CAPITOLO 48

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Capitolo 48

Sofia pov

La vita gioca a carte con il cuore e bluffa sempre.

Char mi sta tenendo ferma contro una parete e ansima il suo desiderio al
mio orecchio. Era quello che volevo: vederlo di nuovo in balia del nostro
amore, di me. Arreso e finalmente libero da ciò che ci ha separato, ma
questo non è il mio Char. Non è il ragazzo che si prendeva cura di me.

Non è l'uomo che intravedevo oltre i suoi problemi, oltre i ricordi del suo passato turbolento. Tuttavia, sono pronta a prendere ciò che è disposto a darmi, anche se questo significa avere a che fare con una versione artefatta di lui.

L'aria di sufficienza e l'arroganza con le quali mi sta trattando dovrebbero farmi scappare via, ma mi ritrovo a elemosinare come una mendicante ogni briciola.

«Non voglio promesse, se non sei disposto a farne.»

«Credevo che l'avessi già capito, Sofia.»

Non "Honey" né "piccola". Solo il mio nome, sputato fuori dai denti come se fosse disgustoso.

Resto ferma, la sua bocca cala di nuovo rabbiosa sulla mia. La barba di qualche giorno mi graffia le labbra. I suoi denti mordono con impeto.

«Lei. Non chiamarla "piccola"» lo rimprovero.

Quanto male mi ha fatto quella volta che l'ho sentito rivolgersi così a Giada!

Cerco di rallentare la sua corsa a prendere di me quanto più possibile.

Gli metto una mano sul petto, ma non per allontanarlo. Gli sto solo dicendo: "Va' piano. Sono tua, come un tempo, però amami". Ma il mio gesto fomenta quella collera che sta bruciando come un maledetto falò.

«Nessuna promessa, Sofia. Nessuna cazzo di pretesa.»

«Perché?»

«Perché ti tagli ancora. Perché hai così tanti buchi neri, che non capisci quando ci tiri dentro gli altri.»

«Non è così» quasi urlo. «E continui a darmi tutta la colpa di quello che è successo e non è giusto, Char.»

«Cosa cazz » Sembra sgomento. «Tu credi che io dia a te tutta la colpa
dell'incidente?»

Non annuisco nemmeno. È chiaro che l'ho ferito.

«Mi sono messo in croce l'attimo dopo aver saputo della morte di Lando, Sofia. E non ho odiato te, dannazione! Ma ho detestato me stesso e la persona che diventavo insieme a te.»

«Oh, Char!»

«Ho odiato la tua famiglia, Nino, il nostro rapporto morboso, Sofia. Ma mai te. Mai te» sussurra. «Odiavo solo noi. Chi eravamo insieme.»

La sua lingua, ogni affondo nella mia bocca, è una punizione. I suoi gemiti sono di piacere, ma è come se nel contempo stesse soffrendo.

Mi arrendo.

Se questo è l'unico modo che ho per avvicinarmi a lui, lo prenderò facendomi usare. Perché è questo che Char sta facendo: vuole punirsi.

Riportare a galla il bello per seppellirlo con il marcio. Vuole consumarci ancora, come in quei giorni che abbiamo passato ad amarci pur non
potendo.

Il ricordo è doloroso al pari di quello che stiamo vivendo adesso e, mentre il suo corpo spinge contro il mio, lacrime silenziose cominciano a rigarmi le guance. L'intonaco scrostato di questo muro graffia la mia schiena e un sibilo di dolore fuoriesce dalle mie labbra.

Char non si ferma, perché sa che sto accogliendo la sofferenza come una benedizione.

«È questo che vuoi?»

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora