CAPITOLO 74

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Charles

Il passato non è morto, ragazzino.

«Devo darmi una ripulita» le dico.

Puzzo da morire, ho bisogno di una doccia.

C'è un bel sole e Sofia sembra goderselo. Lancio un'occhiata a destra e poi a sinistra, gli spalti non sono deserti. Molti vengono qui a guardare gli allenamenti degli atleti o a leggere, quindi posso stare un po' più tranquillo.

La riapparizione di Giovanni nella mia vita è uno spauracchio che mi sussurra all'orecchio in continuazione. Sto diventando paranoico.

Percepisco la sua presenza ovunque.

Anche poco fa, mentre ero in pista, ho sentito un brivido freddo corrermi lungo la schiena e l'ho cercato intorno a me come un ossesso, poi ho visto lei e il battito del mio cuore ha trovato pace.

«Ho delle dispense da studiare» mi indica la sua borsa. «Ne approfitterò mentre ti fai bello per me.»

Mi sorride e il cielo plumbeo che sembra volermi inghiottire si rischiara.

«Faccio in fretta. Tu aspettami qui.»

«Non vado da nessuna parte, Char.»

È seria, e so che con questa frase vuole dirmi qualcosa di più.

Mi allontano lentamente e cammino all'indietro, incapace di staccare gli occhi dai suoi e da questo attimo di serenità che mi sta regalando.

Penso a quanto bello potrebbe essere il nostro futuro se la vita smettesse di prendermi a calci. E a come il ragazzo che sono potrebbe essere diverso, se solo potessi riscrivere il mio passato.

Urto con la gamba uno dei sedili rossi, così mi decido a darle le spalle e corro verso gli spogliatoi.

Gli altri hanno quasi finito. Sono rimasti in pochi, e quando mi vedono arrivare mi lanciano un'occhiata veloce, ma anche adesso nessuno mi parla.

Non li biasimo. Prima sono stato intrattabile. Mi conoscono già da un po' e mi hanno lasciato perdere non appena hanno visto che ero pronto a mordere chiunque mi rivolgesse la parola.

Ora sto meglio e mi sento in colpa. Così tento di smorzare la tensione che la mia ostilità ha creato nell'amicizia con i miei colleghi.

«Mi avete lasciato un po' d'acqua calda, spero!»

Sainz è il primo a fissarmi. «Forse no, coglione.» Ma sta sorridendo. «Che ne dite, ragazzi?» continua coinvolgendo gli altri. «Se la merita una doccia calda il nostro simpaticissimo amico?»

Qualche secondo dopo mi ritrovo caricato di peso e ficcato vestito sotto un getto gelido. Sono ghiacciato, ma almeno è tornato il sereno.

Quando sono soddisfatti di vedermi tremare, mi lasciano fare la doccia che volevo.

Mentre mi godo il getto dell'acqua calda, mi ritrovo a pensare a Sofia, alla sua pelle magnifica e ai suoi capelli biondo miele che sono diventati la mia ossessione fin da subito l'idea che potrei perdere tutto mi scuote il corpo come una scarica elettrica.

Aggrotto la fronte ripensando a un modo per scovare Giovanni e metterlo a tacere definitivamente, ma non ne trovo di leciti e ho troppo da perdere per sporcarmi le mani e rischiare di finire i miei giorni in carcere.

«Ciao, Leclerc, a domani» mi salutano i miei colleghi uno dopo l'altro distogliendomi dai pensieri neri, finché il silenzio riempie lo spogliatoio e rimango solo con lo scroscio provocato dalla doccia.

Non so per quanto tempo rimango sotto l'acqua. So che devo fare in fretta, l'ho promesso a Sofia, ma è difficile abbandonare la bolla di pace che finalmente mi ha avvolto. Poi il rumore di un armadietto che si chiude mi fa voltare la testa di scatto.

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora