'altra storia da vivere, nessun'altra da raccontare a parte la nostra. Purtroppo, però, non possiamo dare per scontato che ciò che proviamo debba sentirlo anche chi amiamo. Non basta amare per essere amati. Bisogna combattere con il tempo e contro il modo in cui questo cambia i rapporti.

Acqua sul fuoco. Forse l'una vince sull'altro.

È quello che sta accadendo a noi?

Per la prima volta mi sento morire sul serio.

Sulla manica del mio giubbotto c'è una piccola cerniera di metallo. Mi affido a quella. Con le dita la spingo contro la carne, ma non fa male abbastanza e la sensazione di perdita non se ne va.

Allora la sfrego, su e giù, finché Charles fa scivolare i suoi occhi sul mio gesto e mi vergogno come una ladra.

Mi giro di scatto, non riesco più a sostenere il suo sguardo. «Merda!»

«Sofia!»

«Che idiota» mormoro, mentre lo spettacolo delle fontane si conclude.

«Sofia» mi chiama ancora, stavolta mi è vicino.

Il suo fiato caldo sull'orecchio, il suo profumo ad avvolgermi i sensi e
il suo corpo a pochi centimetri dal mio.

«Devi richiamarla?» Ostento una tranquillità che non provo, eppure
sono decisa a non essergli d'intralcio.

Se è così preoccupato deve essere per forza accaduto qualcosa.

«Dovrei, sì.»

«Bene, okay, quindi è successo qualcosa. Devi tornare da lei?»

«Ancora: sì. Dovrei.»

Deglutisco e mi faccio forza. Prendo il telefonino e comincio a cercare su Google un volo per..

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora