CAPITOLO 20

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Capitolo 20

Charles pov

Nella sua vita non c'è più spazio per i miei errori.

Non mi feriscono le sue parole, né quello che lasciano intendere. A spiazzarmi è il suo tono. È lo stesso che usa con i suoi genitori quando si costringe a non provare più niente, e non posso permetterlo.

«Sei una codarda.»

Ogni volta che si sente sopraffatta dagli eventi, sente il bisogno di tagliarsi o
vomitare. E non lo sopporto.

Voglio che si incazzi, piuttosto. E mi picchi.

Che mi urli in faccia che merda sono e ribadisca la distanza che c'è adesso fra noi: enorme e profonda.

Siamo l'uno di fronte all'altra, ma sulle sponde opposte di un burrone.

Nessuno dei due può saltarlo.

Vedo che stringe i pugni, poi ne alza uno, lo scioglie e mi punta un dito contro il petto. Dentro di me sorrido.

Ecco la mia ragazza!

«Sei uno stronzo e un essere insensibile, Charles Leclerc! Usi il dolore che hai subito per ferire gli altri e non capisci quanto questo possa essere crudele. Tu non sai niente di me. Niente.»

«Oh, ma io non voglio sapere niente di te. Niente» la scimmiotto per provocarla.

Le lacrime non le avevo preventivate e, quando vedo la prima scivolarle sulla
guancia, una sensazione di disagio mi stringe il petto.

«Mi fai schifo!» grida.

Serro i pugni e scaccio via il pentimento.

La cosa giusta è che lei mi odi.

«È quello che voglio.»

Sofia mi fissa sconcertata. Sta provando disgusto e va bene, così sorrido per
deriderla ancora.

«Mi è piaciuto, sai?»

La osservo sussultare.

«Avresti dovuto vedere le loro facce quando gli ho raccontato che cosa
avevamo fatto dentro quello spogliatoio.»

«Sei un bastardo!» Urla. Le lacrime ormai fuori controllo. La rabbia a deformarle il volto. «Hai distrutto la mia relazione con Nino e non sei nemmeno pentito.»

Oh, al diavolo ogni buon proposito!

«E tu?» chiedo facendo due passi verso di lei.

Le punto addosso il mio sguardo, carico di frustrazione. «Tu ti sei pentita,
Sofia? O sogni come sarebbe stato se nessuno ci avesse interrotto?»

Non parla, abbassa lo sguardo e si asciuga una lacrima, nervosa.

«Te lo dico io che cosa sarebbe successo» continuo, e nel frattempo col mio corpo la faccio arretrare fino alla parete. «Ti avrei toccata e baciata fino a farti impazzire. Avrei scoperto il tuo segreto. Perché tu mi vuoi, Sofia. Tu. Vuoi. Me.»

«No!»

«No? Dimmi di andarmene allora.»

«Vattene!» Ma si sta aggrappando a me.

«Scusa, va bene?» Stavolta a urlare sono io.

L'unica cosa che vorrei è starle vicino tanto da assorbirla. Prendere ciò che le provoca dolore e farlo semplicemente sparire, ma sono disperato e sto combinando un casino dietro l'altro.

«Sei uno stronzo» singhiozza.

«Insegnami a non esserlo, Sofia. Insegnami com'è vivere da persone normali. Impariamolo insieme.»

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora