CAPITOLO 42

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Capitolo 42

Sofia pov

Se fingi sorrisi, nessuno saprà mai quello che provi davvero.

Immergersi nei libri di Psicologia clinica non è l'ideale quando nel tuo corpo riecheggiano i postumi di una bella sbornia, ma è quello che devo fare se voglio passare questo esame.

Visto che sono tanti i testi che devo consultare, ho deciso che il luogo migliore per poter avere tutto a portata di mano è la biblioteca universitaria, così chiedo a Mrs Nelson, una graziosa donnina sui sessant'anni, come posso trovare alcuni libri.

Dopo aver dato una controllata al PC, mi indica dove posso recuperare l'ultimo libro che sto cercando. Risulta catalogato in una sezione in alto e perciò bisognerà prenderlo con la scala.

«Sai che facciamo? Va' a sederti. Ci penso io.»

«Oh grazie, ma non deve!»

Mi lancia un'occhiata ironica. Sono già carica come un mulo ed è evidente che ho bisogno di una mano.

«Intanto comincio con questi, allora», col mento accenno ai quattro tomi che reggo fra le braccia e che pesano un accidenti, e le sorrido.

«Grazie davvero.»

«Di niente. Vado a prenderti quello che ti serve e te lo porto fra un attimo» mi risponde affabile.

Mi siedo in fondo all'ala est, a uno dei grandi tavoli in cui sono posti degli abat-jour.

Ogni ala di questo posto si differenzia dall'altra per il colore dei suoi paralumi. Il colore della mia è il verde.

Respiro a pieni polmoni e inspiro un forte odore di carta e legno, poi apro il primo libro, recupero il block notes e una penna dalla borsa, e comincio a studiare.

A un certo punto qualcuno mi tocca la spalla.

È la ragazza di ieri sera e in mano regge il libro che Mrs Nelson si era offerta di portarmi.

«Ciao» esordisco. «Quello è per me?»

«Sì» mi sorride. «Scusa se ti ho fatto attendere, ma non lo trovavo. È uno dei titoli più vecchi che abbiamo.»

Oggi porta degli occhiali dalla montatura nera che le stanno d'incanto, ma ancora non capisco il senso delle sue parole.

«Come, scusa? L'hai cercato tu?»

«Lavoro qui. Sofia, giusto?»

«Sì» mormoro. «Giada, se non ricordo male.»

La ragazza di Char.

«Allora» indica i libri sparsi sul tavolo. «Stai preparando un esame?»

Bisbiglia per non disturbare gli altri, anche se la biblioteca è semivuota. Il che mi ricorda che ho circa un'ora prima che chiuda. Oggi ho fatto proprio tardi, forse è meglio che porti questi libri al dormitorio.

«Ehm sì» cerco di essere cordiale, ma la gelosia scredita ogni buon proposito di cordialità.
«Psicologia clinica » spiego.

La vedo annuire, siamo entrambe in imbarazzo e mi domando se questa ragazza sappia qualcosa di me, se Char le abbia detto di noi e se il fatto che me la sia ritrovata fra i piedi due volte in quarantotto ore sia solo un caso.

«Be', dall'aspetto che hanno quei libri, deve essere un esame difficile.»

«È uno dei più facili, a dire il vero» la gelo.

Sembra che questa tipa voglia fare conversazione e che voglia fare amicizia e che quindi il suo tono sia amichevole, fin troppo e la cosa mi snerva.

«Oh!» esclama a disagio.

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora