CAPITOLO 73

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Sofia pov

Ci sono dolori che la mente nasconde finché non si ricorda perché fanno
così male.

Arrivo in fondo al viale sentendomi addosso i suoi occhi. Mi giro e guardo verso la sua finestra.

Come avevo immaginato Char è lì, dietro le tende scostate. Perfino da qui riesco a vedere il pugno che stringe il tessuto, come se si stesse trattenendo dal raggiungermi. Si limita a guardarmi, come se volesse assorbire la mia presenza senza perdersi un attimo.

Lo fa sempre e di solito i suoi occhi mi provocano un brivido caldo capace di calmarmi o accendermi, ma questa volta no. Questa volta mi trascinano in un baratro di inquietudine.

Non ho mai visto Char così.

Eppure, mentre svolto l'angolo per andare a una lezione che non ho
assolutamente voglia di seguire, penso che c'è ancora troppo che non conosco di lui. Forse per proteggermi, mi ha raccontato solo frammenti del suo passato così oscuro.

Quelle cose terribili che ha vissuto gli hanno eretto intorno una prigione di ricordi che ora lo intrappola.

Ho paura che Charles possa perdere il controllo.

E se volesse uccidere quell'uomo?

Non so se ne sarebbe capace, e questo non fa che esasperare il mio senso di inadeguatezza.

Non so come aiutarlo. Non ho i mezzi e non ho idea di come tenere in piedi il ragazzo che amo.

Ci sono dolori che la mente nasconde finché non si ricorda perché fanno così male. Esistono e basta, li si maschera per non vedere quanto siano brutti, ma nonostante ciò alcuni appaiono lo stesso orribili e inestirpabili.

Ho la testa piena di pensieri e non presto attenzione a dove metto i piedi, così mi ritrovo a sbattere contro qualcuno. La mia tracolla finisce per terra e anche i libri della persona che ho travolto.

«Oh mio dio, scusa!» mi affretto a dire. «Ero distratta.» Mi chino a raccogliere i libri e, quando mi accorgo che non ricevo nessun tipo di risposta, alzo lo sguardo e trovo Giada.

«Ciao» mi saluta gelida.

Le porgo i libri e raccolgo la mia borsa.

Adesso che ce l'ho di fronte vorrei tanto farle qualche domanda e scoprire qualcosa, ma non so fin dove posso spingermi per aiutare Char.

Al diavolo! Devo smetterla con i miei dubbi. Mi serve la chiave per poter aprire uno spiraglio e, anche se mi costa ammetterlo, in questo momento Giada è l'unica che possa procurarmela.

«Ciao» rispondo, senza distogliere gli occhi dai suoi. Stringe i suoi libri al petto come se potessero farle da scudo, e questo mi fa capire che teme una mia reazione.

«Giada.» Le sfioro la mano, è fredda. «Ho bisogno di parlarti. Hai un minuto?»

«S-sì credo.»

«Va tutto bene, voglio solo capire» cerco di rassicurarla.

Se è vero quello che ha raccontato a Charles, anche lei è una vittima, e il fatto che si guardi intorno con timore me lo dimostra.

«Non qui, però. Vediamoci alla caffetteria» e si allontana a testa bassa.

È chiaro che ha paura, sembra un animale braccato da un predatore.

E quel che è peggio è che quel predatore è suo padre, Giovanni Spector.

La seguo, si sta dirigendo alla caffetteria vicina ai paddock e non è una buona idea. Charles potrebbe vederci e a quel punto dovrei spiegargli perché mi trovo qui con lei, ma Giada non sembra intenzionata a cambiare i suoi piani, ed è lontana da me di molti metri perché riesca a fermarla e chiederle di andare altrove.

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora